Diario di bordo
Valter Vecellio. Eluana: finalmente ora è libera. Ma la lotta continua
11 Febbraio 2009
 

È libera, Eluana, finalmente. Ovunque sia, ora non è più prigioniera di un corpo, in un corpo, che non era più il suo, che non le apparteneva, contro la sua volontà, contro la sua convinzione, in una situazione che rifiutava. Hanno cercato e fatto di tutto perché la tortura, sua e della sua famiglia, continuasse. Il partito del dolore e della sofferenza ad oltranza, sempre e comunque, anche quando non c’è più speranza e non si vuole più, ha cercato fino all’ultimo di tenerla prigioniera di quel corpo diventato a lei estraneo, nemico. Con protervia, hanno infangato, infamato, falsificato. Hanno scagliato – continuano a farlo – accuse tremende, hanno parlato, parlano, di omicidio, esecuzione, delitto. Hanno massacrato, linciato il padre di Eluana: la malvagità ha raggiunto livelli inauditi, insopportabili; hanno mobilitato legioni di suore e di sedicenti amici con le loro “rivelazioni”, “premonizioni”, “visioni”…E diranno, già dicono, che noi siamo gli assassini, i nazisti, i boia; che Eluana è stata uccisa, la sua morte provocata, accelerata. Nei prossimi giorni imbastiranno “gialli”, insinueranno sospetti, muoveranno accuse…

 

Politici senza valori e per cui conta solo la convenienza, hanno fatto, fanno, strame del diritto e della norma; si ergono ad arbitri e giudici di quello che è vita, di come si deve morire; vogliono stabilire quello che dobbiamo e possiamo fare, al di là e al di sopra della nostra volontà. Il Vaticano e questo centro-destra, che giorno dopo giorno si rivela infinitamente peggiore di un pur pessimo centro-sinistra, ci vogliono espropriare di un diritto costituzionalmente garantito: quello di poter decidere, secondo la nostra scienza e coscienza, di non essere sottoposti ad accanimento terapeutico, se non lo vogliamo; di poter rifiutare le cure, se non lo vogliamo; e di poter decidere se e quando rifiutare una vita che non ci sembra più degna di essere vissuta. Dobbiamo pur dirlo: in questi giorni il presidente della Repubblica, anche lui sottoposto a un volgare linciaggio: non sono solo le dichiarazioni del presidente dei senatori del PdL, quelle sono solo le più brutali. Il presidente della Repubblica in questa occasione è stato un punto di riferimento importante, ha saputo tener fermi valori e principi. Per questo, per quello che vale: grazie, Presidente Napolitano.

 

Ce li ricorderemo, ce li dobbiamo e ce li vogliamo ricordare, gli autori di questo moderno “Martello delle streghe”, questi legittimi e degni eredi del cardinale Bellarmino; ce li ricorderemo i loro volti, le loro parole, i loro anatemi. Arroganti, prepotenti oltre che potenti non sono riusciti a tenere ancora prigioniera e a martirizzare Eluana; ma continueranno, hanno detto, dicono, chiaramente quello che vogliono fare, faranno – per quanto è in loro potere – quello che hanno detto. Per questo, più che mai, sarà necessario non perdersi d’animo, far uso e ricorso a tutta la nostra fantasia e pragmatismo, intelligenza e capacità, per sconfiggere i loro piani, i loro scopi e obiettivi. Dovremo rilanciare la sfida, alzare il tiro: testamento biologico, autentico, che rispetti la nostra volontà, e non solo: eutanasia, come chiedevano Luca Coscioni e Piergiorgio Welby, che hanno letteralmente dato corpo alla loro e nostra lotta. Perché la volontà della persona, sempre e comunque, anche quando è doloroso e contrasta il nostro desiderio, la nostra volontà, è il punto fondamentale che non può e non deve essere messo in discussione e che dobbiamo difendere e tutelare. Parlano, a sproposito, di “diritto alla vita”. Appunto. Diritto, non dovere. Diritto di ognuno di noi, e che ognuno di noi liberamente deve poter esercitare, come vuole, come crede, come sa.

 

Una nota a margine: Eluana moriva; in Senato in suo nome una maggioranza non solo di centro-destra, in modo protervo e violento, si accingeva a varare una norma anticostituzionale, violenta e prevaricatrice, profittando della non informazione e della non conoscenza dell’opinione pubblica. I palinsesti delle televisioni pubbliche e private, imperterrite, hanno proseguito con la loro programmazione fatta di “Grandi Fratelli” e di “pacchi”. Certo: cosa volete che valgano i temi della vita e della morte rispetto a consistenti, sostanziosi contratti pubblicitari? “The show must go on”, si dice. Non è vero. Ci sono momenti in cui lo “spettacolo” si deve fermare. Ci sono momenti in cui si dovrebbe rinunciare al contratto pubblicitario. C’è chi pensa, evidentemente, che questo paese non sappia, neppure per un giorno, una serata, rinunciare alla sua quota di “Grande fratello” e di pacco. Non siamo come loro credono e pensano. Anche questa è una questione che non va lasciata passare.

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 10 febbraio 2009)


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