Lisistrata
Miscellanea per un discorso da comunisti/e
25 Gennaio 2009
 

Tra le cose che mi colpiscono, c'è la marmorea "oggettività" dei maschi quando parlano di stupro, eppure li riguarda. Ma no, rispondono in coro, noi non siamo stupratori! nemmeno io sono prostituta, ma la prostituzione mi concerne, mi obbliga a riflettere, a prendere posizione. Da anni chiedo che le amministrazioni locali prendano contatto con i loro comitati, per riconoscerle e discutere con loro una gestione non invasiva disturbante fastidiosa del loro lavoro. E adesso sento che un consigliere regionale ligure del Pdl protesta perchè la Sindaca di Genova “legittima” la prostituzione trattando con il loro Comitato per i diritti civili e con ciò riconosce le lucciole! ma come si permette di essere tanto ignorante? la prostituzione in Italia non è un reato e quindi non ha bisogno di essere legittimata, è già legittima e lo è soprattutto per una lotta delle donne. Dal tempo della senatrice Merlin che si batté vittoriosamente contro la vergognosa ipocrisia delle case chiuse dalle quali lo stato ricavava persino tasse, sfruttando lo sfruttamento delle prostitute rinchiuse nei casini. E il Comitato per i diritti civili delle prostitute, del quale faccio parte fin dalla fondazione, si è sempre battuto per il riconoscimento dei diritti e il governo o l'autogoverno della prostituzione. A Mestre hanno concordato di poter esercitare in una zona non affollata della città (davanti a un grande supermercato di notte), a Firenze il Comitato ha concordato che un pulmino segua le vicende delle prostitute durante la notte e intervenga chiamato col cellulare, se qualche cliente vuole rapporti non protetti mettendo a rischio la salute delle prostitute e della popolazione in generale, o se è violento e pretende un rapporto a forza o prestazioni non gradite, rendendosi così colpevole di violenza sessuale. Nessuna donna può parlare di prostituzione come se la cosa non la riguardasse, anche chi non ci ha mai avuto a che fare personalmente.

 

Come mai gli uomini possono fare come se non sapessero nulla di stupro e di sessualità violenta, che è così diffusa tra loro? se gli uomini che cercano prestazioni sessuali a pagamento sono 8 milioni, non sarà una questione marginale! E allora? perché in tutti questi anni non c'è stato verso di agganciare un dibattito? come mai si sottraggono, non solo per la prostituzione ma anche per la violenza sessuale? Dicono “balordi” ai criminali di questo tipo, parlano di raptus, cercano di appioppare la colpa ai migranti, dicono che gli stupri sono diminuiti: sarà, ma sono aumentati gli assassinii di donne per mano di ex mariti amanti fidanzati ecc., i quali al grido “non posso vivere senza di lei!” la uccidono, e poi con chi vivono?

 

Avrei una spiegazione: i comportamenti che riguardano un uso violento e non governato della sessualità maschile vengono considerati normali, naturali, mai reati e gli uomini fin da bambini non sono indotti ad esaminarli, in materia non esiste educazione, per le bambine l'educazione è solo repressiva e servile, sicché quando vi si sottraggono tendono a imitare i maschi e vanno dritte al bullismo, dando il via a un'altra di quelle forme dette “emancipazione imitativa” o “da scimmiette”, che è il massimo di subalternità alla cultura patriarcale.

 

Allora deduco così: dal patriarcato gli uomini ricavano anche tristezza svantaggi miseria morale difficoltà; l'inquinamento, la solitudine sociale, l'infelicità dei rapporti pieni di paura, malattie guerre crisi ecc. colpiscono anche loro che hanno il potere. Ma l'essere patriarchi porta comunque vantaggi (ad esempio e per l'appunto il potere) vantaggi iniziali e diffusi a priori, e ciò li rende incapaci di vincere le conseguenze anche brutte che conseguono. È un classico ragionamento marxiano, che Marx applicò alla borghesia: la borghesia non vive bene; se ci sono grandi contraddizioni nella società borghese, non è che la borghesia non le avverta: tuttavia i vantaggi che ricava dalla sua posizione dominante sono tali che non è indotta a lottare contro l'assetto di cui gode il potere. Per questo non può essere attrice della sua liberazione.

 

Non penso che si possa tenere un parallelismo perfetto tra borghesia e patriarcato: tuttavia spesso sono simili e allora il discorso sull'alienazione, sul non vedere nemmeno le cause della propria infelicità, vale: credo che invece sia possibile un discorso di verità tra i generi e che ci si possa anche scambiare una qualche ricetta di reciproca liberazione, e cercar di capire quanta felicità serenità innocenza gioia divertimento potrebbe venire da relazioni liberate dalla paura violenza potere sfruttamento. Non vi pare? e non sarebbe discorso da comunisti/e?

 

Lidia Menapace


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