Oblň cubano
Yoani Sánchez. Noi, il popolo
22 Gennaio 2009
 

Dal blog Generación Y

20 gennaio 2009

 

 

Nosotros, el Pueblo

Soy post-moderna y descreída: los discursos me provocan sueño y un líder subido a la tribuna resulta -para mí- el colmo del tedio. Asocio los micrófonos con los llamados a la intransigencia y la elogiada oratoria de algunos, siempre me ha parecido puros gritos para ensordecer al “enemigo”. En los actos públicos lograba escabullirme y prefiero el zumbido de una mosca antes que escuchar las promesas de un político. He tenido que oír tantas arengas -muchas de ellas al parecer interminables- que no soy el público indicado para aguantar una nueva perorata.

Para mí, la voz que emerge de los estrados ha traído más intolerancia que concordia, una porción mayor de crispación que de llamados a la armonía. Salidos de las tribunas, he visto vaticinios de invasiones que nunca llegaron, planes económicos que tampoco se cumplieron y hasta expresiones tan discriminatorias como “¡Que se vaya la escoria, que se vaya!” De ahí que esté tan confundida con la alocución serena que ha pronunciado hoy Barack Obama, con su manera de hilvanar argumentos e invocar a la concordia.

Me ha parecido al leerlo -no tengo una parabólica ilegal para ver la tele- que toda una retórica ha quedado condenada al siglo XX. Hemos empezado a decir adiós a esa convulsionada elocuencia, que ya no nos conmueve. Solo espero que seamos “Nosotros, el Pueblo”* quienes escribamos a partir de ahora los discursos.

 

Yoani Sánchez

 

* Tomado de la traducción del discurso de Barack Obama publicada en el diario español El País.

 

 

Noi, il popolo

Sono post-moderna e incredula: i discorsi mi provocano sonnolenza e un leader che sale sul podio risulta - per me - il massimo della noia. Associo i microfoni con le chiamate all’intransigenza e la lodata eloquenza di alcuni, mi ha sempre fatto l’effetto di un semplice gridare per stordire il “nemico”. Nelle azioni pubbliche riuscivo a svignarmela e preferisco il ronzio di una mosca prima di udire le promesse di un politico. Ho dovuto ascoltare tanti discorsi - molti di essi davvero interminabili - che non sono il pubblico più indicato per sostenere una nuova tiritera.

Per me, la voce che si eleva dai palchi ha portato più intolleranza che concordia, una porzione maggiore di esasperazione piuttosto che inviti all’armonia. Ho visto scaturire dai podi previsioni di invasioni che non si sono mai verificate, piani economici mai compiuti e persino espressioni discriminatorie come “Che se ne vadano le scorie, che se ne vadano!”. Per questo motivo sono rimasta piuttosto disorientata dal discorso sereno pronunciato oggi da Barack Obama, con il suo modo di imbastire argomenti e appellarsi alla concordia.

Mentre lo leggevo - non possiedo un’antenna parabolica illegale per vedere la televisione - mi è sembrato che tutta una retorica sia stata condannata al secolo XX. Abbiamo cominciato a dire addio a certa agitata eloquenza, che adesso non ci commuove. Spero soltanto che a partire da questo momento saremo «Noi, il Popolo»* a scrivere i discorsi.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

* Ripreso dalla traduzione del discorso di Barack Obama pubblicata sul quotidiano spagnolo El País.


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