Obiettivo educazione
Paolo Brondi: Emozioni e apprendimento
22 Gennaio 2009
 

È evidente l'associazione dei processi cognitivi ed emotivi e l'importanza delle emozioni in attività come la memoria, l'attenzione, il pensiero. Ogni apprendimento è marcato emotivamente: è spiacevole o gradevole in base alle precedenti esperienze e alla valutazione del contesto attuale. La scuola non può restare indifferente di fronte a quest’esigenza. Lo squilibrio della intelligenza emotiva, o la rispettiva ignoranza, porta ragazzi e adolescenti a tutta una serie di rischi: depressioni, violenza, disturbi alimentari, droga, ecc.

Nei casi meno gravi, ma pur sempre da evitare, ci sono tutta una serie di problemi emozionali quali: solitudine, umore depressivo, rabbia, nervosismo, impulsività, aggressività, problemi più o meno gravi di comprensione dei contenuti di insegnamento.

 

Nella pratica, l'insegnante ha un ruolo primordiale nell’individuare e gestire le emozioni dei ragazzi. Emozioni recondite come l'ansia, la paura, l'indecisione, il condizionamento del giudizio altrui, se non preventivamente riconosciute dall'insegnante, possono condizionare negativamente l'apprendimento con conseguenze incalcolabili sul futuro del ragazzo. Uno strumento di quotidiana verifica dell’equilibrio, o meno, del soggetto in apprendimento è identificabile con la forma ed il movimento della scrittura del medesimo.

L'analisi psico-grafologica può intervenire validamente, scoprendo la vera personalità del ragazzo con le sue emozioni, le sue capacità reali e non soltanto quelle apparenti.

Es. l'aggressività è rappresentata da una scrittura slanciata, ascendente, con tagli delle t molto decisi, pressione della penna sul foglio forte ed irregolare, un ritmo frenetico e non controllato. L'ansietà è evidenziata dalla strettezza tra lettere, dagli addossamenti, ma anche da un ritmo controllato fino alla lentezza.

La paura del giudizio altrui e di non essere all'altezza si traduce con l'accuratezza esagerata della scrittura.

L'insicurezza è evidenziata da contraddizione nell'orientamento degli assi letterali, da stentatezze improvvise, da un andamento ondulato sul rigo di base.

La pretesa esagerata di valutazione si riflette in una scrittura ampollosa e spavalda, con esagerazioni in grandezza e ampiezza delle lettere maiuscole, degli accenti, dei tagli delle t, una scrittura molto alta.

La tendenza all'introversione, alla sottovalutazione è rappresentata da una scrittura molto piccola.

L’Ansia dinamica si osserva soprattutto nella gestione dello spazio, ossia nel rapporto profondo tra il movimento del filo grafico (i neri), gli spazi bianco, la continuità del tratto.

Spesso un'impostazione molto compatta, può rivelare un'ansia che si esprime nella volontà di resistere fortemente, nel riempire produttivamente tutto lo spazio della vita, sbarrando l'accesso alla spontaneità. Un movimento in fuga, verificabile nei vari segni superflui, può indicare compensazioni nella vita professionale, in uno stile mobilizzante del “fare per essere”.

I ritocchi, le saldature, i lacci e i ritorni possono invece indicare che l'ansia è esorcizzata con l'accuratezza, la precisione, a volte con tratti di personalità ossessiva - senza che questa faccia parlare di vera nevrosi di tal genere.

L’ansia paralizzante paralizza, ostacolando i rapporti umani ed il successo dello scrivente.

Di solito ciò si manifesta con un ritmo stagnante, come se il filo grafico non riuscisse a snodarsi, a procedere; con un tratto povero, spezzettato, senza vita; con forme immature, deboli, instabili sul rigo; con un bianco preponderante ad indicare l'invadere del silenzio.

 

Un aggiornamento degli insegnanti, in materia di psicografologia, con il coinvolgimento dei genitori degli alunni, si rende dunque veramente necessario.

 

Paolo Brondi www.aiesgraf.it


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