Diario di bordo
Peppe Sini. “Sono un vecchio militante...” 
Per fatto personale (quasi una parodia)
Peppe Sini (foto TusciaWeb -www.tusciaweb.it-)
Peppe Sini (foto TusciaWeb -www.tusciaweb.it-) 
21 Gennaio 2009
 

Comparendo questo scritto in un supplemento intitolato “Voci e volti della nonviolenza” mi corre l'obbligo di chiarire che non sono e non mi ritengo affatto né una voce né un volto della nonviolenza (ci mancherebbe), sono solo un vecchio e corrucciato militante politico e un povero ed amaro amico della nonviolenza, e naturalmente un pessimo carattere perennemente insoddisfatto di sé. E con ciò abbiamo messo le mani avanti (è così facile), ed ora inizino pure le danze.

 

Sono un vecchio militante antirazzista.

Tra altre vicende, per aver espresso un impegno nitido e intransigente contro il razzismo, per ben due volte dirigenti scolastici cui evidentemente quell'impegno non andava a genio mi hanno tolto un incarico di insegnamento: mi è successo nei primi anni '80, mi è successo ancora lo scorso anno.

Prendendo congedo dai miei studenti l'una e l'altra volta ho pianto per il dispiacere di lasciarli, ma per quanto riguarda la mia persona - devo essere sincero - non mi dispiace affatto di aver avuto anch'io il mio piccolo tozzo di persecuzione, ed anzi sono orgoglioso di poter ripetere quel che disse Simone Weil quando anche a lei capitò la stessa cosa (una volta sola, a me due - ma ho anche vissuto molto più a lungo di lei).

Diversi anni fa, quando coordinavo per l'Italia la campagna di solidarietà con Nelson Mandela detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano, avevo chiesto a Primo Levi - la prima e più autorevole voce che aveva espresso sostegno alla nostra iniziativa - di essere con noi a Viterbo il primo maggio 1987 alla manifestazione nazionale che stavo organizzando come momento centrale di quella mobilitazione. Mi aveva telefonato spiegandomi perché non poteva muoversi da Torino, non insistetti.

Pochi giorni dopo quella telefonata Primo Levi aveva cessato di vivere.

Affranto dal dolore alla notizia, giurai a me stesso che per quanto sarebbe stato nelle mie forze per tutto il resto della mia vita avrei cercato di tramandare ad altri quello che da lui avevo appreso.

Non so con quali risultati, ma è quanto ho cercato e cerco di fare ogni santo giorno in cui la luce vede i miei offuscati occhi.

 

Naturalmente sono anche un vecchio militante della solidarietà con il popolo palestinese.

Per aver scritto un articolo in cui protestavo contro chi negava il diritto di parola in Italia per il rappresentante dell'Olp, circa un quarto di secolo fa si scomodò a denunciarmi addirittura il segretario nazionale del Partito radicale; ed ancora in questi giorni non manca chi non trova di meglio da fare che scrivermi lettere di insulti per la mia solidarietà col popolo palestinese. Di esser recidivo mi compiaccio.

 

E naturalmente sono anche da sempre solidale con la popolazione israeliana (che è altra cosa dai suoi sciagurati governi, così come la popolazione italiana non è riducibile alla mafia ed al berlusconismo).

Anche perché a me sembra evidente che l'esistenza dello stato di Israele e quindi della sua popolazione è tuttora gravemente minacciata di distruzione (certo anche per responsabilità di scelte politiche criminali di chi quello stato governa), e chi lo nega mente finanche a se stesso. Ed anche questo avverto chiaramente: che se non ci fosse lo stato di Israele i pogrom in Europa ed in altri luoghi del mondo ricomincerebbero subito. Sarà perché ho una visione tragica della vita, sarà perché sono un materialista che non si fa illusioni, sarà perché mi sta a cuore la dignità e la vita di ogni essere umano, questo sento, questo penso, questo affermo.

E naturalmente ancora in questi giorni ci sono persone che ovviamente ignorando molte cose ma nondimeno persuase di sapere tutto, hanno pensato bene di coprirmi di contumelie per la mia solidarietà col popolo di Israele. Sentitamente ringrazio.

 

Manco a dirlo sono anche un vecchio militante antifascista.

Nel lontano '77 mi è capitato anche di subire un pestaggio da un gruppetto di neofascisti. Or non è guari, per aver chiesto qualche mese fa alle istituzioni competenti di non autorizzare una manifestazione di un'organizzazione neonazista sono stato querelato - giacché alla sfrontatezza non c'è limite - da un prominente in carriera di quella banda a capo, già a lungo latitante e poi rientrato in Italia perché la sua grave condanna era caduta con gli anni in prescrizione. Apprezzo il progresso: almeno stavolta non mi hanno inseguito per la strada per rompermi la testa.

 

Perché mi diletto a rievocare questi sbiaditi frammenti del mio fin remoto passato di povero vecchierello annoiando a iosa forse più di un gentile lettore?

Perché forse rendono più facile capire il mio punto di vista e la mia mancanza di diplomatici artifizi nell'esprimerlo.

E detto questo non sarà sorprendente che tal punto di vista io qui riassuma una volta di più ad uso dei candidi e dei solerti.

 

1. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e ad esempio i gruppi politico-militari del cosiddetto fondamentalismo islamico fascisti sono, e trovo abominevole che si possa dichiararsi con essi solidali. L'islam è una grande religione della pace (come del resto anche l'ebraismo e il cristianesimo - che peraltro sono nella sua medesima genealogia), e coloro che in suo nome pretendono licenza di uccidere sono dei blasfemi, oltre che degli assassini (ovviamente lo stesso giudizio vale per i fascisti che pretendono di trovar giustificazione ai loro crimini nella religione cristiana, o ebraica, o in qualunque altra religione o ideologia).

2. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e ad esempio coloro che - talora pretendendo di essere democratici, di sinistra, pacifisti e fin “nonviolenti” - ripropongono il pregiudizio e la persecuzione antiebraica, talora finanche utilizzando la stessa identica retorica che fu usata dal nazismo. Chi sostiene o appoggia la tesi che lo stato di Israele vada distrutto, chi sostiene o appoggia la tesi che il movimento risorgimentale ebraico non ha diritto di esistere al mondo, chi sostiene o appoggia la tesi che la popolazione ebraica di Israele vada affogata in mare, chi sostiene o appoggia la propaganda dell'esistenza del “complotto ebraico mondiale dimostrato dai Protocolli eccetera”, che se ne renda conto o meno si fa complice e servo del nazismo che torna. Non è una bella cosa.

3. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e ad esempio tutti coloro che governando l'Italia dall'inizio del decennio violando il diritto internazionale e la legalità costituzionale ci rendono criminali corresponsabili della guerra terrorista e stragista che insanguina l'Afghanistan; tutti coloro che governando l'Italia dalla fine del secolo scorso violando la dichiarazione universale dei diritti umani e la legalità costituzionale hanno riaperto nel nostro paese i campi di concentramento ed attuano politiche razziste di persecuzione di migranti e nomadi.

4. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e quindi tengo per fermo il criterio seguente, che ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso, che ogni essere umano ha diritto a una vita degna, che è compito di ogni essere umano esercitare responsabilità e solidarietà nei confronti dell'umanità intera e dell'unico mondo vivente che abbiamo e di cui siamo parte.

 

E non solo non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano, ma da molti anni mi sono persuaso che l'unica politica adeguata agli onerosi compiti dell'umanità presente sia la nonviolenza.

E quando dico nonviolenza (la lotta la più nitida e intransigente contro la violenza e per l'umanità: ahimsa e satyagraha, per usare i preziosi e dischiudenti termini - ovvero i compressi e polifonici concetti – gandhiani) intendo innanzitutto come sua esperienza fondamentale, come sua corrente calda, come decisivo riferimento, la riflessione e le lotte del movimento delle donne.

Solo la nonviolenza può salvare l'umanità dalla catastrofe.

Al lavoro, dunque.

 

Una postilla infine, per chiudere in modo meno solenne: so bene che le mie opinioni sul conflitto israelo-palestinese (e sul conflitto arabo-israeliano, sul conflitto nord-sud, eccetera: e decisiva è un'analisi contestuale, concreta, complessa e - chiedo venia - dialettica) non sono di moda nella società dello spettacolo che è la società dei mangiatori di carne umana di cui scriveva Lu Hsun; ma mi consola ed inorgoglisce che esse abbiano trovato a suo tempo ospitalità su A. rivista anarchica. Poiché in verità oltre ad essere un amico della nonviolenza (e per così dire: taoista e cervantino, feuerbachiano e leopardiano), sono anche un vecchio e non riconciliato militante del movimento operaio legato alle posizioni della Prima Internazionale, e di Virginia Woolf, Hannah Arendt, Franca Ongaro Basaglia, Luce Fabbri e Vandana Shiva.

Ed anche oggi ci siamo fatti qualche amico.

 

(da Voci e volti della nonviolenza, n. 289 del 21 gennaio 2009)

 

 

Peppe Sini è il Direttore di La nonviolenza in cammino del Centro di ricerche per la pace di Viterbo. Il giornale esce col quotidiano telematico Notizie minime della nonviolenza in cammino, importante raccolta e diffusione di interventi e documentazione, e il supplemento Voci e volti della nonviolenza, sul quale appunto compare oggi questo “Per fatto personale...”.


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276