Cercando l'oro della poesia
Matteo Fantuzzi, a cura di Fabiano Alborghetti 
Cercando l'oro 1
Il portiere di riserva...
Il portiere di riserva... 
12 Marzo 2006
 

Ho chiamato questo mio esordio, come curatore per la serra di Tellusfolio di giovani voci poetiche, "Cercando l'oro". Estratti nel talento e nella dedizione alla poesia.

Matteo Fantuzzi (1979) è nato e risiede a Castel San Pietro Terme (Bo). Numerosi i premi conseguiti, tra questi l’Aldo Spallacci al fianco di Alessandro Parronchi, la menzione d’onore al premio Guido Gozzano, i premi Arturo Avanzi e Marino Piazzola.

È pubblicato in molte riviste tra cui Nuovi Argomenti, Yale Italian Poetry, Specchio de La Stampa, Gradiva, Atelier, Tratti, Clessidra, Le Voci della Luna, L’ortica, Ellin Sellae, Fermenti, SRP, Graphie, Babel.

Presente all’ultima Biennale di poesia di Alessandria ed al II Festival della Poesia di Montiglio, collabora con le riviste Le Voci della Luna e Atelier

Suoi testi sono presenti in una moltitudine di Antologie ed hanno raggiunto in questi anni Francia, Germania, Slovenia, Belgio, Stati Uniti, Finlandia, Polonia, Rep. Ceca, Venezuela ed Islanda.

All’attivo anche molti premi e progetti teatrali.

A lui il primo canale della radio nazionale slovena ha recentemente dedicato una serata di trasmissioni leggendo un’ampia selezione di testi.

Dirige una serie di festival ed eventi dedicati alla poesia contemporanea tra i quali il più importante è “Degustare Locale”, giunto quest’anno alla 3ª edizione.

Ha creato il sito UniversoPoesia, affermatosi sin da subito come uno dei più importanti spazi Web di discussione e critica poetica.

 

Riprendendo quanto già ben spiegato da Gianfranco Fabbri – e che ricalco – sulla poetica di Matteo Fantuzzi (giovane eppure impostosi immediatamente all’attenzione della critica) «è evidente come i testi si immergono felicemente in un micro-clima-social-cittadino, ed abbiano una furente ironia che gioca duro nel mettere in evidenza, spesso, la parte paradossale dell’individuo». «Pur nella sperimentazione», ci dice ancora Fabbri, «il Fantuzzi sperimenta – traversando strade diverse – quel minimo comun denominatore che il fattore sarcastico, la tragicomica visione della condizione mentale “dell’anello più debole” del consorzio umano».

La versificazione di Fantuzzi ha un andamento affine alla prosa, con rimandi armonici e musicali, lievi rime interne e assonanze che rimettono il testo a una vera composizione poetica. La visione è sempre da spettatore eppure è capace, nel comporre versi, la totale immersione nella schiettezza e nell’inconsapevole fragilità. Come un ciak, questi eventi di passaggio – e se vogliamo del tutto marginali – fermano l’istante, restituiscono una verità altrimenti in fuga e una domanda sinistramente sommessa (lasciando al lettore la risposta), una limpidezza visionaria del fantastico reale. Proprio quei piedi per terra che i protagonisti delle poesia di Fantuzzi suppongono d’avere nelle confessioni kafkiane con cui ci si presentano, sono estratti dai canali della solitudine, dalla sorte dell’umanità cosi antilirica che agisce come un congegno di abbassamento tonale, di oggettività fuori dal poetico.

I personaggi di Fantuzzi sono dei congegni in bilico tra auto-glorificazione e grettezza, impennati tra sublime eppure spiazzati proprio dalla propria condizione febbricitante e inattiva. A prima vista parrebbe un artificio questa poesia, la piegatura dei pensieri, i punti fuori scala: si sgravano però dell’allegorismo in cui paiono essere posti grazie ai giochini d’intelligenza e morale che non vengono esposti dal Fantuzzi bensì evocati con sagacia, con totalità quasi crudele. I personaggi sono nudi, vulnerabili e pienamente umani. Per questo doppiamente veri: ci somigliano.

 

1

 

Il portiere di riserva non esulta come gli altri

rimane fermo abbarbicato alla speranza

che quell’altro in calzamaglia se lo stracci un legamento

per entrare tra gli applausi, conquistare il proprio posto,

avere donne, case al lago, della macchine potenti.

 

Avere gloria finalmente. Il portiere di riserva

se ne gira col cappotto anche di luglio per non prendere un malanno

perché una volta era il suo turno, ma lui era a letto

con la febbre, ed entrato il ragazzetto degli under 18

strappò un 9 alla Gazzetta, ed oggi gioca in Premier

nel Newcastle, ed ha fatto anche la Champions.

 

E due réclames per gli shampoo.

 

 

2

 

Devo prendere gli antipsicotici

è quello che ha detto il Nazzoli alla clinica.

I motivi già li conoscete:

ho reazioni scomposte ed attacchi di panico.

Alle volte mi pare qualcuno mi fissi

sull’autobus, è a quel punto che cerco

di sfondare il vetro scappando per strada.

 

Fingo di essere un terrorista due volte ogni anno,

minaccio l’autista con il tagliaunghie,

gli dico di portarmi in Piazza dei Servi:

lui ormai mi ha presente (è lo stesso da anni)

in fretta mi lascia nel luogo richiesto,

chiede scusa alla gente sul mezzo

 

e riparte. Ridendo.

 

 

3

 

dimmelo mamma:

 

che sono bellissima, come le ballerine alla televisione,

anche se in classe mi chiamano scimmia e mi gettano in faccia le arachidi.

ma tu dimmelo. Dimmi che io sono intelligentissima. Meglio dei miei professori

che mi urlano “scema perché non capisci che è cosi semplice: è ovvio!”

che mi hanno affidato a una tizia che mi insegna le cose più semplici.

 

ed io te prego tu dimmelo: dimmelo, ti prego. e smetti di piangere. basta.

 

 

4

 

Parlami di quando sei svenuto

eri in strada tra la gente a fare compere

o in casa tua da solo

che cambiavi l’acqua ai fiori per esempio?

 

Dimmi, senti mai qualcosa prima?

Un’avvisaglia, un’immagine che dentro a te

Racconta “vedi che sei debole, che sei vulnerabile,

distenditi, sii te stesso: non resistere”

 

 

5

 

Alla fine l’inquadratura non l’ho avuta,

sebbene avessi preso in prestito il vestito

fatto corsi per imparare i passi base del balletto

mostrato un seno prima dell’inizio a un fonico

affinché dicesse ai cameraman di ricercarmi

con rara insistenza in mezzo al pubblico.

 

Ho deluso tutti in questo modo

il mio palazzo, le donne dell’ufficio in cui lavoro,

quelle del mercato, la mia famiglia soprattutto.

L’ho gettata in uno stato di sconforto: speravano davvero

che io riuscissi a farcela, potessi essere importante

bucare il video anche di sbieco o in controluce.

 

Ma almeno un po’ bucarlo.

 

 

6

 

Ode al Lexotan®

 

Forse li avremmo avuti per più tempo

i Dino Campana o gli altri con quei farmaci:

io ad esempio , previdente, per entrare già ora

nella gloria ho iniziato con 10 gocce al giorno

prima di coricarmi; ho intenzione

di protrarre tutto questo fino a quando

non saranno conclamati i tempi di dosaggio cronico

o non sarò riuscito più a trovare

un medico ben disposto nel prescrivermene.

 

Vedi, pure il mio testo in questo modo si modifica

ora è più lento, non fa male. Non mi assale nel protrarsi

della notte. Ora questo testo non mi sbrana.

 

 

 

Note sulla provenienza dei testi:

i testi 1, 2, sono tratti da Ulisse 5/6 modif. (originali apparsi su Atelier n. 35)

il testo 3, è tratto da Ulisse 5/6 modif. (originale apparso su Tratti n. 68)

i testi 4, 5, 6, sono tratti da Nuovi Argomenti n. 32, Ottobre-Dicembre 2005


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276