Diario di bordo
Vincenzo Donvito. Class action, class action delle mie brame.... Cosė comincia il 2009
02 Gennaio 2009
 

Di seguito l'editoriale, a firma del presidente dell'associazione Vincenzo Donvito, con cui è aperta la newsletter “Avvertenze”, il n. 1 del 2009, che viene inviata ogni quindici giorni agli attuali 105.080 associati all'Aduc.

 

 

La Corte si è riunita ed ha emesso la sentenza dopo due ore di camera di consiglio: il gestore è condannato al risarcimento dei singoli addebiti non dovuti e 295 euro per i danni provocati col suo comportamento anti-contrattuale, avendo addebitato in bolletta importi non dovuti, reiterandoli nel tempo e mai rispondendo alle richieste di chiarimento più volte giunte da parte degli utenti. La sentenza inoltre, avvisa il gestore che, per evitare in futuro azioni del genere, dovrà modificare in modo più' esplicito e trasparente i propri contratti. La sentenza dovrà essere pubblicata sulle prime pagine di 12 quotidiani nazionali. Infine la sentenza intima al gestore di cessare le pubblicità con lo sfruttamento improprio di immagini e frasi del Mahatma Gandhi, in quanto ingannevoli e fuorvianti oltre che offensive nei confronti di un personaggio storico, spirituale e politico che è vissuto in modo completamente diverso rispetto all'immagine di sfruttamento commerciale che il gestore ha voluto utilizzare. La sentenza è operativa subito e il coordinatore dell'azione collettiva deve darne notizia, a spese del gestore condannato tramite le pubblicazioni di cui sopra, a tutti coloro che hanno contribuito alla denuncia collettiva, nonché a coloro che, vittime dei medesimi illeciti, non ne sono stati ancora informati, sì che possano aggiungersi ai già convenuti per beneficiare della sentenza.

Questo avremmo potuto chiedere diventasse realtà se -credendo a Babbo Natale o alla Befana- avessimo scritto la letterina per queste feste.

E poi avremmo potuto chiedere i risarcimenti al Comune per le bollette non-chiare dell'acqua, per le rette del nonno alla residenza sanitaria assistenziale, al Fisco che sono 7 anni che ci deve rimborsare quanto ingiustamente ci aveva imposto di pagare pena il fermo amministrativo dell'auto, alla banca che ci ha fregato con quei prodotti finanziari e con quelle commissioni nascoste... etc. etc. Ma Babbo Natale e la Befana, anche per chi li usa nella propria vita, sono comunque soggetti alle regole di un mondo che c'è.

Per cui non c'è Babbo Natale che tenga, l'Italia è questa! Per tutti, letterina o non letterina, calza o non calza, albero o non albero.

È quel Paese in cui lo scorso 19 dicembre il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a chi gli chiedeva spiegazioni dell'ulteriore rinvio di sei mesi deciso il giorno prima in Consiglio dei ministri con il Dl milleproroghe all'avvio della class action previsto il 1° gennaio 2009, rispose: «Non credo che questo sia il momento per dividere, questo e' il momento in cui ci si deve unire». Che, tradotto dal politichese, significa qualcosa tipo: scordatevi la class action e, anche se dovesse un giorno esistere qualcosa del genere, tutti gli illeciti commessi prima del 1° luglio 2008 sono prescritti e, per il resto, sarà di un blando, ma così blando che più inutile non si poteva concepire. Una conferma che le regole del gioco non esistono e decide solo chi comanda: per la class action le prescrizioni degli illeciti sono considerate diverse da come prevede la legge, cosi' come diverse sono state considerate le regole antitrust per la Cai-Alitalia-AirOne... solo per citare due esempi eclatanti e recenti.

È bene che chiunque abbia chiaro questo concetto: se in Italia non ci sarà una class action di stile americano,1 i banditi delle istituzioni, delle aziende private o para-private, nonché delle banche, l'avranno sempre vinta e continueranno a rubare ai loro clienti. Il furto di piccoli importi in contesti di centinaia di migliaia di clienti, sono all'ordine del giorno. Importi per i quali quasi sempre il singolo non ha tempo e denaro da investire per cercare di avere giustizia: anche se ci sono singole sentenze precedenti che sicuramente aiuterebbero ad una pronuncia positiva del giudice, si tratta pur sempre di affrontare una causa giudiziaria, perché i vari tentativi di conciliazione prima di andare in causa vera e propria servono solo nei casi in cui il presunto inadempiente si vergogna di se stesso e fa l'elemosina al derubato... avete mai visto un ladro che si vergogna?

Quel che più ci irrita, in questa situazione, è che per cercare di farsi meno male c'è sempre più bisogno di associazioni come la nostra.2 Questo non ci piace, perché è come se, per attenuare un dolore fisico, si fosse costretti per tutta la vita a prendere un farmaco. Chiaro, il disagio?

 

 

1 Come quella, per esempio, del disegno di legge che per noi ha presentato la senatrice Donatella Poretti.

2 Diciamo e specifichiamo “come la nostra”, perché per capire come sono la maggior parte delle altre associazioni, valga questo ultimo episodio: qui.


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