Itaca
Bevilacqua e Osti. Case popolari
28 Dicembre 2008
 

Le luci rosse del cantiere diventano inutili segnali nell’alba: le case popolari modernamente riviste, acciambellate a cittadella fortificata. Ma anche teatro d’aria e luce, autosufficiente per nascere e morire in una inosservata eclisse. Mattine domenicali a cantare e dormire in questo spazio enorme ridotto a spillo, in questa vita addensata in forma vera, orgogliosa… Posso abbracciare un’idea orografia: lo spartiacque di Mar Nero e Mediterraneo; o il sapore della pizza mangiata ieri, rimasto sotto le unghie…

Francesco Osti



Quanto portico nel casermone nuovo di zecca

chiuso dalla luce nei propri spazi vuoti

pronto per abitarsi di corpi, arrivi e discorsi.

Un caseggiato come un fiore di vite fragili

che sta per spuntare e porta parole nella città

seppur lontane dal centro troppo adorno e

meccanico nel muoversi, affannarsi, discorrere.

Perché un centro potrebbe tornare lì in fondo,

dopo via merizzi, nell’ex campo fiera dove gli

autoscontri ritmavano i desideri dei ragazzi

e li stregavano nei pomeriggi quasi freddi

degli autunni che hanno già parlato. O dove

gli zingari partivano e diventavano fantasmi

che rubavano nelle case dei nostri nonni.

Massimo Bevilacqua



Materiali per la manutenzione. –Marta sui tubi, album C’è gente che deve dormire. William Trespassers, album Having.


(da 'l Gazetin, luglio-agosto 2007)


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