Oblň cubano
Yoani Sánchez. Salvare formiche
14 Novembre 2008
 

Dal blog Generación Y

11 novembre 2008

 

 

Salvar hormigas

Mi madre iba con el bulto de ropa hacia el lavadero de cemento, donde el cepillo y el jabón blanquearían las camisas y desempercudirían los pantalones. La alarma se extendía sobre mi hermana y yo, al ver peligrar a las ingenuas hormigas que transitaban bajo la pila aún cerrada. Comenzaba entonces la carrera para salvar parte del imprudente hormiguero, ajeno al exterminio que mi mamá provocaría con el agua y la espuma. Niñas un tanto locas, dirían los vecinos, al vernos recuperar los minúsculos insectos que ellos ni percibían sobre el cemento gris.

Con el tiempo y miles de hormigas que no he podido salvar de la debacle, comprendí que lo nimio siempre está en peligro de ser barrido. Las revoluciones y las guerras arrasan con lo pequeño; con todo aquello que no aparece en las estadísticas ni en los grandes libros de historia. Las diminutas cosas que dan cuerpo y vida a una sociedad perecen cuando se abre la pila de los cambios violentos y de los conflictos bélicos.

El sabor de una fruta perdida en la memoria, una tarde en el contén del barrio hablando a máscara quitada, un ternero trotando en el campo sin temor a ser sacrificado ilegalmente, una limonada fría que no te ha costado una hora de cola. Todo eso forma parte también del hormiguero, aunque esas “lavanderas” que quieren limpiar y sacudir un país, crean que son antojos de minúsculos bichos.

Sigo siendo aquella niña temerosa de los que quieren cambiarlo todo, con recelo de los que proponen dar cepillo a las estructuras tradicionales. Me fío más de la pequeñez de las hormigas, de su constante caminar y de su lenta posesión de los espacios. Ellas, que aún son barridas por los chorros de agua, un día cerrarán por sí mismas las pilas.

 

Yoani Sánchez

 

 

Salvare formiche

Mia madre si recava con il mucchio di indumenti verso il lavatoio in cemento, per sbiancare le camicie e pulire i pantaloni con spazzola e sapone. Io e mia sorella eravamo preoccupate vedendo in pericolo le ingenue formiche che transitavano sotto la pila ancora chiusa. Allora aveva inizio la gara per salvare parte dell’imprudente formicaio, inconsapevole dello sterminio che mia madre avrebbe provocato con acqua e schiuma. Bambine un po’ matte, commentavano i vicini, mentre recuperavamo minuscoli insetti che loro neppure intuivano sul grigio cemento.

Con il tempo e migliaia di formiche che non ho potuto salvare dalla strage, ho compreso che un essere insignificante rischia sempre di essere spazzato via. Le rivoluzioni e le guerre stravincono con il piccolo, con tutto quello che non compare nelle statistiche e nei grandi libri di storia. Le cose minute che danno corpo e vita a una società muoiono quando si apre la pila dei cambiamenti violenti e dei conflitti bellici.

Il sapore di un frutto perduto nella memoria, una sera in un angolo del quartiere a parlare liberamente, un agnello che trotta nel campo senza timore di essere sacrificato illegalmente, una limonata fredda che non ti è costata un’ora di coda. Tutto questo fa parte del formicaio, sebbene certe “lavandaie” che vogliono pulire e scuotere un paese, credano che siano soltanto capricci di minuscoli insetti.

Sono ancora quella bambina che teme chi vuole cambiare tutto, diffido di chi propone di spazzare via le strutture tradizionali. Ho maggior fiducia nelle piccole formiche, nella loro marcia costante e nel lento impossessarsi degli spazi. Se adesso vengono spazzate via da un getto d’acqua, verrà il giorno che saranno proprio loro a chiudere le pile.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nota del traduttore: Grande pezzo letterario di Yoani Sánchez, ricco di metafore e di allusioni degne della favolistica di Fedro. Non è facile la resa in un buon italiano, a mio avviso addirittura impossibile mediante una traduzione letterale. Ho preferito una traduzione libera.


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