Diario di bordo
Tassa imbarco Alitalia a 3 euro. Stravolgimento di economia e logica 
Dopo il canone tv che è un'imposta, anche la solidarietà diventa una tassa...
23 Ottobre 2008
 

Ma non si sentono ridicoli i nostri governanti quando dicono certe cose con una disinvoltura come se coniugassero il verbo essere? Stiamo parlando delle giustificazioni del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, alla tassa di 3 euro che si deve pagare per ogni volo Alitalia: «Purtroppo è una tassa di solidarietà nei confronti dei lavoratori che perdono il posto di lavoro nel trasporto aereo. Come tutte le tasse non è gradevole, ma queste sono le condizioni date...»; e continua: «Si tratta di alimentare di più il fondo, già esistente, con il quale si protegge il reddito dei lavoratori che perdono lavoro nel trasporto aereo».

Una tassa di solidarietà, così come il canone o abbonamento alla Rai che, fustigando logica e vocabolario, è un'imposta sul possesso di un apparecchio tv e non solo.

E oltre che ridicoli, non si rendono conto che stanno alimentando sfiducia, odio ed allontanamento dei cittadini dalle istituzioni? Se queste ultime ti prendono letteralmente in giro obbligandoti ad essere solidale e a farti fare un abbonamento per programmi tv che non vedi, per quale motivo il cittadino/contribuente non dovrebbe cogliere la minima occasione per emulare lo Stato nella presa in giro... cioè evadendo il Fisco?

Se i nostri governanti non capiscono questo minimo dettame del vivere civile e in armonia, tutte le politiche che potranno concepire per evitare questo buco di soldi e di fiducia, saranno inutili. E lo saranno di più nel momento in cui, oltre a continuare ad inventare ed alimentare questi odiosi balzelli, cercheranno di porvi rimedio con l'aumento delle pene e della repressione: tutta carta che, se fosse applicata presupporrebbe uno Stato di Polizia che, almeno per il momento, a parte alcune derive preoccupanti, non sembra nei progetti del legislatore e nella disponibilità dei tutori dell'ordine.

Il problema, infine, almeno allo stato di fatto delle cose, non è che bisogna tagliare i fondi alla Rai o al fondo con cui si protegge il reddito dei lavoratori, ma solo ricercarli altrove e, soprattutto, in modo diverso, sì da non costringere i contribuenti a elargire obbligatoriamente solidarietà e canoni per contesti in cui non necessariamente vorrebbero farlo.

Ma forse stiamo parlando di un fisco e di un mondo che non può esistere nel nostro Paese, perché presuppone individui consapevoli e non sudditi da mungere...

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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