Diario di bordo
Valter Vecellio. Papa Ratzinger: por qué no te callas?
08 Ottobre 2008
 

A Hugo Chavez che si produceva, per l’ennesima volta nel suo carosello di scempiaggini e corbellerie, il re di Spagna Juan Carlos rivolse un secco: «Por qué no te callas?». È quanto bisognerebbe dire a Benedetto XVI.

 

Il panico – e la speculazione – hanno travolto Wall Street e le maggiori borse del mondo. A Milano si è perso in una botta solo l’8,24 per cento; è stata la seduta peggiore degli ultimi 21 anni; si sono bruciati 445 mld nelle solo piazze europee, migliaia in quelle del resto del mondo. Il commento di papa Ratzinger, in apertura dei lavori del sinodo dei vescovi sulla Bibbia? «Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente, e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine». Lo deve ricordare chi «costruisce solo sulle cose sono visibili, come il successo, la carriera, i soldi… Solo la parola di Dio è una realtà solida».

La “riflessione” (chiamiamola così) di Benedetto XVI è partita dal brano evangelico sulla casa costruita “sulla sabbia o sulla roccia”: «Costruisce sulla sabbia la casa della propria vita chi costruisce solo sulle cose visibili e toccabili, come il successo, la carriera, i soldi… Apparentemente queste sono le vere realtà, ma questa realtà prima o poi passa: vediamo adesso nel crollo delle grandi banche, che scompaiono questi soldi, che non sono niente… Di per sé tutte queste cose che sembrano la vera realtà sono solo realtà di secondo ordine e chi costruisce su questo costruisce sulla sabbia… Solo la parola di Dio è fondamento della realtà e cambia il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce la realtà nella parola di Dio».

Negli Stati Uniti, e in tante altre parti del mondo, ci sono migliaia di persone, di nulla colpevoli se non di essersi fidate dei consigli di altre persone ritenute “esperte” e fidate, che in pochi giorni, poche ore, hanno perso tutto: risparmi di una vita di lavoro, il posto di lavoro stesso, la casa, il credito, e tutto quello su cui si poggia la vita e la vita della propria famiglia; e quello che passa per “papa teologo” non ha niente di meglio da dire che «il crollo delle grandi banche» dimostra che «i soldi scompaiono, sono niente, e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine»?

 

Ogni giorno ci tocca di sorbire – debitamente amplificate dai mezzi di comunicazione – le scempiaggini che a ritmo quotidiano vengono da oltretevere: è dell’altro giorno, per esempio, la condanna dei preservativi anche quando possono servire a limitare malattie terribili come l’AIDS o ad avere gravidanze non desiderate; e la teorizzazione che l’amore ha – e deve avere – per unico scopo e funzione quella riproduttiva; e pazienza se grazie anche al “crescete e moltiplicatevi”, ogni anno milioni di persone sono condannate a morire per fame, denutrizione, malattia. Quella di ieri, però, rischia di essere la “madre di tutte le corbellerie. Sarebbe troppo facile chiedere a quale “realtà”, in tutti questi anni, ha creduto lo IOR. E del resto basta tornare a sfogliare La Questua di Curzio Maltese, Carlo Pontesilli e Maurizio Turco: «Rispetto la fede e non identifico le gerarchie, soprattutto quelle abituate a maneggiare affari e politica, con i valori del cattolicesimo. Dopo tutto, non è difficile da dimostrare che dai tempi di Giuda Iscariota fino a Paul Marcinkus, passando per Sindona e Calvi, i discepoli cui era stata affidata “la cassa” non hanno quasi mai ripagato la fiducia che era stata riposta in loro. È però sospetto il fastidio (e la censura) con cui la chiesa reagisce ogni volta che si toccano gli aspetti materiali dei suoi privilegi…». A volte, la realtà diventa di primissimo ordine, insomma. Ma alla fine il problema non è tanto o solo costituito da Benedetto XVI e dalle corbellerie che vengono spacciate come distillati di sapienti riflessioni, quanto il fatto che non c’è quasi nessuno che urla: «Por qué no te callas?».

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 7 ottobre 2008)


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