Oblò cubano
Yoani Sánchez. I motivi di Eliécer
07 Ottobre 2008
 

Dal blog Generación Y

6 ottobre 2008

 

Como en sorda lucha, habló el animal

la boca espumosa y el ojo fatal:

Hermano Francisco, no te acerques mucho…

Rubén Darío, Los motivos del lobo

 

Los motivos de Eliécer

Vía email me enviaron las entrevistas dadas por Eliécer Ávila, estudiante de la UCI, a Cubaencuentro y Kaos en la Red. Al leer ambas supe que no serían publicadas en ningún medio de difusión dentro de la Isla, pues hay opiniones –compartidas por la mayoría– que nuestros periódicos prefieren ignorar. El joven tunero ha quedado reducido al espacio de Internet, como aquel video de su encontronazo con el Presidente de la Asamblea Nacional, circuló sólo por los caminos alternativos. No obstante, los cubanos contamos con una especie de Web 4.0 que no necesita cables, ni módem y puede prescindir hasta de la computadora. De ahí que esta semana ya toda la Habana sabía de la conversación de Eliécer con un periodista independiente. La información es, cada día, arena más fina que se escurre entre los dedos de los censores. Algunos ven a este tunero de verbo preciso, como la punta de una conspiración para “abducir” a los jóvenes más críticos. Les confieso que estoy hastiada de esas manías de percibir en cada acción un complot perfectamente calculado. No creo que nuestros gobernantes puedan organizarlo todo, ni jugar ese ajedrez político del que se les cree capaz. Mucho menos en estos momentos donde al tablero se le han borrado las casillas y la mesa está coja de al menos tres patas. Me resisto a ver en cada suceso los hilos que lo llevan irremediablemente a las manos de la Seguridad del Estado. Creer eso sería pensar que son omnipresentes, que lo saben todo y -por suerte- esa es una cualidad que sólo ostenta Dios.

Prefiero especular que sí, que Eliécer es sincero en sus planteamientos. Que es un joven como tantos, inconforme con la dualidad monetaria, con los abusos de poder, con la gerontocracia que nos gobierna. Uno que con la llaneza campesina de llamar a las cosas por su nombre y que cree poder cambiar, desde adentro, el sistema que terminará devorándolo. La que no es sana, franca u honesta es la realidad donde se inscribe este estudiante de informática. Una sociedad donde los muchachos de Porno para Ricardo no pueden presentarse en un concierto, donde varios blogs y páginas webs están bloqueados y al que opina diferente se le acusa de agente de la CIA, tiene las trazas de una conspiración largamente meditada –y aquí sí que me pongo paranoica– para despojarnos del derecho a disentir.

El inquieto joven se presentó, ante Ricardo Alarcón, como integrante de la “Operación Verdad” que monitorea Internet y contrarresta las opiniones antagónicas al proceso cubano. Lo cual lo hace víctima y verdugo de la falta de espacios para la pluralidad y el debate. Que me disculpe Eliécer Ávila, pero entrar a la red desde un PC institucional y con la orientación de neutralizar ideas divergentes, es actuar –usando su propia metáfora– como esos “que manejan un camión grande se creen dueños de la vía, no respetan el derecho ajeno, porque saben que si se meten con ellos, el que lo haga saldrá muy mal parado”.

 

Yoani Sánchez

 

 

Come in una sorda lotta, parlò l’animale

La bocca schiumosa e l’occhio fatale:

Fratello Francesco, non ti avvicinare molto…

Rubén Darío, Los motivos del lobo

 

I motivi di Eliécer

A mezzo e-mail mi hanno inviato le interviste rilasciate da Eliécer Ávila, studente della UCI, Cubaencuentro e Kaos en la Red. Leggendo entrambe sono venuta a sapere che non saranno pubblicate in nessun mezzo di diffusione all’interno dell’Isola, perché contengono opinioni - condivise dalla maggioranza - che i nostri periodici preferiscono ignorare. Il giovane abitante di Las Tunas è stato confinato nello spazio di internet, così come quel video del suo scontro con il Presidente dell’Assemblea Nazionale, ha circolato soltanto per strade alternative. Nonostante questo, noi cubani contiamo su una specie di web 4.0 che non ha bisogno di cavi, né modem e può prescindere persino dal computer. Ecco perché questa settimana tutta L’Avana già sapeva della conversazione di Eliécer con un giornalista indipendente. L’informazione è, ogni giorno, sabbia più fina che scorre tra le dita dei censori.

Alcuni vedono questo abitante di Las Tunas dalla parola precisa, come la punta di una cospirazione per “separare” i giovani più critici. Vi confesso che sono disgustata da queste manie di percepire in ogni azione un complotto perfettamente calcolato. Non credo che i nostri governanti possano pianificare ogni cosa, né che siano in grado di giocare una partita a scacchi così politica. Meno che mai in questi momenti che la scacchiera si vede cancellare le caselle e la tavola zoppica almeno da tre zampe. Non voglio vedere in ogni avvenimento i fili che lo riconducono irrimediabilmente alle mani della Sicurezza di Stato. Credere questo equivarrebbe a pensare che sono onnipresenti, che sanno tutto e -per fortuna- codesta è una qualità che ostenta soltanto di Dio.

Preferisco pensare che Eliécer sia sincero nei suoi progetti. Che è un giovane come tanti, in disaccordo con il doppio sistema monetario, con gli abusi di potere, con la gerontocrazia che ci governa. Uno che possiede la spontaneità contadina di chiamare le cose con il loro nome e che crede di poter cambiare, dal di dentro, un sistema che finirà per divorarlo. Quella che non è sana, sincera e onesta è la realtà dove si inserisce codesto studente di informatica. Una società nella quale i ragazzi dei Porno para Ricardo non possono presentarsi in un concerto, dove diversi blog e pagine web risultano bloccate e chi la pensa diversamente viene accusato di essere un agente della CIA, ha l’aspetto di una cospirazione a lungo meditata - e qui sì che divento paranoica - per spogliarci del diritto a dissentire.

L’inquieto giovane si è presentato di fronte a Ricardo Alarcón, come membro della “Operazione Verità” che controlla internet e fronteggia le opinioni antagoniste allo sviluppo cubano. Questa cosa lo trasforma in vittima e boia della mancanza di spazi per pluralismo e dibattito. Mi perdoni Eliécer Ávila, ma accedere alla rete con un PC istituzionale, con lo scopo di neutralizzare idee non conformi, è agire usando la sua stessa metafora come quelli “che guidano un camion grande e si credono padroni della strada, non rispettano il diritto degli altri, perché sanno che se si mettono contro di loro, chi lo farà ne uscirà malconcio”.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Traduzione della didascalia nella foto: A bordo di un camion grande o di un trattore, pochi rispettano la piccola auto guidata da un semplice cittadino. (La metafora governo–popolo è molto chiara!). (Gordiano Lupi)


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