One Shot
8. Silvia Monti domanda a Dome Bulfaro
06 Ottobre 2008
 

L'appuntamento di ottobre è con Dome Bulfaro, che è artista, poeta e performer. (Ed ha un'intensa vita privata e lavorativa, aggiungerei...). Negli ultimi anni ha trovato anche il tempo di farsi attento promotore di eventi legati alla poesia e alle arti. Sua è infatti l'ideazione ed organizzazione di rassegne quali “Tutta la forza della poesia” in Valtellina (www.otip-so.org) e “PoesiaPresente” nella provincia di Monza (www.poesiapresente.it). Ed ha le idee ben chiare, in proposito.

 

 

Oltre che poeta sei un organizzatore molto attivo e attento di eventi culturali e artistici. Perché?

 

Per donare un senso poetico al vivere quotidiano.

 

Per donare

Ogni vita, se privata di poesia, non può essere davvero presente: dono.

Potrebbe sembrare tutto frutto di puro altruismo ma ogni dono, come insegna Marcel Mauss, nasce anche da un necessario egoismo.

 

un senso poetico al vivere

Per me un uomo che non coltiva il proprio senso poetico non sta vivendo. Sopravvive.

Secondo te a scuola la poesia dell’uomo vive o sopravvive? Nella nostra vita quotidiana la nostra poesia vive o sopravvive? La città o la comunità in cui vivi è poetica o impoetica? Chi si deve prendere cura di questi problemi? Chi per primo deve dare risposte concrete a questo deficit poetico (che è un deficit umano)? Questa “impoeticitudine” che tutti i giorni ci circonda influenza o no la nostra persona?

Ci sono poeti che delegano ai soli versi la propria azione poetica. È una scelta rispettabile ma non corrisponde alla mia natura. La generazione a cui appartengo, non crescendo più in quel fertilissimo humus sociale che a permesso la formazione di figure monumentali come Pasolini o, se penso a Milano, a poeti pregnanti come Testori, Fortini, A. Porta, Raboni e tanti altri, è sollecitata a definire un altro tipo di militanza: meno visibile ma più sistematica.

I poeti per contrastare i nuovi e subdoli analfabetismi contemporanei, in un’Italia che sempre più impoverisce la parola e con essa il senso del vivere, sono chiamati ad agire su più fronti secondo un programma a breve e lungo termine. Tra i miei coetanei gli Ammutinati di Trieste, Fratus, Fantuzzi, Socci, Massari stanno cercando di rispondere dal basso all’insensibile, all’indifferenziato. Con la loro poesia ma non solo, secondo un progetto di ampio respiro che sappia creare l’ecosistema culturale più indicato alla crescita poetica di un territorio. Questa generazione sta maturando un modo diverso di essere poeta engagé: meno “intellettuale” e più “ecoculturale”.

 

quotidiano

L’evento ha senso se crea movimento.

Se gli eventi sono al servizio di un progetto che sa creare un movimento culturale allora hanno senso di esistere altrimenti sono delle fiammate una tantum (vedi molti festival) o nel peggiore dei casi alimentano l’eventismo. L’eventismo è un parassita tipico della cultura italiana post anni Settanta. Non sempre è un parassita facile da individuare. Si scopre e se ne misura l’incidenza solo col passare del tempo. Questa è un’altra delle ragioni per cui diffido dei campi non coltivati giorno dopo giorno, che non dedicano spazio e tempo alla voce delle piante giovani: di fronte al lavoro sporco non si indietreggia.

 

 

 

IL PRIMARIO

ictus n° 0

 

Arriva per tutti, prima o poi, l’amarsi per estreme unzioni, il momento luogo in cui le proroghe all’epidemia del bacio non sono più ammesse, gli alibi cascano come teste; eccoli, prima o poi, momento e luogo in cui vite e morti sono costrette a sbranarsi dritte negli occhi, sono manette che guardano prospettive opposte con gli stessi increduli occhi. Prima o poi ecco l’evento che innesca il canone inverso, la necrosi lattea, come se un primario d’ospedale, femminino o maschia che sia, fosse spintonato alla resa dei conti, dovesse stabilire cosa sia veramente primario, al di là di sé, per se stesso.

Dopo 12-24 ore circa dalla presa d’atto, senti i germi dell’intestino invaderti gli organi addominali; li senti, nelle corsie in tutti i letti, riprodursi. Alcuni batteri provocano gas spingendo i germi in ogni tuo torto in ogni tua ragione. Così, con una circolazione passiva, tutto fugge dalle mani, i germi si diffondono ovunque, causando quello che più rimuovi: la smobilitazione, gli sfollati senza fine, il rastrellamento di ogni tua stagione.

 

(inedito)

 

 

Dome Bulfaro. Bordighera 1971, è poeta, performer, artista.

Ha pubblicato “Ossa. 16 reperti” nel VII Quaderno di Poesia Contemporanea (Marcos y Marcos, 2001) a cura di Franco Buffoni con prefazione di Fabio Pusterla, Prove di contatto (Coen Tanugi Editore, 2006) a cura di Chiara Terenghi e Valentino Ronchi, Carne. 16 contatti (D'IF, Napoli 2007). Ha curato con il poeta Luigi Picchi l'antologia Tutta la forza della poesia (Labos Editrice, 2003). La rivista americana Interim ha pubblicato la traduzione in inglese di Ossa. 16 reperti a cura del poeta Christopher Arigo. Ideatore di numerosi eventi poetico-artistici è, ad oggi, direttore artistico della stagione poetica “PoesiaPresente” in Brianza e a Monza, città in cui vive. Il suo lavoro artistico è sostenuto dal 1999 dalla Galleria Dieci.Due!

È imminente l’uscita di Versi a morsi (Mille Gru) libro con DVD, testi critici di Luigi Nacci, Antonella Moretti e Mauro Ravelli.

 

s.


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