Narcomafie: Inchiesta sulla mafia-massoneria. Perquisita la Cassazione
19 Settembre 2008
 

Come curatore della rubrica “I Care… communication” porto a Tellusfolio.it questo articolo che qui di seguito, integralmente e molto volentieri, pubblichiamo. Articolo che è rimasto – come molti altri editati su questa prestigiosa rivista del Gruppo Abele di don Ciotti – lettera morta, perché la stampa nazionale non dà queste informazioni e si guarda bene dal darle. Non è firmato a salvaguardia dell’autore. P.C.

 

 

Su richiesta della Dda di Palermo, il 17 giu­gno scorso otto per­sone sono state arrestate in varie località italiane con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in at­ti giudiziari, peculato, ac­cesso abusivo a sistemi informatici e rivelazione di segreto d'ufficio. Tra gli arrestati Rodolfo Gra­cini, faccendiere con soli­de amicizie in ambienti politici ed ecclesiastici ro­mani, Michele Accoman­do, noto imprenditore di Mazara del Vallo arresta­to nel 2007 per mafia e condannato a 9 anni e tre mesi di carcere, Calogero La Licata, funzionario del ministero delle finanze in servizio ad Agrigento, Guido Peparaio, impiega­to del ministero della Giustizia in servizio pres­so la cancelleria del se­conda sezione della Corte di Cassazione e France­sca Surdo, poliziotta pa­lermitana impiegata nella segreteria del direttore del Servizio centrale ope­rativo della polizia di Sta­to. In manette anche gli imprenditori agrigentini Calogero Russello, 68 an­ni, in passato già indaga­to per mafia, e Nicola Sorrentino.

Secondo l'ipotesi investigativa su cui si fonda l'inchiesta denominata “Hiram”, il gruppo, composto da al­cuni elementi direttamen­te aderenti (come Acco­mando) o comunque vicini a logge massoniche, si adoperava dietro il paga­mento di ingenti somme di denaro per l'insabbia­mento di processi penali in Cassazione, al fine di far maturare i tempi di prescrizione.

Tra le pratiche trattate, anche quelli di esponenti di spicco della mafia tra­panese e agrigentina. Il costo di servizio si aggira­va sui 20mila euro. Inte­ressati al rallentamento dei procedimenti non sa­rebbero state solo fami­glie mafiose ma anche semplici cittadini come Renato De Gregorio, gine­cologo palermitano, con­dannato in appello per violenza sessuale e anch'esso destinatario di un provvedimento di cu­stodia cautelare. L'inchie­sta, è coordinata dai pm Fernando Asaro, Pieran­gelo Padova, sotto la gui­da del procuratore aggiun­to Roberto Scarpinato e dello stesso procuratore capo di Palermo France­sco Messineo. Tra gli in­dagati a piede libero an­che Stefano De Carolis, Gran Maestro della Serenissima Gran loggia Unita d'Italia, e il sacerdote gesuita Ferruccio Romanin, rettore della Chiesa di Sant'Ignazio di Roma, accusato di concorso ester­no in associazione mafio­sa per aver scritto lettere indirizzate ai giudici finalizzate a condizionare il giudizio su alcuni imputa­ti di mafia. Tra le persone per le quali si sarebbe speso il sacerdote anche Epifanio Agate, condan­nato nel 2002 a 18 anni per traffico di stupefacen­ti, figlio del capomafia trapanese Mariano Agate.

 

 

da Narcomafie, a cura di Marco Nebiolo, Luglio-Agosto 2008, p. 23.


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