Diario di bordo
Alitalia. I finti padroni privati vanno penalizzati col non-uso: “Viaggiatori, non volate Alitalia!”
Rocco Sabelli, amministratore delegato della Compagnia aerea italiana (Cai)
Rocco Sabelli, amministratore delegato della Compagnia aerea italiana (Cai)  
09 Settembre 2008
 

E come potevamo noi pensare che non ci fosse l'inghippo, dietro tanta foga nel gridare no a Marrazzo, l'ambizioso presidente della Regione Lazio che voleva buttarsi nel business della 'nuova Alitalia'? Respinto sdegnosamente dai grandi soci privati al grido “non passa il socio pubblico”... l'inghippo infatti c'è. In modo diretto o indiretto nella Cai, la società che sotto la supervisione di Banca Intesa e del Governo avrà in dote le parti buone della disastrata Alitalia, ci sono enti locali abruzzesi, toscani e liguri.

Tra i soci della Cai figura anche la Finanziaria di partecipazioni e investimenti, controllata dalla Salt di Marcellino Gavio, quello delle autostrade, ma che vanta tra i soci anche camere di commercio, comuni e province abruzzesi e pure la camera di commercio di Roma. Nel capitale della Salt, che ha in pancia l'autostrada Sestri-Livorno, troviamo la finanziaria del comune di Lucca, una sorta di Iri denominata pomposamente Lucca Holding che si autodefinisce «strumento cardine attraverso il quale il Comune di Lucca realizza la sua attività di controllo e di indirizzo strategico nei confronti delle società controllate e/o partecipate». Nel capitale di Salt, poi, ci sono il Comune e la Provincia di La Spezia, le camere di commercio di Lucca, Genova e La Spezia.

Che l'operazione “salviamo l'Alitalia” fosse una mezza porcheria, dove al grido “non passa lo straniero” si giustificano le peggio cose, lo avevamo denunciato, come avevamo denunciato l'interventismo del presidente Marrazzo. Ma la continua menzogna è un insulto non più tollerabile. A ristabilire un minimo di regole potrebbe pensarci l'Ue.

Noi speriamo che a punire l'arroganza della politica e la cecità dei sindacati sia il non-volo dei consumatori-contribuenti italiani che hanno pagato e pagheranno i costi di un'operazione inutile per il trasporto pubblico italiano, utile solo alla facciata 'italica' sventolata da chi ha obiettivi non sempre nobili.

 

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