Lo scaffale di Tellus
Paolo Roversi. Taccuino di una sbronza
31 Agosto 2008
 

Paolo Roversi

Taccuino di una sbronza

Kowalski, pagg. 190, € 11,00

 

Paolo Roversi è un giovane scrittore di talento che spazia senza problemi dalla narrativa noir (Blue tango), al giallo puro (La mano sinistra del diavolo, Niente baci alla francese), passando per il saggio popolare (Bukowski, scrivo racconti e poi ci metto il sesso per vendere) e le raccolte di aforismi del suo autore di culto (Seppellitemi vicino all’ippodromo così che possa sentire l’ebbrezza della volata finale). Dirige anche un’interessante free press letterario come MilanoNera (edito da Kowalski) che trovate anche su web (www.milanonera.com).

Taccuino di una sbronza ha avuto una prima edizione intitolata Il mio nome è Bukowski, edita da Fermento nel 2006, che avevo già letto e segnalato.

Il filo conduttore della sua scrittura è il grande amore per Bukowski, autore geniale e ineguagliabile al quale tutto noi scrittori di poco conto dobbiamo qualcosa. Questo libro conclude la trilogia che Roversi dedica a un mito letterario, perché dopo una biografia non autorizzata e un Millelire di Stampa Alternativa non poteva mancare un romanzo. Roversi organizza una trama originale, si districa bene tra realtà bukowskiana, fantasia narrativa e vita quotidiana, per realizzare un racconto fantastico che a tratti è anche una satira della vita politica italiana. Non mancano i riferimenti a Berlusconi (che diventa Berloni), Nanda Pivano (Jolanda Bivano) e il Fabrizio Pancrazio Show (parodia del Costanzo Show). Troviamo anche accenni al nichilismo bukowskiano e ai viaggi negli States che molti ragazzi hanno fatto per incontrare il loro mito. Carlo Boschi è un impiegato di banca trentenne che si risveglia da un coma etilico convinto di essere la reincarnazione di Bukowski. Per questo motivo cambia del tutto la sua vita e la imposta seguendo le abitudini del suo scrittore preferito. Non vi anticipo il finale a sorpresa, anche se il libro non è un giallo, ma va gustato a fondo per la scrittura rapida ed essenziale venata di sottile ironia. La satira di Roversi è graffiante, il suo umorismo incalzante non risparmia nessuno e finisce per colpire un modo tutto italiano di fare politica. Vivevamo nel Bengodi, a Disneyland, meglio ancora a Topolinia. Il mio migliore amico si credeva Bukowski, il presidente del consiglio Paperon de’ Paperoni e io mi sentivo una via di mezzo tra Orazio e Paperoga. Le citazioni di titoli bukowskiani si sprecano: Io scrivo racconti, poi ci metto il sesso per vendere, A sud di nessun nord, Post office, Shakespeare non l’ha mai fatto… ma anche situazioni prelevate a piene mani dai romanzi e dalla vita del grande Buk, come il lavoro alla posta, la birra, il vino, le corse dei cavalli e le donne.

Taccuino di una sbronza conferma tutto il valore letterario di Roversi, ottimo autore di intrattenimento che - come dicevano i latini - ridendo castigat mores

 

Gordiano Lupi


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