Telluserra
Un'altra poesia di Carlos Carralero. 3 – Zaherimiento (1989)
Domenico Panaro
Domenico Panaro', 'L'esilio', 2007 (acrilico cm 50x35) 
13 Ottobre 2008
 

Zaherimiento

 

Tengo en mis manos el mejor testimonio,

una humilde carga merced de escasas

[energías.

Jóvenes tejidos, en imperativo silencio

Observan desde la impotencia, sus muy

[tempranas

Y encanecidas células.

Menesteroso estómago besa el azote

Soporta el orgullo de finos huesos,

aristócratas en las diáfasis rotas.

Estas piernas se mueven porque no aceptan

El olvido.

Ellas recuerdan el ancestral esfuerzo

por conquistar el fuego y las arrugas

prematuras de las manos compelidas a tocar

el futuro.

Pronto se esfumará la carga, quizà la energía.

No tendremos fuego, ni horno para cocer

La volountad,

ni testimonio para el esfuerzo en ruina

-para quemar el último gramo

y luego asistir al poster circo-.

Se proscribió el estímulo y el talento,

La fe y la esperanza.

Se desterró la raiz y la semilla.

La expresión y la palabra habitan el ostracismo.

Se conmina a rendir el espíritu;

último recurso de la inteligencia en su agonía.

 

Carlos Carralero – La Habana, 1989

 

 

Mortificazione

 

Ho nelle mie mani il miglior testimone,

un’umile carica ricompensa di scarse energie.

Giovani tessuti, in imperativo silenzio

osservano nell’impotenza, le loro precoci

e incanutite cellule.

Bisognoso stomaco bacia la frusta

sopporta l’orgoglio di ossa fini,

aristocratici nelle diafisi rotte.

Queste gambe si muovono perché non accettano

l’oblio.

Loro ricordano l’ancestrale sforzo

per conquistare il fuoco e le rughe

premature delle mani costrette a toccare

il futuro.

Presto sfumerà la carica, forse l’energia.

Non avremo fuoco, né forno per cuocere

la volontà,

né testimonio per lo sforzo in rovina

-per bruciare l’ultimo grammo

e dopo assistere all’ultimo circo-.

Si proscrisse lo stimolo e il talento,

la fede e la speranza.

Si esiliò la radice e il seme.

L’espressione e la parola abitano l’ostracismo.

Si invita a sottomettere lo spirito;

ultimo ricorso dell’intelligenza nella sua agonia.

 

(Traduzione di Gordiano Lupi)

 

 

Una poesia che è un inno alla libertà di espressione negata e un atto di accusa nei confronti di un regime che ha bandito lo stimolo e il talento, ma anche la fede e la speranza. Il governo cubano ha esiliato la radice e il seme, non fa crescere nel suo seno libere intelligenze, ma vuole solo spiriti sottomessi, intellettuali cortigiani che non pretendono di esprimersi in libertà. Carlos Carralero scrive questa lirica nel 1989, vive ancora all’Avana, ma è prossimo a lasciare la sua terra perché non sopporta la totale assenza di libertà. (Gordiano Lupi)


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276