Sė, viaggiare
Ritorno a Santo Domingo
09 Agosto 2008
 

Sono tornata nella splendida isola caraibica della Repubblica Dominicana lo scorso mese di luglio per una vacanza di una quindicina di giorni con mio marito. C’eravamo già stati nell’ottobre 2003, in viaggio di nozze, ma avevamo soggiornato a Punta Cana, nota località turistica situata all'estremità orientale dell’isola. Questa volta invece abbiamo scelto un’altra destinazione optando per Bayahibe, un centro localizzato nella provincia di La Altagracia, a circa due ore di pullman dalla capitale, Santo Domingo. Abbiamo prenotato tramite internet, come facciamo da qualche anno a questa parte, addirittura nel mese di gennaio, approfittando di una super offerta del cinquanta per cento di sconto. Se si presta la dovuta attenzione e si conoscono i siti giusti è possibile partire per una vacanza all inclusive a prezzi vantaggiosi, soprattutto se si privilegiano le mete estere. In Italia, per ora, i prezzi sono ancora molto alti e paradossalmente spesso si è costretti ad andare lontano per risparmiare, anche se, soprattutto d’estate, nel nostro Paese ci sono posti incantevoli dove varrebbe la pena trascorrere qualche giorno di relax.

Durante questo viaggio abbiamo conosciuto Valentina e Andrea, una coppia di Milano con la quale abbiamo trascorso molto tempo. Eravamo alloggiati nella stessa struttura, appena fuori dal villaggio turistico. Abbiamo condiviso pomeriggi intensi a chiacchierare in piscina del “Cabana Elke” (praticamente c’eravamo solo noi), le escursioni all’isola di Saona e la Crazy Wheles (simpatica escursione su moto a 4 ruote e buggy), le cena al ristorante italiano, le mangiate di aragosta…

Tra le altre cose ho segnalato ai nostri nuovi amici il mio sito personale e il portale di Tellusfolio. Al nostro rientro in Italia, ho proposto a Valentina, avendo ritenuto interessante la rubrica “Sì, viaggiare”, di inviarmi un suo resoconto sull’esperienza appena vissuta insieme. Il nostro spazio sui viaggi è sempre aperto a nuovi contributi. Pubblichiamo volentieri il suo interessante e dettagliato reportage.

 

Paola Mara De Maestri

 

 

Repubblica Dominicana:
sole, mare e… “vitamina R”

 

9 – 23 Luglio 2008

 

IL VIAGGIO

 

Aprile. Ancora presto per pensare alle vacanze, ma nulla vieta di sognare e complice una primavera 2008 poco soleggiata il mio ragazzo Andrea ed io facciamo un giro in rete sui siti che offrono pacchetti vacanze. Per caso la ricerca ci porta a scegliere come destinazione Santo Domingo e con nostra sorpresa troviamo un’offerta irrinunciabile: prenotiamo all’istante, ed è un po’ come sentirsi già in vacanza.

Luglio. Finalmente ci siamo, valigia pronta (che non superi i 20 kg però!), documenti di viaggio in mano e voli confermati: si parte! L’entusiasmo viene però un po’ smorzato in aeroporto: l’assistente dell’agenzia con cui abbiamo prenotato la vacanza non si presenta, il panico è alle stelle, per fortuna però altri passeggeri diretti a Santo Domingo, Gabriele e Paola, ci raccontano che la stessa cosa gli è successa l’anno precedente e che avevano risolto il problema recandosi al banco della compagnia aerea con cui si doveva effettuare il volo per poter avere i biglietti. Ci scapicolliamo al banco Alitalia, i nostri nomi sono sulla lista passeggeri, tiriamo un sospiro di sollievo, ma la hostess ci fa solo i biglietti per la tratta Milano–Madrid, per il proseguimento del viaggio ci dice che i biglietti vanno fatti all’aeroporto madrileno. Dopo due ore di volo arriviamo all’aeroporto internazionale di Madrid “Barajas”, ci mettiamo alla ricerca dei biglietti per Santo Domingo. Lungo il nostro peregrinare per lo scalo spagnolo troviamo un banco della compagnia con cui dovevamo fare la seconda tratta del viaggio, l’addetto dell’Air Europe ci dà i biglietti; ora possiamo rilassarci: i biglietti ci sono e ci concediamo una pausa gastronomica coi tipici bocadillos (panini imbottiti). Terminato il pranzo ci avviamo verso il gate per l’imbarco, nessuno però ci aveva detto che dovevamo farci a piedi tutto l’aeroporto, stremati dalla maratona giungiamo all’uscita e attendiamo; intanto arrivano anche il gruppo di sfortunati, tra cui Gabriele e Paola, che sono stati imbarcati sul volo successivo al nostro per Madrid. Finalmente sull’aereo e… decollo! Il volo è stato tranquillo, anche se il servizio lasciava un po’ a desiderare, arriviamo all’aeroporto internazionale “Las Americas” di Santo Domingo con un’ora di ritardo perché il pilota ha dovuto deviare la sua rotta a causa dell’uragano Bertha. Usciti dal Terminal veniamo avvolti dal caldo e dall’umidità del clima domenicano. L’avventura non è ancora terminata, (il bello arriva adesso!) ci aspettano due lunghe ore di pullman per giungere a Bayahibe, località in cui si trova il nostro hotel: il “Viva Dominicus”. Dopo varie buche, frenate improvvise e sorpassi da Formula Uno arriviamo sani e salvi dopo ben 22 ore di viaggio al nostro resort. Espletate le operazioni di check–in ci fiondiamo a cena, scegliamo la pizzeria, fanno un’ottima pizza che non ci fa rimpiangere quella italiana, dopo di che, sfiancati andiamo a letto. Ora siamo veramente in ferie!

 

FINALMENTE IN VACANZA: DIVERTIMENTO E CULTURA.

 

Dopo una meritata colazione, senza farci mancare nulla, andiamo alla scoperta del villaggio. Ci incamminiamo lungo la strada principale che divide la spiaggia dalle abitazioni. L’hotel, o per meglio dire gli hotel, in quanto la struttura che ci accoglie è divisa in due resorts, il “Viva Dominicus Beach” e il “Viva Dominicus Palace”, sono immersi nel verde: ci sono piante straordinarie che non immaginavo nemmeno esistessero. La spiaggia è da sogno, sembra di stare in una di quelle cartoline che gli amici spediscono dai tropici per fare un po’ d’invidia, ma ora ci siamo anche noi: due chilometri di sabbia bianchissima, mare cristallino e ombrose palme. Il resort è dotato di qualsiasi confort e servizio (il trattamento offerto è per tutti quello dell’all inclusive). A disposizione dei clienti ci sono due ristoranti a buffet, vari bar sparsi lungo tutto il villaggio dove si possono prendere sia soft drink che bevande alcoliche (il bar principale è quello della “Placita”: centro nevralgico di tutto il villaggio), quattro ristoranti a tema (italiano, messicano, asiatico e grill) prenotabili senza nessun costo aggiuntivo presso il guest service dalle 8:00 alle 9:00 (in realtà c’era così tanta gente che per prenotare si faceva la fila dalle 7:00!). Per gli amanti dello sport il villaggio è dotato di palestra, campi da tennis e calcio; e per gli amanti delle immersioni c’è anche un attrezzatissimo centro diving. Immancabile il servizio di animazione che organizza varie attività durante tutta la giornata. Tutto il personale del resort, in maggioranza domenicani, è sempre disponibile e gentile: non mancano mai di accoglierti con un sorriso (nonostante li facciano sgobbare per ben 10/12 ore al giorno).

Alle 9.00 (le 15.00 ora italiana, la Repubblica Domenicana ha 6 ore in meno di fuso orario rispetto all’Italia quando è in vigore l’ora legale, 5 ore con l’ora solare) abbiamo appuntamento coi responsabili del tour operator che ci danno le solite informazioni generali sulla Repubblica Dominicana e ci illustrano le varie escursioni. Noi però non ci appoggiamo all’organizzazione dell’hotel per le esplorazioni del territorio domenicano, sul breve tragitto che porta al nostro alloggio (ci hanno dovuto sistemare al di fuori della struttura principale: causa overbooking) ci imbattiamo in un simpatico signore, Savino, un italiano trasferitosi a Bayahibe che ha avviato un’agenzia multiservizi (escursioni, compravendita e affitto di appartamenti, ville e lotti di terreno, e persino servizio di lavanderia) dopo varie contrattazioni portate avanti del nostro amico Gabriele, prima per 11 persone e dopo solo per 4, riusciamo a strappare ad un prezzo economico una delle tipiche gite offerte in partenza dalla località di Bayahibe: gita in barca all’Isola di Saona con pranzo a base di aragosta (e un quadretto tipico in omaggio per ogni escursione effettuata). L’Isola di Saona si trova all’estremità sud orientale della Repubblica Dominicana, fa parte del Parque Nacional del Este una zona naturale protetta istituita nel 1975. Inizialmente abitata dai Taino, antica popolazione locale, prende poi il suo nome, datogli da Cristoforo Colombo durante il suo secondo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo, dalla città ligure di Savona. Ad oggi l’isola è quasi disabitata, fatto salvo per un gruppo di pescatori che vi lavorano e vivono in un piccolo villaggio. La mattina della gita ci presentiamo al negozio di Savino e veniamo portati in macchina da un suo collaboratore locale al porticciolo di Bayahibe, saliamo su una lancia che ci porta al catamarano per Saona, dove ci accolgono (alle 10.00 del mattino!) con coca cola e “Vitamina R”, per chi non sapesse di cosa si tratta stiamo parlando dell’immancabile rhum domenicano, offerto ovunque sul territorio della Repubblica. Il catamarano costeggia la costa di Bayahibe e noi ci godiamo il viaggio (circa 2 ore) accompagnati da rhum e musica latina: due componenti fondamentali del soggiorno nella Repubblica Dominicana. Verso mezzogiorno sbarchiamo sulla spiaggia di Saona, dove veniamo presi d’assalto da persone che ci vogliono vendere di tutto: cocco, rhum, collanine, massaggi, treccine. Noi ci sediamo tranquilli e guardiamo il paesaggio caraibico, anche se purtroppo il mare non è così limpido come ce lo aspettavamo: quel giorno l’acqua era un po’ mossa e le lance che lasciano i turisti sulla spiaggia smuovono un po’ troppo i fondali alzando sabbia e alghe. Alle 13.00 ci viene offerto il pranzo a buffet, ma noi aspettiamo che ci venga servita una deliziosa aragosta che viene spazzolata in un batter d’occhio! Dopo circa un’ora dal pranzo ci vengono a riprendere le lance, per portarci a vedere le piscine naturali dove, a detta degli accompagnatori, avremmo visto una miriade di stelle marine: noi ne abbiamo viste solo un paio, per di più raccolte dal personale di bordo (qualche dubbio che se le fossero portate da casa c’è venuto!). Dopo la sosta alle piscine naturali per il bagno ci hanno riportato al nostro hotel via mare. La gita non è stata brutta anche se ci aspettavamo qualcosa di più.

La seconda escursione è andata molto meglio, sempre prenotata dal nostro factotum Savino. Prima di iniziare il racconto di questa gita devo darvi un’informazione di servizio obbligatoria: se pensate di andare a fare un giretto in decappottabile vi sbagliate di grosso, portate vestiti e scarpe “da buttare” perché tornerete all’hotel ricoperti di terra (ve la troverete anche nelle mutande!). Con questa escursione si va alla scoperta dell’entroterra con quad 4X4 e buggy, qui si vede l’altra faccia della medaglia: si è lontani dalla vita patinata del villaggio; attraversi la strada e puff... la vita vera: baracche e povertà, vieni rincorso dai bimbi che ti chiedono caramelle e soldi (noi sapendo già dall’Italia di questo aspetto ci siamo portati delle caramelle, i nostri amici Paola e Gabriele le hanno comprate in un negozio vicino al villaggio insieme a qualche matita. Non date mai i soldi! I bimbi si abituerebbero all’accattonaggio). Le guide locali ti portano a vedere le coltivazioni di frutta e le piantagioni di canna da zucchero, ti portano inoltre a vedere uno scorcio del Rio Chavon dove la natura ha il primato sull’uomo e ha pieno possesso del territorio e dove sono stati girati alcuni film tra cui Rambo, King Kong, Apocalypse Now, Anaconda, ecc.,e un’immancabile “sosta shopping” in una “capanna”, dove oltre ad offrirti frutta freschissima e dolcissima vendono i tipici quadri coloratissimi e gioielli fatti con ambra e larimar (due pietre che si trovano in abbondanza sull’isola). Le guide ci hanno spiegato che la maggior parte dei terreni dell’isola è di proprietà di una compagnia americana, che importa (o meglio sfrutta) gli Haitiani per il lavoro nei campi offrendogli un alloggio e l’assistenza medica in cambio di 12 ore di lavoro per 5,00 $ al giorno; a quanto pare però per gli Haitiani questo trattamento va bene in quanto ad Haiti si muore letteralmente di fame. Per chi non lo sapesse Haiti e la Repubblica Dominicana si trovano entrambe sull’Isola di Hispaniola, politicamente divisa appunto tra Haiti ad occidente, che occupa circa un terzo della sua superficie, e la Repubblica Dominicana ad oriente che occupa i restanti due terzi del territorio. Come tutte le isole nel Mar dei Carabi, Hispaniola è stata colonizzata dagli europei, ad ovest dai francesi e ad est dagli spagnoli, sia Haiti che la Repubblica Dominicana sono ormai indipendenti, ma entrambe hanno dovuto soffrire la guerra civile, e chi ne ha avuto la peggio è stata sicuramente Haiti, si calcola infatti che l’80% della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà. I domenicani invece se la passano un po’ meglio in quanto la loro economia si basa sulla fiorente industria del turismo. Ricordiamo per gli appassionati di storia che la Repubblica Dominicana è stato uno dei primi territori del Nuovo Mondo su cui mise piede il buon Cristoforo Colombo il 5 dicembre 1942. Tutti erroneamente chiamano l’isola Santo Domingo, ma in realtà è il nome della capitale dove ancora oggi si può visitare la parte coloniale della città, dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1990 dall’UNESCO, vi si può ancora vedere la casa della famiglia di Cristoforo Colombo.

Le giornate tipo di questa vacanza (togliendo le escursioni) sono state all’insegna del relax totale: bagni di sole e di mare e… cibo (anche troppo!). È doveroso spendere una parola di elogio per il ristorante italiano dell’hotel: “Il Palco”. La cucina è ottima, così anche il servizio…ma soprattutto è stata notevole l’aragosta che abbiamo mangiato l’ultima sera, con pochi euro (16,50 €) si mangia un’aragosta de favola!

Come detto in precedenza, la nostra sistemazione era al di fuori dal “Viva Dominicus”, in un piccolo residence a 30 metri del resort il “Cabana Elke”, Andrea ed io, ma anche Paola e Gabriele ci siamo trovati benissimo; be'… il primo impatto non è dei migliori ma poi ti rendi conto che hai avuto una fortuna sfacciata a finire lì: camere spaziose (la nostra era un mini appartamento), piscina privata, dove abbiamo speso la maggior parte dei nostri pomeriggi poiché il mare del “Viva” di pomeriggio era un po’ sporco e tanta tanta tranquillità e silenzio. Il personale, a partire dal proprietario (italiano) è gentilissimo e sempre disponibile. Quindi se per caso vi capita di essere alloggiati lì al posto di una stretta camera al “Viva” (così tanti ci hanno riferito) rimanete al “Cabana Elke”.

Questo paragrafo è dedicato agli shopping-addicted, ovvero ai maniaci dei souvenir. Oltre ai soliti “ricordini” offerti, come magliette e portachiavi, l’oggettistica dominicana propone vari prodotti, ma partiamo dai bellissimi quadri dipinti su tela che trovate ovunque, ci sono di tutte le misure e sono abbastanza economici; quelli grandi vengono staccati dalla cornice, arrotolati e incartati e si possono portare sull’aereo come bagaglio a mano, i venditori assicurano che sono lavabili con uno straccio umido e non si rovinano. Come già accennato in precedenza sull’isola vengono commerciate due pietre: il larimar, di colore azzurro, e l’ambra. Potete portare a casa vari gioielli di varie forme a prezzi contenuti. Vengono commerciate anche molte statuette di legno intagliate a mano e in ultimo come non portare a casa dell’ottimo rhum e dei sigari domenicani le marche più famose di rhum sono il “Barcelò” e il “Brugal”)! Il consiglio è quello di acquistare il rhum o qualsiasi alcolico al duty free dell’aeroporto in quanto costa meno, ma se per caso al ritorno dovete fare scalo all’aeroporto di Madrid compratelo in un negozio di Bayahibe e mettetelo in valigia, poiché non si capisce per quale strano motivo nella zona transiti non fanno passare liquidi, anche se comprati nell’aeroporto di provenienza con regolare scontrino; noi siccome avevamo tempo tra un volo e l’altro siamo riusciti a spedirlo in uno zaino come se fosse stata una valigia, con il terrore che si rompesse (o peggio ancora che venisse bevuto da qualche addetto ai bagagli!).

Purtroppo la nostra vacanza è giunta al termine, quattordici giorni di ferie sembrano tanti ma in realtà sono sempre pochi, ti accorgi che il tempo vola talmente in fretta che non riesci a fare tutto quello che ti eri programmato di fare e vedere… anche la speranza dell’overbooking sull’aereo per rimanere qualche giorno in più nella Repubblica Dominicana è svanita la mattina della conferma voli per l’Italia e non ci resta che rifare i bagagli e chiuderci dentro il magnifico ricordo di questa vacanza su quest’isola baciata da Dio e dagli uomini.

 

Valentina Chiara Santi


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