Pena di morte. L'Italia aiuta l'Iran a condannare i propri cittadini al patibolo. Interrogazione
03 Agosto 2008
 

L'Italia, da molto tempo riconosciuta quale leader mondiale contro la pena capitale e prima promotrice della moratoria internazionale dell'Onu, sta aiutando la Repubblica islamica dell'Iran a condannare i propri cittadini -anche minorenni- a morte.

Durante un servizio andato in onda su Rai 1 il 31 luglio nel corso della trasmissione televisiva “Superquark” dedicato all'addestramento dei cani antidroga e delle unità cinofile, un ufficiale della Guardia di Finanza ha dichiarato che attualmente l'Italia sta addestrando unità cinofile antidroga dell'Iran. Il cane antidroga è strumento utilizzato appunto nell'individuazione del possesso e dello smercio di sostanze stupefacenti, reato punito in Iran con la pena di morte. Se ne deduce che lo Stato italiano sta attualmente fornendo un prezioso strumento di individuazione e formazione di prove utilizzate per l'impiccagione di centinaia di cittadini iraniani.

Solo lo scorso 27 luglio, sono stati giustiziate a Teheran ben trenta persone contemporaneamente, di cui venti per reati connessi proprio a spaccio e traffico di droga. Nel 2007, secondo il rapporto annuale di Nessuno tocchi Caino, dei 355 giustiziati in Iran, almeno 138 persone, tra cui un minorenne, erano state condannate per traffico di droga.

 

Per questo, insieme al senatore Marco Perduca, ho rivolto una interrogazione ai ministri della Difesa e degli Affari Esteri per sapere:

- se il Governo ritenga compatibile con l'articolo 27 della Costituzione e con la moratoria internazionale contro la pena di morte, la fornitura di strumenti essenziali per l'individuazione di reati perseguiti con la pena di morte in Iran;

- quali sono i Paesi a cui le forze dell'ordine italiane hanno fornito strumenti atti all'individuazione di reati perseguiti con la pena di morte, come l'addestramento di unita' cinofile antidroga;

- se il Governo non ritenga opportuno fornire copia dell'accordo firmato con Teheran.

 

Donatella Poretti

 

 

Qui il testo dell'interrogazione


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