Diario di bordo
Stato di emergenza nazionale? Una trovata autopromozionale che decreta il fallimento della legge Bossi-Fini
25 Luglio 2008
 

Lo stato di emergenza nazionale, oltre che una trovata promozionale, è l'ammissione del fallimento della legge Bossi-Fini, tutt'altro che un deterrente all'immigrazione clandestina.

Il ministro Roberto Maroni, quando all'opposizione, ha infatti sostenuto che gli sbarchi negli ultimi anni erano causati da una applicazione lassista della legge da parte del Governo Prodi, e che la Bossi-Fini era invece un'ottima legge. Commentando l'ennesima tragedia a Lampedusa nell'agosto 2006, in cui persero la vita 40 persone, l'allora esponente dell'opposizione non esitò ad incolpare il ministro in carica Paolo Ferrero perché aveva più volte espresso la necessità di rivedere la legge:

«Quando (Ferrero) dice che ci sono 30 milioni di africani che premono sulle frontiere e invita il governo a facilitare gli ingressi le sue parole finiscono direttamente sui tg nazionali e quando arrivano nel Maghreb scatenano un tam tam che fa ripartire gli sbarchi».

Ma nonostante Ferrero sia andato e dimenticato da mesi, gli sbarchi continuano, anzi aumentano! La domanda che poniamo al ministro è quindi la seguente: è sempre colpa di un Governo lassista?

Noi sosteniamo che la legge Bossi-Fini sia una mostruosità che favorisce e crea clandestinità. È necessario subito abolirla ed istituire il flusso continuo, per dare la possibilità a chiunque abbia un lavoro di venire in Italia in qualsiasi momento dell'anno. Questo permetterebbe di combattere l'occupazione in nero dei clandestini, meta che spinge molti a rischiare la vita, e fenomeno purtroppo necessario per molte aziende vista l'inadeguatezza dei flussi. Solo così riusciremmo a dare un messaggio forte alle popolazioni che aspirano a raggiungere le nostre coste: vieni solo quando avrai un lavoro, altrimenti rimarrai disoccupato.

 

Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc


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