Diario di bordo
Valter Vecellio. Diario del digiuno. 2 
Non è una protesta, come qualcuno dice. Informazioni negate che si sarebbero date se ci fosse un format per i diritti umani
24 Luglio 2008
 

Perché questo digiuno di “dialogo” con Marco Pannella – giunto ormai al diciassettesimo giorno – parlamentari, dirigenti e militanti radicali? Non è una protesta, come qualcuno ancora dice. Un digiuno e un’iniziativa politica contro la prevedibilissima condanna a morte (ed immediata esecuzione) dell’ex ministro iracheno Tarek Aziz, numero due del regime guidato per decenni di Saddam Hussein, questo sì. «Dopo la straordinaria vittoria della Risoluzione sulla Moratoria Universale della pena di morte approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 18 dicembre 2007», dice Pannella, «centinaia di parlamentari di tutti gli schieramenti politici, premi Nobel e personalità di tutto il mondo hanno sostenuto l’azione nonviolenta e lanciato o aderito all’appello “Moratoria della pena di morte anche per Tarek Aziz».

 

Quello che non viene detto, non viene “raccontato” (e anche perché sia detto, sia “raccontato” si digiuna) è che in questi giorni in Irak è in corso un processo burla che con ogni probabilità si concluderà con la condanna a morte del cristiano caldeo Tarek Aziz. Ad Aziz è stata negata ogni garanzia processuale. Non ha un collegio di difesa, dopo che il suo avvocato iracheno ha abbandonato il paese per paura di essere assassinato, come è già accaduto all’avvocato difensore di Saddam. Ad Aziz è stato impedito anche di essere assistito da avvocati stranieri che ne avevano fatto richiesta.

 

Non si tratta di un “mero” atto umanitario; piuttosto è un preciso, concreto e puntuale obiettivo politico: la difesa del diritto e della verità, della legalità e della giustizia in Irak. Evitare la condanna a morte e l’esecuzione di Tarek Aziz potrebbe segnare una evidente soluzione di continuità, rispetto a metodi e pratiche in voga ai tempi di Saddam, oltre assicurare verità e giustizia a tutte le vittime del suo regime, non solo quelle per cui Aziz è oggi sotto processo. Per questo invitiamo tutti a firmare on line al sito www.radicalparty.org

 

Non se ne parla, non se ne deve parlare: Pannella da tempo sostiene che a fine febbraio 2003 sembrava possibile un rinvio dell’inizio della guerra; e che il presidente americano George W. Bush, preso atto che l’inizio l’esilio di Saddam si stava configurando come possibile, per questo scatena la guerra: «Noi lo dicevamo prima delle rivelazioni diffuse da El Pais sul fatto che Saddam avrebbe chiesto un milione di dollari per lasciare il paese. Ricordo che il 18 gennaio del 2003 dissi da Radio Radicale, avendo evidentemente raggranellato notizie, che occorreva dare forza politica alla possibilità che ci fosse davvero una alternativa, con le dimissioni o l’esilio di Saddam. C’eravamo riusciti a tal punto che probabilmente il presidente degli Stati Uniti ha anticipato la data della guerra perché la pace stava scoppiando…». Dice Pannella di ritenere che Bush abbia tradito «il suo giuramento di fedeltà alle leggi e alla bandiera degli Stati Uniti. E lo dico da americano onorario». La cosa non meriterebbe di essere approfondita e “raccontata”?

 

Quando si chiede perché con tanta insistenza si chiede che l’informazione radiotelevisiva pubblica si doti di un format per i diritti civili e umani, è anche per dare questo tipo di informazioni, di notizie. Nel momento in cui leggerete questa nota, molto probabilmente sarà in corso una clamorosa iniziativa radicale. Altre ne dovranno seguire, perché sia riconosciuto finalmente il diritto einaudiano del conoscere per poter deliberare secondo scienza e coscienza. Ne riparleremo.

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 23 luglio 2008)


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