Lisistrata
Di pedofilia, di pederastia e di violenza sulle donne 
E delle ripetute dichiarazioni del papa
22 Luglio 2008
 

Il numero dei preti pedofili (ma il termine non è esatto, spiegherò poi il perché) deve essere imponente, se il papa dopo aver scagliato i suoi soliti strali contro il relativismo (a sostegno del suo fondamentalismo sempre meno soft), perdita della fede, aborto ecc. deve fare pubbliche dichiarazioni ripetute, e ammettere che non basta rimuoverli, bisogna denunciarli e che vadano sotto processo.

Il Vangelo è terribile nei confronti di comportamenti offensivi dei bambini: dice che chi ha scandalizzato (solo scandalizzato!) uno dei piccoli, sarebbe bene che si legasse una pietra al collo e si buttasse a mare, insomma è l'unico caso in cui sia consigliato apertamente il suicidio. Solo che quando spiegano il Vangelo nessuno dice che scandalo è un eufemismo per abuso di minori.

Il Vangelo qui eredita e non modifica la componente decisamente sessuofobica della cultura ebraica. Greci e Romani avevano altre opinioni e comportamenti. I Greci non consideravano l'omosessualità maschile che includesse anche ragazzi adolescenti come cosa negativa e questa era la pedofilia, (praticata anche da Socrate), mentre l'aspetto violento, che era censurato, si chiamava pederastia. I Romani poi attraverso Quintiliano avevano come motto: “maxima debetur puero reverentia”, “bisogna avere il massimo rispetto per il fanciullo”. Che l'uso sessuale dei discepoli fosse tuttavia diffuso lo testimonia Dante che mette all'Inferno per questo peccato, con un punto di amara ironia, il suo maestro Brunetto Latini, ricordandone tuttavia l'immagine con pietà e rispetto: «la buona immagine paterna di voi che... m'insegnavate come l'uom s'eterna». Questo per bambini e ragazzi.

Ma di bambine o ragazze non si parla mai, Catullo scrive affettuosamente di una puttanella non senza garbo (scortillum non invenustum) e il diritto romano afferma addirittura che, mentre si deve -come abbiamo visto- il massimo riguardo al bambino, la fanciulla ama la violenza sessuale (vis grata puellae). Vis è violenza senza mezzi termini e il legislatore spiega anche perché la fanciulla ne è grata, perché altrimenti non avrebbe mai saputo che cosa è il piacere(!) strana e quasi sadica idea del piacere.

È un fatto che tutto ciò che attiene alla sessualità (cioè in pratica tutta la vita umana) o diventa oggetto di informazione formazione sperimentazione regole libertà attraverso l'informazione sessuale, l'educazione sentimentale, la conoscenza delle varie forme di sessualità generativa o erotica o di sola amicizia affettuosa o amorosa e l'apprendimento della storia e narrazione delle relazioni tra persone dello stesso o di diverso sesso, che passa anche attraverso varie fasi e conduce ciascuno/a a cercare e trovare l'espressione più gradita, ma non immobile, oppure tutto questo campo è una enorme rimozione e si sa che la rimozione non fa bene alla salute psichica e anzi genera una incontenibile violenza.

 

Lidia Menapace


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276