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Paolo Moschi: Risposta a Marco Cipollini su "San Vivaldo contra Montignoso"
14 Luglio 2008
 

Mi sento in dovere di dissentire dal suo articolo su Montignoso, conoscendo entrambe le realtà, sia quella citata che quella splendida di S. Vivaldo. Premetto che capisco bene la battaglia che purtroppo poche persone fanno ancora in favore della bellezza nei luoghi sacri e non solo. Però proprio perché capisco la sensibilità del Sig. Cipollini, devo contestare alcune frasi quantomeno ingenerose.

Innanzitutto pretendere da un qualunque istituto religioso dei nostri tempi opere all’altezza del Rinascimento, mi sembra fuori luogo. Se andiamo nella stessa Firenze, ed ahimè non solo, vedremo a pochi chilometri dalle chiese più belle del mondo, chiese post-conciliari tra le più oscene d’Italia, che segnano e feriscono non solo l’ambiente ma proprio il sentire profondo di chi si dichiara cattolico. Un esemplare vicino alle località citate è Santa Maria della Marca a Castelfiorentino: chiesa oscena, della quale però non viene fatto cenno. Come non viene fatto cenno del fatto che la bella chiesa romanica, duegentesca, è stata completamente ristrutturata e rimessa in piedi, in fedeltà, proprio dai Servi del Cuore Immacolato, i quali l’hanno trovata rudere.

È vero che non tutte le opere esposte possano essere considerati capolavori. Il suggestivo San Benedetto all’entrata però non è stato preso in considerazione.

Tuttavia, prima di giudicare Montignoso occorrerebbe sapere che cosa c’era prima.

In pochi anni a Montignoso, dal nulla, o meglio, dai ruderi, è stato costruito molto, e questo con puro intento evangelico. Forse il Wojtyla non è uno dei più somiglianti, ma almeno lì la memoria è stata conservata. In altri posti, dove si urlava “Santo Subito”, del grande Papa polacco si è quasi perso memoria. La citazione Disneyland poi mi sembra davvero infelice: a parte il paragone, Montignoso, piaccia o meno, lavora al servizio del vangelo e non certamente per il profitto. Perché è questo il punto che vorrei approfondire. Se il sig. Cipollini tornerà a Montignoso, e chiederà alle molte persone da dove provengono, capirà che queste capitano frequentemente da tutta la Toscana e pure da altre Regioni. Ma questo non per fare la visita al presepe, no! Il motivo è tutt’altro: a Montignoso c’è la preghiera, quella come una volta, quella che forse anche nel sig. Cipollini suscita un certo rispetto. Perché le congregazioni nascono con l’obbiettivo di portare gli uomini a Cristo, non tanto per essere museri a cielo aperto. E qui a Montignoso, lo posso garantire, il lavoro procede a gonfie vele! Infine, il Cipollini si chiede: «ma che bisogno c’era di questa caricatura di santuario ad appena qualche chilometro dallo splendido San Vivaldo?».

Esistono antichi splendidi santuari oggi dimenticati ad uso parrocchiale nel senso minimo del termine. Altrove, chi ha qualcosa da dire, lo fa con i mezzi in suo possesso. E, strano a dirlo, ma l’Opera dei Servi del Cuore Immacolato va oltre alla bella cartolina della Toscana. Le più belle opere di Montignoso, infatti, non sono nelle sue raffigurazioni artistiche, bensì nelle centinaia di conversioni e di grazie ricevute. Elementi che forse il Presidente Martini, o Sgarbi, potranno essere esonerati dal certificare.

 

Paolo Moschi, Volterra


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