Lo scaffale di Tellus
Alberto Figliolia: Donatella Bisutti, magia delle parole
19 Luglio 2008
 

Vivendo

Contro il vetro

il disegno di un respiro

prima e dopo, invisibile.

(da Inganno ottico, Società di Poesia)

 

La bellezza è forse una

più intensa voracità

al centro della vita?

(da Su un quadro di Nolde al Museo di Copenhagen, Penetrali, Boetti & C.)

 

Donatella Bisutti è una signora fantasiosa, sognatrice ma ma ben radicata in questa Terra, simpaticissima, ed è anche una figura poetica di assoluta multiformità: autrice dalla cifra complessa, di notevoli suggestioni ed evocatività, di parole fortemente carnali ed echi di metafisico, esperta traduttrice e grandissima divulgatrice. Fra le sue opere ricordiamo: Inganno Ottico (1985) – indimenticabile la “Canzone d'amore cannibale” –, con cui ha vinto il Premio Internazionale Montale per l'inedito, silloge poi tradotta in Francia nel 1989 dal poeta Bernard Noel; la raccolta Penetrali (1989), con il magnifico e struggente “Anniversario dei morti” (... Inconsolata mi tendi/ la mano, ché la speranza è anche dei morti./ Così madre bambina percorri i viali/ tu che dominavi, incerta,/ finalmente un sorriso/ sulla chiusa falce delle labbra./ Ma nevica e la giornata/ volge alla sua fine - nemmeno questa volta/ apportando il perdono/ o l'oblio); il poema Colui che viene (1994) in un'edizione bilingue (Io ti amo ti amo gridi non sai a chi/ ed esci nel buio a cercarti/ in luoghi perduti di merci e di anime, da La notte; ... un silenzio più fitto e più sospeso/ dove non si è formata la parola, da Il viandante), con prefazione di Mario Luzi; Violenza (1999), di cui citiamo i versi... Anche nell'orrore/ la rosa./ La rosa di sangue.

La Bisutti è anche narratrice – Voglio avere gli occhi azzurri (Bompiani, 1997) – e scrittrice per ragazzi – L'Astromostro (Feltrinelli 1980) e Lucio e la luce della luna (Campanotto 2000). La poetessa milanese fa inoltre parte del comitato di redazione della rivista Poesia. Ma quel che qui maggiormente ci preme è segnalare il suo inesausto lavoro di divulgazione della poesia attraverso corsi di aggiornamento per insegnanti, laboratori per allievi e studenti, corsi per adulti, e tramite opere di nuova concezione, come L'Albero delle Parole (Feltrinelli, 1978 e, in un'edizione accresciuta, 1996), il saggio La Poesia salva la vita (Mondadori, 1992 e, negli Oscar, 1998) e le parole magiche (FeltrinelliKIDS, 2008, pp. 139, euro13), l'ultima sua splendida fatica.

Con le parole magiche, libro coloratissimo, con tante immagini e disegni, allegro e di piacevolissima lettura per ogni età, Donatella Bisutti aggiunge un altro tassello importante al mosaico della sua opera di eccezionale divulgatrice del fenomeno-Poesia. Le lettere, ogni consonante e vocale, prendono vita come per magia e si fabbricano parole che a loro volta costruiscono poesia: una prima poesia e via di seguito... come la più semplice e la più bella delle magie, alla scoperta del mondo che ci circonda, fuori e dentro, e dei suoi segreti. «Come tutti i giochi che si rispettano anche questo è un gioco estremamente serio», scrive la Bisutti nell'introduzione. Dopo L'albero delle parole, «gigantesco albero dagli infiniti rami che buttano sempre nuove foglie», ora la «bacchetta magica che trasforma una parola in un'altra e una cosa in un'altra».

È un libro, le parole magiche, molto fisico che convive felicemente con l'“immaginazione creatrice” per un'autentica “educazione all'emozione”. Con le parole si gioca. Le parole trasformano. Parole-forma. Merende di parole. Parole-trottola e parole-calamita. Metafore e calligrammi. Stupore. Parole che rotolano e parole che ascendono. Parole che vibrano nel silenzio e lo spezzano oppure lo ricreano. Parole sinuose, a comporre poesie di felicità. Anche paura e tristezza, talora. Onomatopee. Non sense e filastrocche. Con le parole si può fare qualsiasi cosa: soprattutto, poesia. Con la poesia si può reinventare l'universo intero. E a chi, meglio che ai bambini, padri del futuro, affidare questa speranza? A loro in primo luogo si rivolge il libro. Ma non farebbero male a leggerlo anche gli adulti. In particolare quegli adulti che hanno dimenticato di esser stati bambini.

 

Alberto Figliolia


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