Diario di bordo
Bruna Spagnuolo: La fabbrica del sogno-speranza 
(Ovvero: ‘Le gocce piccole delle speranze grandi’ - Continua…)
31 Luglio 2008
 

Tutti hanno sentito definire Modena ‘capitale del biologico’, nel mese di Giugno. L’esposizione-crocevia mondiale di tutto ciò che dall’ambiente/nell’ambiente/per l’ambiente e per l’uomo si produce -a tutta rosa dei venti- è magnifico e fa ben sperare. Viene spontaneo pensare che sia una fortuna che cose come quella accadano e vadano a fare da contrappeso sulla bilancia della vita terrena contemporanea … È rincuorante scoprire che, insieme alle forze del male, le forze del bene sciamino come alveari benefici e creativi. Ogni giorno che passa porta doni pregevoli alle possibilità di sopravvivere senza danneggiare né l’ambiente né la vita dell’uomo. I modi per creare energia pulita si arricchiscono di ora in ora; là dove prima esisteva l’energia eolica di ‘vecchio tipo’ (mi si perdoni la definizione) ora esiste anche la possibilità di costruire generatori eolici troposferici che possono sostituire migliaia di torri a pale eoliche, occupando poco spazio e basandosi su un sistema di funi e di poetici aquiloni. Uno di tali generatori potrebbe sostituire, a buon diritto, una centrale nucleare, ma, se anche così non fosse, varrebbe la pena di accontentarsi (se rispettare la vita ed evitare di seminare morte può essere definito ‘accontentarsi’) di risultati leggermente inferiori.

Uguaglianze tra un generatore eolico troposferico e una centrale nucleare: 1) necessità di segnalazione-warning di volo; 2) attività estesa a un numero quasi illimitato di ore; 3) alta produzione.

Differenze tra un generatore eolico troposferico e una centrale nucleare: 1) il generatore troposferico non avrebbe alcun impatto negativo sull’ambiente; 2) non danneggerebbe neppure gli uccelli che eventualmente vi finissero dentro e non farebbe che bene alla salute della gente; 3) costerebbe infinitamente meno, in una proiezione economica a breve raggio (come costruzione: circa seicentomila euro), e ancor meno, in una proiezione a lungo raggio, poiché userebbe ‘materia prima gratuita’ (il vento); 4) potrebbe essere costruito anche nelle zone senza vento, perché il vento lo va a pescare dove c’è sempre (nella troposfera); 5) dulcis in fundo, sarebbe una fabbrica del sogno ‘della speranza’ di sopravvivenza del genere umano.

La centrale nucleare (di ‘terza generazione’), al contrario, come tutti sanno, emette scorie altamente radioattive che vanno ‘allettate’ negli strati geologici della madre terra (come figli velenosi e matricidi) auspicabilmente tra strati di sale (indice di mancato passaggio di acqua), di granito o di argilla (impermeabili -se, a lungo andare, ci si potesse fidare dello smaltimento abituale, ripetitivo e oneroso, che, avversato dalla gente consapevole, potrebbe non tardare a finire nelle vie tortuose dello smaltimento abusivo, e se nessun movimento tellurico o tettonico ne disturbasse il ‘sonno’); nuoce alla salute della gente e uccide la vita sulla terra; costa quattro miliardi di euro (come costruzione) e costa molto quotidianamente, perché si basa sul consumo di minerali rari e onerosissimi come il plutonio e l’uranio; non può essere costruita ovunque; amarus in fundo, sarà (eheu, pro dolor!) fabbrica di morte.

Sognare è tutto ciò che rimane, oggi, all’uomo (inconsapevole di tradire tutti i suoi parenti, persino l’homo sapiens e il paleanthropus neanderthalensis). Può continuare a dormire (e a fingere che nessuna creatura sia così empia da negare i sogni -anche quelli di sopravvivenza- agli esseri pensanti) o svegliarsi e difendere il suo diritto a sognare la speranza nel perpetuarsi della vita sulla terra.

Tutti, ormai, hanno capito che il petrolio sta finendo e che, ergo, il mondo intero è in fermento. I politici credono di dover ‘correre ai ripari’ senza allarmare ‘il popolino’. Mi piacerebbe ricordare loro che prendere decisioni affrettate non porta a nulla di buono (in alcune regioni meridionali si dice: “per la fretta, la gatta ha messo al mondo gattini ciechi”) e che costruire centrali nucleari, che sappiamo -già in partenza- superate, è un gesto avventato (foriero di disastro); al ‘popolino’ mi piacerebbe ricordare che è ‘popolo sovrano’ e che potrebbe tutelare i pilastri della sua sopravvivenza; a tutti i politici di buona volontà vorrei chiedere di raccogliere firme per ottenere che il governo investa i fondi (già pochi e stentati) nazionali e i sacrifici dei cittadini in imprese della speranza e non in imprese del dies irae; a grandi e piccini (e soprattutto ai vecchi bimbi e ai bimbi vecchi del mondo) desidero inviare un pensiero positivo: l’essere umano ha risorse spirituali inesauribili e saprà venir fuori dal calcio d’angolo in cui è stato incastrato/ non ci ha già regalato un sogno plastico e reale, che si chiama motore ad acqua?

 

Bruna Spagnuolo


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