Cinema anni 70 & 80
Le commedie sexy di Franco Bottari
28 Giugno 2008
 

Franco Bottari (1925) nasce a Caserta e comincia a fare cinema fin dai primi anni Cinquanta come scenografo e costumista. Collabora con molti registi, si forma alla scuola di Lattuada, Lizzani, Zurlini, Bolognini, Comencini, Bertolucci, Salce, Steno e Franciosa. Negli anni Settanta è prolifico sceneggiatore. Ricordiamo i soggetti di Ondata di piacere di Ruggero Deodato (1975), Quelli della calibro 38 di Massimo Dallamano (1976) e Nude si muore di Antonio Margheriti (1968). Come regista lascia tre (o quattro) pellicole dimenticabili ma due sono in sintonia con il genere della commedia sexy.

Il suo primo film è Guernica (1972), lavoro poco visto che si sforza di raccontare una poco credibile storia di violenza e terrorismo. Marco Giusti su Stracult lo definisce un terribile giallo politico che vorrebbe essere ambientato in un paese sudamericano e soffre invece di set romanissimi. Carlo Verdone - per l’occasione assistente alla regia - lo definisce un politico all’amatriciana, un film che Bottari gira ricorrendo a trucchi assurdi per nascondere in tutti i modi gli ambienti romani. Secondo Marco Giusti viene rieditato nel 1973 come Ventiquattro ore… non un minuto di più, ma per il Dizionario del cinema italiano del Poppi si tratterebbe di un nuovo film giallo girato nel 1974. Non so per quale tesi optare, perché non ho visto le pellicole.

I film di Bottari che più interessano sono Voglia di donna (1978) e La vedova del trullo (1979), vere commedie sexy che chiudono una rapida e poco felice carriera da regista.

Voglia di donna (1978) è opera modesta e imprevedibile che porta sul grande schermo alcune affascinanti attrici del tempo, inserite in situazioni surreali, con trovate assurde, divagazioni incredibili sul tema del sesso, della politica e della vita coniugale. Il film è composto da tre episodi. Nel primo (Domenica con…) ci sono due giovani sposi che girano i loro rapporti video e si rivedono, ma per un imprevisto tecnico l’intero condominio assiste alla performance erotica. Pare che l’episodio sia ispirato a un fatto di cronaca. L’interprete femminile è Laura Gemser, attrice dal fascino esotico che non ha bisogno di presentazioni. Il partner maschile è un diligente Gabriele Tinti, libero di lasciarsi andare nelle sequenze erotiche visto che recita con sua moglie. Nel secondo (La pipì) c’è un fidanzato geloso che indaga sui possibili tradimenti della sua ragazza. La donna scopre un videoregistratore acceso che la riprende e per vendicarsi va a letto con il principale (Carlo Giuffrè). L’interprete femminile è la stupenda Rena Niehaus (Oedipus orca e La orca di Eriprando Visconti, entrambi del 1976), bellezza acerba che seduce e buca lo schermo, da ricordare soprattutto mentre sale le scale senza mutande. Nel terzo episodio (Il miracolo) vediamo un folle scienziato (il bravissimo Luciano Salce) materializzare le immagini televisive per consentire a un gelataio (Gianni Cavina) di andare a letto con Ilona Staller. Inutile dire che la bionda pornostar ungherese interpreta se stessa. Nonostante tanta abbondanza di bellezze femminili, la pellicola non diverte, non decide quale strada prendere, ma resta a metà tra la critica sociale e la commedia sexy. In Spagna è uscito come Deseo de mujer e nei flani punta tutto sulla bellezza androgina di Ilona Staller.

La vedova del trullo (1979) è l’ultimo film di Bottari, che si avvale della musica di Stelvio Cipriani e di interpreti amati dal pubblico ed esperti di commedia sexy come Carlo Giuffrè, Mario Carotenuto, Renzo Montagnani e Nino Terzo. La protagonista femminile è Rosa Fumetto, spogliarellista del Crazy Horse che conobbe un momento di popolarità in Italia a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Il vero nome della torinese Rosa Fumetto è Patrizia Novarini (1946), comincia come show-girl e ballerina, quindi si dedica al cinema dove lascia un buon ricordo ne La Lune dans le caniveau (1983) di Jean-Jacques Beineix con Gerard Depardieu e Natassja Kinski. In Italia la ricordiamo per le apparizioni televisive ne “Il cappello sulle 23” (Rai Due - 1983), spettacolo che faceva della malizia erotica la sua arma migliore.

Il film comincia con la morte di Nicola (Montagnani) mentre prepara i fuochi artificiali per la festa del Patrono che lascia vedova giovane moglie Maddalena (Fumetto). Le autorità del paese decidono di assegnare in abitazione alla bella vedova l’ultimo trullo rimasto, come risarcimento morale della grave perdita. Maddalena diventa per tutti la vedova del trullo. Don Bonifacio (Giuffrè), parroco del paese, assume la ragazza come perpetua, ma si espone a troppe tentazioni e preferisce lasciarla libera di trovare un’altra occupazione. Maddalena passa a servizio da un ricco vedovo che la ospita in cambio di prestazioni come infermiera e come insegnante del figlio Marco. Comincia la vera commedia sexy casalinga stile Malizia fatta di ammiccamenti, docce e momenti di puro voyeurismo. Il ragazzo trascura la fidanzata coetanea per conquistare la nuova ospite e lo spettatore viene coinvolto in una serie di situazioni che ricordano L’insegnante (1975) di Nando Cicero con Edwige Fenech. Arrivano alcuni speleologi per scavare alcune grotte, capeggiati dal professor Granini (Montagnani), vero e proprio sosia del marito. Maddalena rivede nello speleologo il compagno scomparso e si innamora di lui. È passato un anno dalla morte di Nicola, si celebra la festa del Patrono, Maddalena se ne va con il professore, ma prima inizia il giovane Marco alle gioie del sesso e lo consegna svezzato alla fidanzatina.

L’ambientazione pugliese è ottima, il paesino dove viene girata la pellicola è Sammichele di Bari, notiamo i vecchi che si riuniscono al bar, le case bianche, le donne velate di nero, le strade polverose, gli olivi, i trulli e tutte le caratteristiche di un sud descritto in maniera quasi neorealista. Questa è una forza espressiva che troviamo solo nelle migliori commedie sexy come Cugini carnali (1973) di Sergio Martino. L’attacco della pellicola riproduce una festa del patrono con banda, majorettes, fuochi d’artificio e folla che si accalca per non perdere lo spettacolo. I volti delle comparse raffigurano uomini del sud scavati dal sole, presentano i tratti tipici di un’umanità che lavora, soffre in silenzio e si contenta di una modesta festa patronale. Le scene girate nel trullo sono realistiche, ma ancora migliori risultano le parti con Rosa Fumetto vedova inconsolabile (ma non troppo) di Renzo Montagnani che si abbandona a rapporti onirico-sessuali con il marito. Bottari realizza una comicità surreale in alcune parti che vedono l’uomo richiamato dalla morte e costretto a prestazioni sessuali che lo sfiancano. Alla fine il povero marito dà forfait, non ce la fa a soddisfarla tutte le notti anche da morto, e la invita a cercare un altro. Molto divertente la sequenza della confessione di Rosa Fumetto al parroco Giuffrè, che dopo aver ascoltato la lista di peccati si fa tentare dalle vedova e deve fare lui la penitenza. La pellicola è interpretata da ottimi attori come Giuffrè, Carotenuto (un credibile sindaco) e Montagnani, vere sicurezze nel genere, ma è brava anche Rosa Fumetto che interpreta una vedova maliziosa al punto giusto. Ricordiamo la spogliarellista del “Crazy Horse” vagare per il paesino pugliese a bordo di un Garelli, gonna sollevata dal vento e cosce in mostra, mentre gli uomini aguzzano la vista.

La vedova del trullo è il miglior film di Franco Bottari, vale ancora la pena di essere cercato e visto da tutti gli appassionati di commedia sexy. Viene proposto spesso sul canale satellitare FX di SKY, ma anche su La 7 Gold. È disponibile anche una versione in DVD. In Spagna è uscito come La viuda del tonto, perché i trulli non sono molto popolari.

 

Gordiano Lupi


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