Lo scaffale di Tellus
Lidia Riviello: “Neon 80”. Recensione di Giulio Marzaioli. Vie d’uscita 8
24 Giugno 2008
 

Fatti non fummo

 

Siamo all’interno di una camera, con i poster alle pareti, i peluches sul davanzale e, seminascosto tra le coperte, un cadavere riverso sul letto. Il corpo di un’ingenuità sacrificata sull’altare di una visione adulta, fatta e dichiarata responsabile.

È stato scritto e detto che la poesia di Lidia Riviello può essere definita “pop”. Ci troviamo ben oltre. Se questo poemetto “anni ‘80” non è datato è proprio perché sulle icone della produzione e del mercato pone il velo del lutto. Non credo, insomma, che questa scrittura divenga prodotto, per il semplice fatto che il sottotesto è tutto interno alla componente verbale del titolo, neon, e non all’elemento numerico, (gli anni) 80. E allora la lettura cambia e l’autrice si mostra con il freddo cinismo di chi assiste alle esequie della propria vittima, incredula e partecipe (colpevole?) ad un tempo (quanto Corpo a noi dovuto ci è stato sottratto?). Se icone pop costellano il poemetto è perché esse si mostrano alla luce ospedaliera del neon, appunto, e quindi già deteroriate. Chi scrive, in qualche modo, sa del danno subito (a quanto Corpo abbiamo rinunciato per il look di base/ con un’anima bella chiusa in una bora nucleare?).

Lidia Riviello, dunque, non si limita a rappresentare. Il gioco è nello scardinamento della memoria, nello scavo da dietro dell’immagine perché sia dato vedere ciò che rimane (era tutto poco originale, visto da dietro). E per fare questo niente è da tralasciare, dal momento che solo dall’immagine del corpo si può arrivare alla percezione dello scheletro: «credo si debba tenere tutto a distanza e a portata di mano quando si scrive: le imprecisioni, i dettagli, i tic delle parole in fase di montaggio, e quando poi smonti il meccanismo del reale è l’antimorale che ne viene fuori che riassesta l’immagine sfocata» (cit. da Lidia Riviello, Variazioni Meridiano, dichiarazione di poetica su www.nazioneindiana.com). La catalogazione delle icone “anni ‘80” viene sapientemente orchestrata dalla Riviello quasi fosse un pianto di vecchie comari, coinvolte nella processione dietro il carro su cui giace, tuttavia, un’innocenza da loro stesse violata. E se andiamo a togliere il velo del lutto troviamo, ancor più a fondo, nella disgregazione e dispersione dell’emotività, la perdita più straziante. Anche la capacità di amare è infatti filtrata da una luce al neon (cfr. la sezione “Terra di neon o del perduto amor”): siamo ormai inadatti ad un rapporto che vada oltre la patina del consumo del sentimento. La decadenza sottesa a questa “visione” storica è resa nel barocchismo della citazione, nella nenia dantesca del “fatti fummo…” che, dietro l’artificio, cela lo schernimento non soltanto della propria generazione, ma dell’adolescenza di qualsiasi generazione.

Nella finzione più dichiarata la possibilità di non fingere; nella esposizione dell’immagine la durezza del reale e del tempo definitivamente materico e trascorso; nella scelta del mito da consumo nessuna falsa aderenza ad una simbologia sociale ulteriormente falsa, non propria perché non realmente attraversata. Ancora la Riviello: «questi sono tempi come gli altri, non si fanno sconti, né dobbiamo innalzare e sublimare il dramma per scrivere meglio».

Dichiarando l’assoluta buona fede del suo artificio, l’autrice - in appendice al poemetto - porta come contro-luce una disamina di “fatti” di quegli anni; tutto ciò che, mentre eravamo “assuefatti” al neon, sotto altra luce stava de-formando il tempo a venire. Forse la speranza era (ed è) in un’alternativa (convinti che dalla città di fronte/ci avrebbero restituito il sole). Ma prima - ci ripete la Riviello nella sua macabra danza - sia deposto il primo strato della storia, la sua superficie di plastica (fummo spenti con il neon appunto).

 

Giulio Marzaioli

 

Lidia Riviello
Neon 80
Editrice Zona

10,00

 

 

Lidia Riviello è nata a Roma dove vive e lavora. È autrice di poesia e prosa. Suoi testi sono tradotti in inglese, francese, arabo, sloveno e giapponese. Con l’inedito Neon 80 ha vinto la quarta edizione del Premio “Antonio Delfini” 2007. Partecipa a reading di poesia in Italia e all’estero, è curatrice di importanti festival internazionali nonché autrice di programmi radio e tv.


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