Oblò finlandese
Giacomo Bottà. Le Notti Bianche e il Sole 24 Ore
11 Giugno 2008
 

Domenica scorsa la parola cafone è comparsa su Il Sole 24Ore, uno dei più autorevoli quotidiani italiani. A dirla tutta, il titolo dell’articolo, firmato da Diego Marani, era “Ma che cafoni i finlandesi”.

Secondo alcuni dizionari online consultati velocemente, la parola cafone deriverebbe da ‘con la fune’, riferendosi a coloro che dalle campagne andavano in città, per acquistare il bestiame e si portavano dietro una fune legata alla vita, per poi utilizzarla con il bestiame. Per altri Cafo è un qualche centurione romano che si pavoneggiava in qualche provincia del Lazio.

In alcuni dizionari è spiegato come la parola sia utilizzata per riferirsi a qualcuno dalle maniere rozze, volgari, ignoranti o maleducate. La parola ha trovato una sua collocazione anche nello slang nord americano, dove viene usata più o meno come nel contesto italiano: what is wrong with you? With that shirt you look like a real cafone potrebbe dire Tony Soprano in una qualsiasi puntata della serie, prima di spararti in testa.

Trasferendomi a Helsinki ho scoperto il termine juntti e il termine metsälainen, che si possono utilizzare allo stesso modo di cafone. Strano come certe cose non cambino mai.

Tornando a ‘Ma che cafoni i finlandesi’; l’articolo ha una struttura molto semplice. Parte con un interrogativo: sarà vero che gli italiani sono più cafoni del resto d’Europa? La risposta arriva in fondo all’articolo: no, anzi, gli italiani sono migliori del resto d’Europa, perché sono mossi da interesse personale e dalla ricerca del piacere (?). In mezzo ci sono alcuni esempi di cafonaggine europea e arrivano dalla Finlandia e dalla Gran Bretagna.

Secondo Marani, in estate a Helsinki le notti sono bianche e i finlandesi cominciano a parlare, ma solo dopo le sette di sera. Non si capisce cosa facciano prima delle sette. Probabilmente fanno dei cenni oppure si mandano vicendevolmente degli SMS. Comunque cominciano a parlare perché hanno ingurgitato litri e litri di birra. La birra quindi ‘scioglie la lingua’ secondo Marani e questo lo sapevamo già. Basta bere una birra per saperlo.

Marani comunque continua e ci dice che di notte a Helsinki ci sono un sacco di tipi stesi per terra ubriachi persi. Ma ce lo comunica con la scrittura che lo ha reso celebre, che gli ha fatto vincere molti premi letterari e che lo ha reso – a pieno titolo (e lo dico senza ironia) – columnist dell’edizione domenicale de Il Sole 24Ore. Ce lo dice così:

«Se resistete fino all’alba, avrete il privilegio di vedere il suggestivo panorama dei moli del porto, dove decine di ubriachi smaltiscono la sbornia stesi per terra. Qualcuno gli infila la giacca attorno alle bitte di ormeggio perché non cadano in mare. Così con la testa ripiegata sulle spalle, sembrano tanti cadaveri impalati di un paesaggio medievale balcanico».

Marani ci descrive una scena apocalittica: un flâneur (forse Marani stesso?), come il Mastroianni ne Le Notti Bianche, vaga per la città deserta, sotto una luce irreale e si trova di fronte a questa scena terribile e reale al tempo stesso: una fila di uomini addormentati (forse morti?) con la giacca infilata in qualche palo per ormeggiare le barche o in qualche paracarro. Mi spiace deludere i lettori, ma di notte la maggior parte della popolazione di Helsinki (esattamente come la maggior parte della popolazione del pianeta) dorme e lo fa in un letto, non impalata in piazza.

In inverno la situazione non cambia: «Il traghetto che parte da Tallin alle nove di sera ci mette tutta la notte a percorrere un tragitto che altrimenti richiederebbe tre ore. Perché porta un carico di gente così ubriaca che a scaricarli a mezzanotte sui moli con temperature di meno venti potrebbero cadere per terra e morire assiderati».

O peggio ancora: gli orsi polari li divorerebbero. Questo ultimo l’ho scritto io, non Marani, ma immagino che all’autore non dispiacerebbe ritrovare, sempre di notte, dei teschi umani lasciati dagli orsi polari, sparsi per la zona del porto, che brillano sotto la luce della luna, magari accompagnati dal lugubre canto dell’upupa.

Da Helsinki bastano un paio di ore di volo per essere catapultati a Londra, dove il nuovo sindaco ha vietato il bere alcolici in metropolitana. I londinesi hanno protestato a modo loro: ubriacandosi collettivamente sui mezzi pubblici. Che cafonaggine.

«Il malessere della modernità colpisce duro» dice Marani, ma nel 2008 la modernità ha già i suoi anni, è sicuramente più che centenaria e forse non colpisce più così duro.

Almeno non a Helsinki e a Londra. Ad Helsinki ci sono angeli custodi (forse poliziotti) che aiutano i poveracci che sono ancora in giro a notte inoltrata a non farsi ulteriormente del male cadendo in acqua. A Londra la gente scende in strada a protestare di fronte ad un sindaco che intende limitare ciò che è considerata una libertà individuale.

Gli italiani non sono né meglio né peggio del resto d’Europa. Gli italiani non sono nient’altro che europei. E i cafoni sono cafoni, anche se qui li chiamiamo juntit.

 

Giacomo Bottà

 

Qui per leggere l'articolo di Diego Marani


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