Oblò africano
Moonisa: 46 rambo nigeriani arsi vivi. Fatalità o intrigo?
11 Giugno 2008
 

The Sunday Newspaper del primo giungo riporta la notizia di uno ‘strano’ incidente, in cui hanno perso la vita ben 46 soldati nigeriani di ritorno dal Dafur (Sudan). Il giornale commenta, con tono sbalordito, l’ironia terribile della fine di quei giovani baldi che, dopo aver scampato la morte sfuggendo ai proiettili e alle varie ambasce di un territorio di guerra ricco di pericoli mortali, sono stati trucidati nel più infame e assurdo dei modi a pochi passi dalle loro case e dalle loro famiglie. Il giornalista aggiunge che le autorità militari e il senato promettono di ‘acclarare’ le circostanze dell’immane tragedia e che ciò la dice lunga su quanto si vorrebbe far passare per incidente stradale. Pare che i soldati viaggiassero, in piena notte, in un furgone militare che sarebbe andato a schiantarsi contro un’autobotte piena di benzina, a causa del ‘fumo denso’ di altri mezzi e della ‘mancanza di visibilità’ sulla superstrada.

I mezzi che emettono ‘fumo denso’ sono reali e inquinano terribilmente. Le strade definite ‘superstrade’ non sono molto larghe, sono ‘afflitte’ da assenza di manutenzione e sono, perciò, piene di buche. Posso ratificare tutto questo, per esperienza personale, ma la cosa puzza di intrigo da qui all’eternità all the same, per varie e infinite ragioni. Le strade, di notte, non sono affatto affollate e, anzi, sono deserte. Non è vero, in alcun modo, che potessero esservi così tanti mezzi inquinanti da creare una coltre di ‘nebbia’, tanto per cominciare, ma, se anche così fosse stato, come dice il giornalista nigeriano, perché quei quasi cinquanta eroi nazionali viaggiavano via terra, quando l’aereo che li aveva condotti in patria avrebbe potuto e dovuto condurli fino a Maiduguri? Perché, oltretutto, viaggiavano nascosti nel buio della notte? Perché non avevano potuto viaggiare nel sole e alla vista di tutti? L’impatto con l’autobotte, seppure ‘frontale’ poteva uccidere all’istante quasi cinquanta persone contemporaneamente? Possibile che nessuno di quei giovani rimanesse vivo e uscisse dal mezzo? L’impatto, poi, avrebbe fatto esplodere il furgone militare come una bomba… ma, allora, di che furgone si trattava? Un ‘normale’ mezzo, con un ‘normale’ serbatoio esplode in tal guisa solo nei film americani; nella realtà può esplodere così solo se è stato preventivamente e appositamente imbottito di tritolo. L’autobotte poteva esplodere, certo. L’articolo del giornale nigeriano non lo dice. Dice soltanto che il mezzo su cui viaggiavano i militari è esploso “consuming” tutte le persone a bordo. Una cinquantina o poco meno di giovani rambo dalla pelle scura, stivati in un mezzo militare, reduci dall’inferno e stanchi per un lungo viaggio, che vengono arsi vivi in un rogo immane, sono un’immagine che nessuna mente può contenere senza un brivido di indimenticabile orrore.

Con quale criterio era stato fatto l’elenco dei soldati nigeriani da rimandare a casa, come, perché e da chi? ‘Chi’ erano i 46 giovani e che cosa avevano fatto e visto in Dafur? Quale mistero si nasconde dietro l’urlo inaccettabile delle fiamme crepitanti che hanno divorato i loro corpi prestanti? Quali intrighi inter-nazionali…?

Il giornalista nigeriano rimprovera al governo la mancata manutenzione delle strade e, di conseguenza, la mancata protezione della vita umana e conclude auspicando che il governo non dimentichi le famiglie delle vittime e che le ricompensi senza lungaggini e senza burocrazia.

Ciò che vorrei io riguarda sì le famiglie dei 46 giovani eroi nigeriani, ma le riguarda in quanto parte di una nazione inserita in una realtà mondiale e in quanto individui respiranti e pensanti come ogni altro fratello dei quattro punti cardinali del globo terrestre. Io vorrei che la verità venisse fuori; che cose così terribili non passassero come ‘normali’ in questo mondo odierno che ha perso il senso delle proporzioni e che si è assuefatto agli orrori di qualsiasi fatta e di qualsiasi misura; che i singoli, le collettività e i vari governi fossero avulsi da piedi-mani-occhi-bocche-menti diaboliche e che la lealtà disinteressata fosse abitatrice regolare di case- comuni-regioni-stati-nazioni.

Vorrei che il genere umano potesse piangere le sue tragedie senza doversi affettare l’anima con le lame pluriaffilate della sfiducia e del sospetto e che non dovesse soccombere, schiacciato da intere montagne di impotenza overpowering.

 

Moonisa


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