One Shot
5. Silvia Monti domanda a Corrado Benigni
03 Giugno 2008
 

Appuntamento di giugno con Corrado Benigni per parlare di gioventù. Dei giovani poeti (o poeti giovani?) e di come ci si sente nelle occasioni importanti

 

Il 29 marzo 2008, al Piccolo teatro Studio di Milano si è tenuta la kermesse internazionale poetica “Gran teatro della Poesia” in occasione della Giornata Mondiale della Poesia.

Come ci si sente ad essere uno degli otto giovani poeti scelti, tra i tanti, per questa occasione?

 

Prima di tutto, con grande franchezza, ti dico che ultimamente non amo molto partecipare ai reading, dove incontro poeti, soprattutto “giovani” (ma quando si smette di essere giovani? Boh!) troppo innamorati di sé, ognuno che sembra lì solo per ascoltare se stesso. Forse questo è legato anche al mio carattere che non ama l’invadenza e chi parla troppo di sé. Per me la poesia è tutt’altra cosa, è prima di tutto ascolto, mettersi in ascolto, come ha insegnato il poeta che in assoluto amo di più, Paul Celan. La poesia è un modo di aprirsi al mondo, ed è strettamente legata al sentimento della compassione, dell’entrare nella realtà, anche di dolore, dell’altro, un tendersi verso l’altro, un donarsi come diceva Rilke.

Quella giornata al Piccolo è stata molto intensa, l’occasione per confrontarmi (prima di tutto proprio nell’ascolto) con gli altri e capire un po’ di più in quale direzione sta andando la mia poesia, soprattutto in questo momento che sto scrivendo testi nuovi per il mio prossimo libro. Ho rivisto e conversato con piacere con alcuni autori miei coetanei che stimo e vedo raramente, come Francesca Serragnoli, Valentino Ronchi, Andrea Ponso e Amos Mattio. Tra i tanti poeti presenti quel giorno quello che più mi ha colpito è stato il polacco Jacek Napiórkowski, autore dalle straordinarie accensioni verticali, che non conoscevo affatto.

Per il resto, come ci si sente, mi chiedi? ...Mi sento che c’è sempre tanto da lavorare sui versi, tanto da imparare ancora, da affinare lo sguardo, l’orecchio; che la poesia, quando appare, è sempre un miracolo. Per cui vale la pena mettersi in ascolto. In silenzio.

 

 

Equilibrio

 

Non ho più dolore che mi attraversa,

tutto in me si fonde

in un suono di luce e acqua

e verso un inizio invisibile ridiscendo

le rapide di questo fiume

con la sola forza dell’equilibrio.

Ho per dimora la parola

e questo nome come destino

mentre ogni cosa scivola verso il giorno

o una notte che indietreggia

sui miei passi che ora chiedono

orme di fuoco a una stella fissa.

 

Corrado Benigni

(inedito)

 

 

Corrado Benigni è nato nel 1975 a Bergamo, dove vive. Nel 2005 ha pubblicato la sua prima raccolta in versi Alfabeto di cenere (Lietocolle), con prefazione di Milo De Angelis. Sue poesie sono apparse su diverse riviste, giornali e blog, tra cui: Clandestino, Gradiva, Specchio della Stampa, Avvenire, Il Giornale, Liberinversi, La costruzione del verso. Suoi testi sono inseriti nell’antologia Leggere variazioni di rotta (Le voci della luna, 2008). Nel 2007 è stato finalista del premio biennale di poesia Cetonaverde. È direttore artistico della rassegna di arte e poesia “Sguardi, a perdita d’occhio - I poeti leggono l’arte”, promossa dal Comune di Bergamo. Giornalista culturale, collabora, tra le altre, alle riviste Poesia e La mosca di Milano.

 

s.


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