In tutta libertà
Gordiano Lupi. La terza madre (2007) di Dario Argento
28 Maggio 2008
 
Scheda Tecnica. Horror. ITA/USA. 1H e 38’. Vietato Minori Anni 14. Costumi: Ludovica Amati. Effetti speciali: Sergio Stivaletti. Fotografia: Frederic Fasano. Montaggio: Walter Fasano. Musiche: Claudio Simonetti. Prodotto da Dario Argento, Claudio Argento e Giulia Marletta. Sceneggiatura: Dario Argento, Walter Fasano, Jace Anderson, Adam Gierasch, Simona Simonetti. Scenografia: Francesco Bocca e Valentina Ferroni. Trucco: Paola Gattabrusi. Produzione e Distribuzione: Medusa Film e SKY TV. Interpreti: Asia Argento (Sarah Mandy), Coralina Cataldi Tassoni (Giselle Mares), Cristian Solimeno (detective Enzo Marchi), Tommaso Banfi (Padre Milesi), Valeria Cavali (Marta), Jun Ichikawa (Katerina), Adam James (Michael Pierce), Udo Kier (Padre Johannes), Moran Atias (Mater Lacrimarum), Philippe Leroy (Alchimista), Robert Madison (Agente Lissoni), Daria Nicolodi (Elisa Mandy).

 

 

Dario Argento torna all’horror soprannaturale e chiude finalmente la trilogia delle Tre Madri, aperta con Suspiria (1977) e Inferno (1980). Suspiria de profundis (1845) di Thomas de Quincey giunge alla conclusione, dopo averci condotto a Friburgo e a New York, l’orrore si sposta a Roma dove vive la più terribile delle madri: Mater Lacrimarum. La musica terrificante del bravo Claudio Simonetti accompagna le scene più macabre e inquietanti del film che si apre con una carrellata sul cimitero di Viterbo, tra corvi gracchianti, scheletri decomposti e preoccupanti ritrovamenti. Asia Argento (Sarah Mandy) diventa subito protagonista della storia che si dipana su Roma, al museo di arte antica, dove studia un’urna recuperata nel cimitero. Le sequenze girate al museo sono terrificanti e ricordano il miglior Argento dei tempi di Suspiria. Notiamo il particolare della mano che toglie la cera, il taglio, il sangue che cola nella cassa con pugnali e statuette, ma anche la lettura di versi che scatena l’orrore accompagnato da fragore di terremoto e grida di scimmie. L’uccisione di Giselle (Coralina Cataldi Tassoni), collega di Sarah, è terribile: la donna viene aggredita, finita selvaggiamente con un tubo infilato in bocca e sbudellata. Argento diventa persino eccessivo e anche se anni fa disse di Lucio Fulci: «Quando esagera mi diverte», qui pare citare il maestro scomparso rendendo omaggio a un certo modo di fare cinema. La scena è un trionfo di splatter e di gore, la donna viene strangolata con le proprie budella, come meglio non avrebbe saputo fare il Joe D’Amato di Antropophagus (1980). Dario Argento si libera di un’attrice modesta come la Cataldi Tassoni togliendola subito dalla scena e regalando agli appassionati una sequenza orrorifica in sintonia con il gusto per l’eccesso. La fuga di Sarah è un capolavoro di tensione, una voce di donna fa aprire le porte, si pensa a un fantasma, a una presenza ultraterrena e si finisce per capire che è la madre sensitiva (Daria Nicolodi) a proteggerla dall’aldilà.

Dario Argento non è mai stato un maestro nel dirigere gli attori, per lui è più importante la tecnica, contano molto la fotografia cupa e angosciante, una musica intensa, le scene a effetto. La terza madre non fa eccezione perché troviamo i soliti poliziotti sciocchi che recitano battute improbabili e Michael, patetico fidanzato di Sarah (Adam James), divorziato con una bambina, che pare uscito dal peggior fumetto. Il colloquio tra Sarah e Michael sulle forze occulte sembra scritto da un pessimo autore di horror delle vecchie collana pulp da edicola. Per contrasto sono notevoli le sequenze che rappresentano lo scatenarsi dell’orrore e una Roma in preda all’angoscia. Vediamo una madre gettare il bambino nel Tevere, seguiamo il male che si diffonde a colpi di coltello e uccisioni immotivate. A tratti sembra di rivedere Dèmoni (1985) di Lamberto Bava ma il tono è più cupo e terrificante, non lascia speranza. Argento sperimenta una tecnica nuova ed è originale la trovata di inserire un fumetto per raccontare una vecchia leggenda che riguarda urna e tunica magica, segni del potere di Mater Lacrimarum. Il rapimento del figlio di Michael è la nuova mossa malefica che segue un’epidemia di suicidi, tracce di sangue e simboli, tra insoliti eccessi di violenza.

Dario Argento sembra fare un discorso sociale usando un genere cinematografico come l’horror, perché la storia è anche una metafora della società contemporanea. L’uso della soggettiva è intenso e ben fatto, serve a creare suspense e accompagna i momenti più terrificanti della pellicola. A un certo punto tutti danno la caccia a Sarah, sia le forze del male che la polizia, prima alla stazione, quindi in una libreria, ma è il fantasma della madre che la protegge. La pellicola pare girata in video ed è molto televisiva, anche se nei futuri passaggi su Sky sarà sicuramente tagliata delle parti più macabre. Il problema di Argento è che da lui si attende sempre il meglio e non è facile accontentarsi di un buon prodotto. Il film procede con buona tensione, vediamo la strega Katerina (Jun Ichikawa) uccidere un passeggero sul treno in un nuovo eccesso di occhi insanguinati e pupille bianche stile Lucio Fulci. Ottima la sequenza gore durante la quale Sarah schiaccia la testa a Katerina chiudendola nella porta del bagno. Gli animali sono una costante dei film di Argento e anche ne La terza madre non mancano lugubri corvi gracchianti e improbabili scimmie infernali. Il regista inserisce anche un prete esorcista ed è proprio al convento che Sarah conosce la vera storia dei genitori, uccisi da Mater Suspiriorum, e viene a sapere che la madre aveva grandi poteri. Le Tre Madri hanno dato vita alla stregoneria, due vivevano a Friburgo (Suspiriorum) e a New York (Tenebrarum), ma sono morte. A Roma vive ancora Mater Lacrimarum, la più terribile, che purtroppo è stata risvegliata e ha dato vita a una spirale di orrore. Argento gira un horror soprannaturale puro, riprende indemoniati che sembrano zombi di Romero, racconta la storia di una madre delle lacrime che sparge il male sul mondo e convoca le streghe a Roma. L’esorcista padre Johannes (Udo Kier) fa una brutta fine, massacrato a coltellate dalla serva che prima uccide in modo orribile il figlio e subito dopo si suicida. Argento si abbandona a un trionfo di sangue, non frena la macchina da presa e filma la morte, fino in fondo, riprendendo una fuga tra indemoniati che pare una citazione dei vecchi film di zombi. Vediamo chiese bruciare, streghe che si cibano di carne umana, persino un bambino scannato e divorato da bocche fameliche. Gli omicidi sono terrificanti, gli eccessi sembrano voluti, tra demoni che deformano pareti, spiriti vaganti e strade infestate da assassini e cadaveri. Sarah scopre di poter vedere ciò che gli altri non vedono, è una sensitiva come sua madre che appare per metterla in guardia contro Mater Lacrimarum.

Daria Nicolodi sta poco sulla scena ma è molto brava e risolleva il tasso di recitazione della pellicola. Argento mostra una scena di amore saffico e un nuovo orribile delitto con un demone che compare seguito da una scimmia infernale. L’arma dell’omicidio è un punteruolo che fa uscire sangue dagli occhi della donna e ancora una volta troviamo un omaggio a Lucio Fulci con una citazione esplicita. Le donne vengono massacrate, il killer grida e la bocca si deforma, un punteruolo s’infila nella vagina di una ragazza. È un tripudio di gore con il killer in ginocchio davanti a Mater Lacrimarum che si ciba di dolore e si abbevera di lacrime umane. Torna in scena Michael, ormai preda dei demoni, suo figlio è stato ucciso ma pure per lui non c’è più niente da fare. Sarah lo brucia vivo e fugge, ancora una volta salvata dallo spirito della madre. Asia Argento ci delizia con una doccia nuda ma ben lontana dagli stilemi della commedia sexy, si tratta di una doccia horror che non ha niente di erotico e serve ad alzare il livello di tensione. Roma è un inferno surreale, Sarah incontra il belga Guglielmo De Vitt (un ritrovato Philippe Leroy), che le insegna come fermare Mater Lacrimarum. L’alchimista Varelli ha costruito le residenze delle Tre Madri, Sarah deve trovare la casa romana della strega e per sconfiggere il male deve rompere il Silentium, come dice il libro delle Tre Madri. De Vitt pronuncia un sibillino: «Quello che si vede non esiste e quello che si vede è la verità», enigma che è la chiave di volta del mistero. Sarah vede streghe ridere per strada, trova la residenza di Mater Lacrimarum, osserva piccioni che volano, vetri e cocci sul pavimento e scende nei sotterranei. Torna in azione il poliziotto che salva Sarah da una trappola, siamo nelle catacombe di Rea Silvia, la dimora della madre delle lacrime. Il finale è un crescendo di tensione, viene catturato il poliziotto, arrivano le streghe e si susseguono scene infernali. Tutto si risolve bruciando la tunica di Mater Lacrimarum, interpretata da una sensuale Moran Atias, simbolo del potere malefico. La casa crolla, la strega è impalata da un obelisco, Sarah e il poliziotto si aprono un varco nella melma dei corpi decomposti. Il male è sconfitto.

Dario Argento ha detto che non voleva fare un film politico per stigmatizzare la violenza, queste sono cose da critici che non lo riguardano. «Se hanno trovato questo messaggio nel mio film lo accetto, ma sarà stata una cosa inconscia, di fatto scrivo un film come se fosse una sgangherata seduta psicanalitica, tiro fuori una storia assurda che ho dentro…» confessa negli extra del dvd.

La Terza Madre è il più fulciano dei film di Dario Argento, un vero e proprio omaggio al regista scomparso, una pellicola che filma la morte e ogni tipo di eccessi senza limiti di sorta. Da vedere senza preconcetti.

 

Gordiano Lupi

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