Lo scaffale di Tellus
A. Raos: “Le api migratori”; M. Giovenale: “Criterio dei vetri”. Recensione di Giulio Marzaioli. Vie d'uscita 4
Oèdipus edizioni, € 10,50
Oèdipus edizioni, € 10,50 
28 Maggio 2008
 

Api e vetri

 

Per Oèdipus edizioni sono testimoniate due tappe determinanti di due percorsi autoriali egualmente siginificativi.

Le Api migratori, di Andrea Raos, potrebbe essere letto come poema epico-fantascientifico che, prendendo spunto da un tema ricorrente nei B-movies (l’apocalittica invasione da parte di insetti) e da una correlata documentazione scientifica in cui l’autore si è letteralmente immerso (ne sia conferma l’ampia bibliografia citata in appendice al volume), assume a protagonisti due api ri-portate in superficie, due relitti delle ère, ovvero, api solitarie, che non sciamano. Limitando la lettura ad una sola chiave, tuttavia, si farebbe torto ad un’opera complessa che offre diverse possibilità di accostamento. Lo sciame è il rumore di partenza, il flusso di immagini in versi che, nella composizione di un coro unisono (attraverso il sapiente e abbondante uso di assonanze, allitterazioni, paranomasie), riversa su pagina l’inarrestabile volo distruttivo di uno sciame geneticamente modificato (trattasi di fatto vero: l’incrocio di api africane con api dell’America del sud. Ne scaturì una specie c.d. assassina che, fuggendo dal laboratorio, migrò verso il continente nord-americano). La struttura, l’organizzazione micidiale in gruppo, viene quindi scomposta e frammentata da una possibilità, scientificamente dimostrata: esistono api solitarie, l’aggregazione in sciame è comportamento appreso. Ecco che l’alternativa al sistema-sciame offre la possibilità di una ri-scoperta, una ri-codificazione che, nel progressivo assottigliamento della componente/composizione verbale, alla fine del testo apre ad una nuova alfabetizzazione: le due api solitarie tentano una formulazione di un proprio dire, sospinte dal tentativo di comunicazione, e il loro balbettio fa da contrappunto al ronzio compatto della prima parte del libro. Nell’alternanza di versi lunghi e brevi, di installazioni della parola su pagina (ad es. la ripetizione ipnotica, in colonna, della cellula arnia, arma) e delle immagini di Mattia Paganelli, che vanno ad innervare/integrare il testo con una ulteriore dimensione grafica, quest’opera, limitata al bianco e nero della stampa, si offre a una lettura caleidoscopica, declinando la sua modalità espressiva per parole, per immagini, per suoni.

Nell’opera di Marco Giovenale, Criterio dei vetri, il contrasto bianco/nero gioca invece un ruolo determinante – esempio immediato di contrasto. L’osservazione, rectius percezione, viene sublimata seguendo le intenzioni del titolo: raffreddato a grado zero, l’oggetto osservato viene deposto sopra superficie riflettente, cosicché il massimo livello di obiettività – registrazione dell’evento e/o dell’immagine venga paradossalmente a coincidere con il soggetto che la esercita. In questa co-incidenza si crea un cortocircuito in cui a saltare è l’elemento umano, che tuttavia c’è, in quanto ferito. Il ghiaccio trattenuto provoca dolore e così, dalla gabbia del tessuto in versi che con esattezza maniacale trama l’autore, si aprono continui varchi ad una voce soffocata ma intesa e, poiché compressa, intensa. Proprio nel contrasto è una delle cifre più rilevanti del rapporto tra inchiostro e spazi bianchi, laddove questi sono silenzi da percorrere perché con più forza venga tagliata la lettura. Insomma, il criterio dei vetri è metodo, non fine, quasi che si voglia, con la scrittura, incidere il vetro stesso, guardare al di là dell’immagine, ma nel suo stesso verso. Quanto perfetta è la limatura nella forma tanto imperfetti sono i brani di realtà sezionati (casi quotidiani di disvalore, dolore, frattura). La visione attraverso le immagini e la ri-formulazione della loro sintassi conduce ad una ri-fondazione di un’estetica del senso e suggerisce, sul piano etico, un approccio a contrario: interrogarsi - a partire dalla “composizione” dei numerosi brandelli del quotidiano - sulla tenuta del corpo sociale. Il tempo di questa poesia è il passato prossimo, che necessariamente reca uno strappo, denunciando una perdita che non può essere mitigata, neanche dalla nostalgia (che pretende il passato remoto).

 

Giulio Marzaioli

 

 

Andrea Raos

Le api migratori

Oèdipus edizioni

10,50

 

Marco Giovenale

Criterio dei vetri

Oèdipus edizioni

7,50

 

per una migliore reperibilità dei volumi:

oedipus@alice.it

oedipus@fastwebnet.it

 

 

Andrea Raos, nato nel 1968, ha esordito con la raccolta Discendere il fiume calmo nel Quinto quaderno italiano diretto da Franco Buffoni (Crocetti, Milano 1996). È presente nel progetto ákusma. Forme della poesia contemporanea (Metauro, Fossombrone 2000). Ha pubblicato Aspettami, dice. Poesie 1992-2002 (Pieraldo, Roma 2003) e Luna velata (cipM - les Comptoirs de la Nouvelle B.S., Marsiglia 2003). Ha curato l’antologia bilingue di poesia contemporanea italo-giapponese Chijô no utagoe - Il coro temporaneo (Shichôsha, Tokyo 2001).

Presente nel VI Quaderno della rivista on line Poesia da fare di Biagio Cepollaro.

Con Andrea Inglese ha curato “Azioni poetiche. Nouveaux poètes italiens”, in Action poétique, 177, settembre 2003 e “Le macchine liriche. Sei poeti francesi della contemporaneità”, in Nuovi Argomenti, dicembre 2005. È membro di Akusma e di Nazione Indiana.

Suoi testi sono apparsi sull’antologia Il presente della poesia italiana a cura di Stefano Salvi e Carlo Dentali (LietoColle, 2006). Nel 2007 esce Le Api Migratori, Oedipus edizioni.

 

 

Marco Giovenale è nato nel 1969 a Roma, dove vive e lavora in una libreria antiquaria. È stato organizzatore di mostre. È redattore di GAMMM (http://gammm.org) e di vari siti (un indice è in http://liensliens.blogspot.com), e collabora con il centro culturale “La Camera Verde”, diretto da Giovanni Andrea Semerano. Con Massimo Sannelli cura la lettera aperiodica bina. Collabora con recensioni alle pagine culturali del manifesto. Libri di poesia: Curvature (La Camera Verde 2002), Il segno meno (Piero Manni 2003), Altre ombre (La Camera Verde 2004), Double click (Cantarena 2005), Criterio dei vetri (Oèdipus 2007). In prosa l’e-book Endoglosse. Venticinque piccoli preludi (Biagio Cepollaro E-dizioni 2004) e il chapbook Numeri primi (Arcipelago 2006). È tra gli autori inclusi nel Nono quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos 2007, a cura di Franco Buffoni).

È presente in diverse antologie fra le quali Parola plurale (Luca Sossella 2005), Nuovi poeti italiani a cura di Paolo Zublena (Nuova Corrente 135, 2005) e Il presente della poesia italiana a cura di Carlo Dentali e Stefano Salvi (Lietocolle 2006). È tradotto in francese, in Action Poétique (177, 2004), e in inglese, in InVerse 2006 (John Cabot University 2007).

La sua pagina web è http://slowforward.wordpress.com.


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276