Diario di bordo
“Opposizione Ombra”. Sul reato di immigrazione
23 Maggio 2008
 

Pubblichiamo quale contributo alla discussione un documento – lettera aperta che viene inviato in questi giorni, a cura di un gruppo raccolto attorno a Lidia Menapace (nota ai lettori di Tellusfolio per la rubrica Lisistrata in Nave Terra) ai parlamentari del Partito democratico.

Per contatti con i promotori o altre informazioni sull'iniziativa rivolgersi a Luciano Martocchia (lucianomartocchia@virgilio.it) che cura la lista di discussione del gruppo. (e.s.)

 

 

Opposizione Ombra è il nome che si è dato un gruppo di persone dell'area della Sinistra rimasta inopinatamente extraparlamentare. Il nostro scopo è quello di far arrivare ai parlamentari in carica le nostre osservazioni giudizi proposte di modifica o di sostituzione dei provvedimenti che saranno avviati, non tutti naturalmente, ci mancherebbero tempo e possibilità, ma quelli che a nostro parere hanno un più immediato impatto con la società civile e le sue espressioni richieste e messaggi.

Noi siamo convinti/e che in un clima che tende a ridurre il confronto democratico, e inquinato da pericolose tendenze repressive razziste, omologazione, e populismo senza principi, la nostra voce possa essere utile.

Se ad alcuni parlamentari ciò dovesse risultare noioso, sanno come fare per non ricevere più nostri documenti.

Ed ecco per ora il primo sul tema immigrazione. Il secondo sarà su produzione, raccolta e smaltimento dei rifiuti.

 

Intendiamo perciò sottoporVi alcune nostre preoccupazioni su prospettive che riteniamo gravissime, sul piano della Cultura e della Civiltà del Diritto Costituzionale ed Internazionale, relativamente alla ipotesi, molto concreta, che si voglia trasformare in “reato di rilevanza penale” (clandestinità o come vorrà essere definita) la condizione di irregolarità amministrativa per i Cittadini extracomunitari che giungano o siano trovati sul nostro territorio privi di permesso di soggiorno.

Vi chiediamo pertanto di valutare con attenzione le nostre considerazioni, al fine di scegliere se assumere (o meno) concrete azioni parlamentari (dandocene cortesemente riscontro) tendenti ad evidenziare in tutte le sedi la “illegittimità costituzionale” dell’eventuale reato di “clandesinità”, “ingresso non autorizzato” o comunque lo si vorrà qualificare.

Questa prospettiva nega, a nostro giudizio, ogni minimale acquisizione di civiltà relativamente ai Diritti Fondamentali della Persona Umana per come essi sono stati enunciati ed adottati

 

dall’ONU (Parigi 1948) nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che si intendeva ratificata implicitamente dal nostro Parlamento, come da ogni altra Assemblea degli Stati membri dell’ONU, in virtù dell’articolo 1 della sua Carta Fondativa.

 

Gli Stati membri infatti s’impegnavano infatti ad agire, individualmente e congiuntamente, «per promuovere ed incoraggiare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione» (art. 1, co. 3);

 

dalla ratifica, con Legge 881 del 25 Ottobre 1977, del PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI, nonché del PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI CIVILI E POLITICI, con PROTOCOLLO FACOLTATIVO, adottati e aperti alla firma a New York rispettivamente il 16 e il 19 dicembre 1966.

 

Ciò premesso, a noi sembra che la eventualità, che si va prospettando, di una criminalizzazione indiscriminata della condizione migrante violerebbe apertamente l’art. 10 comma 1 e 2 della Costituzione, poiché sembra tesa a risolvere – con la penalizzazione di Persone costrette a vivere una condizione sociale di indigenza, di costrizione e spesso di inganno (condizioni tutte che il nostro ordinamento considera esimenti dell’eventuale reato i soggetti colpevoli, pretendendo che del reato risponda piuttosto il soggetto determinante la commissione della violazione di legge -artt. 45, 46, 47, 48 del C.P.-) – la incapacità (o forse la non volontà?) di affrontare responsabilmente, e risolverli, i compiti di garantire il controllo del territorio e la sicurezza dei Cittadini che sono assegnati allo Stato.

Ciò non significa, per parte nostra, che lo Stato debba o possa rinunciare a fissare norme che disciplinino l’accesso sul territorio o a rispondere con strumenti di controllo e repressione alla aggressione di quei beni socialmente sensibili e rilevanti, che e’ chiamato a garantire per tutti i Cittadini Italiani; ma solo che ci pare aberrante voler considerare ed elevare a rango di reato penalmente rilevante la libera circolazione delle Persone, prima ed indipendentemente dalla reale commissione di specifici reati compiuta da specifici soggetti. Perché questo significherebbe (o almeno come tale noi lo leggiamo) un primo passo propedeutico alla criminalizzazione di etnie e gruppi sociali, nel solco sciagurato delle scellerate Leggi a Difesa della Razza, emanate dal non rimpianto (almeno da noi) regime fascista.

 

La “dichiarazione sulla razza” infatti affermava che: «Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d'ingresso nel Regno, degli ebrei stranieri, non poteva più oltre essere ritardata, e che l'espulsione degli indesiderabili - secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie - è indispensabile».

 

La generalizzazione e criminalizzazione preventiva e presuntiva che attribuisca colpa e responsabilità penale a soggetti sociali presi nel loro insieme e collegati da identità di “etnia, condizione sociale ed economica” (stranieri, extracomunitari e soprattutto poveri) contraddice a nostro avviso in maniera insanabile ed insopportabile anche il Pensiero Costituente sulla responsabilità penale prevista esclusivamente come personale, ovvero come associativa, ma solo in riferimento alla comune scelta di più soggetti, comunque diversi, di organizzare atti e fatti criminosi di rilevanza penale.

 

Recita infatti la Costituzione all’art. 27: «La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».

 

E queste affermazioni stridono e configgono con la previsione di trasformare gli attuali CPT in Centri di Detenzione Temporanea, che snaturano anche la presunzione di innocenza fino al termine del processo (anche per arresti in flagranza di reato o per ammissione e confessione del soggetto responsabile).

 

Abbiamo volutamente evitato di circostanziare oltre, e in maniera più professionale, le nostre preoccupazioni e motivare ulteriormente la nostra petizione (inoltrata secondo le previsioni dell’art. 50 della Costituzione che così recita: «Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».) perché riteniamo che sia compito e prerogativa, oltre a costituire responsabilità, della funzione di ogni Parlamentare l’organizzare nelle forme idonee e regolamentari la propria attività di Rappresentanza Popolare.

Ciascuno di Voi ha la possibilità di organizzare e pretendere un dibattito sulla legittimità costituzionale di un provvedimento legislativo, di segnalare al Capo dello Stato le proprie considerazioni su aspetti di incostituzionalità che pure la maggioranza parlamentare intenda approvare, di promuovere nelle forme e nelle sedi idonee la impugnazione davanti all’Alta Corte di un provvedimento che pur sia stato approvato ed emanato per questione di violazione ed illegittimità costituzionale.

 

A noi Cittadini della sinistra extraparlamentare non rimane che la possibilità, nella sciagurata ipotesi ed eventualità della approvazione di una legislazione che ritenessimo indegna della storia e della civiltà della nostra Costituzione Repubblicana, Antifascista e nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione dal Nazifascismo, di opporci responsabilmente alla sua applicazione praticando atti di Disobbedienza Civile, accogliendo e coprendo quei cittadini immigrati la cui unica responsabilità sia di non aver ottenuto regolare permesso di soggiorno.

D’altra parte coloro che oggi sono considerati “i Giusti” della storia e che sono stati onorati in Israele anche dall’attuale Presidente della Camera dei Deputati (dovremmo sperare non ipocritamente ma con vero senso di critica ed autocritica verso il sistema nazi-fascista, dunque rinnegando ogni ipotesi di rinnovo - sotto altre e dissimulate forme e contro altri soggetti e diversi sociali ed etnici, mentre si esaltano improbabili simpatie per lo Stato di Israele - dei medesimi criteri di discriminazione, criminalizzazione e persecuzione utilizzati dal nazifascismo), dovettero mettere a rischio la propria personale sicurezza e incolumità per opporsi alle scellerate e nefande conseguenze del percorso razzista e xenofobo che alimentava la Legislazione sulla purezza e difesa della razza. Non temendo di misurarsi con il regime autoritario, che al tempo dominava in Italia, e con i suoi strumenti di sicurezza dello Stato come potevano essere le Polizie ed i Tribunali Speciali, essi consumarono ripetutamente atti di Disobbedienza Civile.

Non temeremo pertanto di poter essere condotti anche noi nei Tribunali come complici dei crimini che si vorranno inventare per i migranti irregolari e della loro “pretesa” di esistere e poter vivere con dignità e libertà. Crimini che verranno eventualmente confezionati dalla nuova maggioranza di Governo (ci auguriamo senza la fattiva complicità della “opposizione”) sulla pelle degli immigrati, che sono la concreta espressione di una umanità dolente e depredata dalla famelica voracità delle nostre società occidentali.

A noi sembra un segnale inequivocabile di preoccupante deriva della Civiltà del Diritto, se han dovuto essere il Capo di Stato Maggiore della Difesa e qualche Vescovo a ricordare che le regole del Diritto Internazionale del Soccorso in mare e la sensibilità umana - in nome della quale pur si sono mosse recentemente guerre di aggressione mimetizzate come “interventi umanitari” – non consentirebbero il respingimento preventivo o la criminalizzazione dei comportamenti di immigrati non regolari.

 

Restiamo in attesa di un Vostro cenno di risposta e delle Vostre concrete scelte funzionali, ricordandoVi con la discrezione che ci impone la nostra condizione di “extraparlamentari”, ma con la determinazione che ci viene dall’essere Cittadini a pieno titolo di un Paese Democratico e Costituzionale, che ben più decise misure andrebbero forse adottate nei confronti di coloro che, nostri concittadini, contribuiscono a questo orrido mercato di Persone, e ne sfruttano ignobilmente, approfittando dello stato di necessità, i corpi e le risorse umane nel mercato della prostituzione o del lavoro non regolarizzato e non garantito, scatenando una insopportabile “competizione al ribasso tra lavoratori stranieri e nazionali, che si sostanzia in una guerra tra poveri e diseredati”.

Forse ci troveremo accanto, durante le nostre azioni di Disobbedienza Civile, e come già avvenne ai tempi della Resistenza, credenti e laici, cattolici ed atei, civili e finanche qualche militare.

Ma questo significherà molto semplicemente che è sempre possibile disvelare - quando l'onestà intellettuale abbia il primato nella coscienza di ciascuno - il vero volto ipocrita del potere, e che è quasi ovvio che i detentori di poteri non animati da vero spirito democratico e di servizio sappiano lusingare e blandire i peggiori esponenti di culture laiche o religiose per il proprio tornaconto (si veda il tanto annunciare la importanza della famiglia in senso cattolico, per ingraziarsi il consenso di quell'elettorato, da parte di persone che ordinariamente convivono o vivono secondi e terzi matrimoni, ovvero il tanto osannare ruolo e compiti delle Forze Armate, per garantirsi la obbedienza pronta cieca ed assoluta alle proprie mire di conquista di mercati, dimenticando ignobilmente quei militari morti per esposizione all'uranio impoverito senza alcuna forma di protezione preventiva).

 

Vi salutiamo con la speranza di trovare spiriti sensibili alle istanze di civiltà che vi abbiamo proposto e che non riteniamo possano essere qualunquisticamente confuse e liquidate con l’accusa semplicistica di rappresentare un preteso spirito di “insopportabile critica comunista” della quale forse qualcuno ritiene, forse con un eccesso di superficiale valutazione, di essersi liberato definitivamente.

 

Lidia Menapace

per Opposizione Ombra


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