Diario di bordo
Maria G. Di Rienzo. Per Lorena
16 Maggio 2008
 

Il 17 maggio si manifesta a Verona ricordando il recente assassinio di Nicola Tommasoli. La mia casella di posta elettronica èpiena di messaggi che me lo ricordano.

Per Lorena Cultraro, quattordicenne uccisa, bruciata, gettata in un pozzo, non mi arriveranno comunicati e inviti. Non ci sarà una manifestazione nazionale per Lorena promossa dai partiti della sinistra. Nessuno scriverà un appello dal titolo “Lorena siamo tutti noi”. Nessuno si sentirà fieramente antifascista e perciò orripilato per la sorte di Lorena. E infatti che c'entra?

Ci sono troppi fattori diversi. I tre assassini sono minorenni, hanno alle spalle famiglie da tutelare, e poi esprimevano a loro modo dei bisogni, e c'è da fare il conto con la loro “diversa” cultura, no? Hanno pianificato l'omicidio, hanno pianificato l'occultamento del cadavere, ma erano evidentemente in preda a raptus: “abbiamo perso la testa”, hanno dichiarato. E poi, maggior differenza di tutte, il cadavere di Niscemi è di sesso femminile. Quindi, come ben dicono le tacche sui calci delle pistole di John Wayne, sono cadaveri che “don't count”, le donne non si contano, valgono meno e tutti sappiamo che valgono meno, perciò a che pro agitarsi tanto? Sarà stata consenziente. Un po' se l'è voluta. Non avrebbe dovuto... (e qui metteteci quel che vi pare: uscire da sola, innamorarsi, avere amici). È colpa sua.

Perciò i tre fascistelli assassini, che tali sono perché imbevuti di ideologia patriarcale, non riceveranno le manifestazioni di sdegno di nessun eminente politico e gli opinionisti sdottoreranno di psicologia e pulsioni, e qualche testa di rapa proporrà ancora che le femmine escano di casa indossando un collare da cane (al polso) con messaggino d'aiuto incorporato, o che non dimentichino lo spray al peperoncino, o che si impegnino in corsi d'autodifesa i quali insegnano come si cacciano le dita negli occhi ad un altro essere umano, ma niente sul tuo valore e sulla stima che fai di te stessa. E meno che mai su cosa fare quando ami il tuo assassino.

La prossima Lorena riceverà tutti questi messaggi: che la morte della sua coetanea non conta nulla per nessuno, che quindi gli adulti sono ancora più falsi e ipocriti di quanto pensava e non si può assolutamente contare su di loro quando si è nei guai; che le donne sono vittime predestinate e se manifestano segni di indipendenza e intraprendenza devono essere severamente punite; che la sessualità, per le donne, è morte. Poi la prossima Lorena verrà assassinata, ed io leggerò a commento eruditi articoli sugli effetti dei videogiochi sulla psiche giovanile. Le mani dei “piccoli” omicidi verranno impunemente armate di nuovo, e di nuovo, dall'indifferenza, dalla misoginia e dal machismo. Ma alla sinistra i “femminicidi” interessano, quando interessano, solo se si danno a Ciudad Juarez. E alla destra solo se gli assassini sono romeni.

 

Maria G. Di Rienzo

(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 16 maggio 2008)


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