Manuale Tellus
Domanda ad Anna Lanzetta sul dipinto di Fattori: "Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta"
16 Maggio 2008
 

Gli interventi didattici e culturali della professoressa Anna Lanzetta sono fra i più seguiti del giornale on line, perché ha inventato innovativi percorsi educativi - fra questi quello sull'arte per gli istituti tecnici (che ancora nella normativa scolastica non esiste) e su “Pittura e storia” -  e perché il dialogo che intreccia con i lettori non l'esaurisce nel semplice commento ma organizza scambi fruttuosi oltre il web e li riversa nella scuola, nei percorsi universitari, nelle pubblicazioni su carta stampata. Quindi alla domanda di Maria Luisa la professoressa risponde da queste pagine del giornale. E lo farà ogni qualvolta verrano posti quesiti che arricchiscono il testo didattico precedentemente pubblicato.

 

Claudio Di Scalzo

 

 

Ho letto con interesse la prima parte della pittura di storia e mi piacerebbe avere qualche notizia sul quadro di Fattori: Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta.

 

Maria Luisa

 

 

La Professoressa Anna Lanzetta risponde

 

Cara Maria Luisa ti ringrazio della tua attenzione e ti rispondo volentieri perché considero il dialogo una ricchezza per entrambi gli interlocutori.

 

Il “Campo italiano dopo la battaglia di Magenta” (1862), è il primo quadro italiano di storia contemporanea. Eseguito da Giovanni Fattori nel 1861 è esposto alla Galleria d’arte moderna di Firenze. Il dipinto rievoca la sanguinosa battaglia combattuta il 4 giugno del 1859; quel giorno, presso la cittadina lombarda di Magenta, i piemontesi alleati con i francesi sconfissero gli austriaci nel corso della seconda guerra d’indipendenza. Fattori, secondo lo stile suo e dei macchiaioli tratta il soggetto storico in modo dimesso e antieroico, lontano dall'enfasi e dalla retorica della pittura accademica.

Già nell'estate del 1859, Fattori ritraeva dal vero dei soldati francesi accampati alle Cascine. Erano i suoi primi esperimenti di pittura con stesura a macchia. Determinante per il suo orientamento artistico fu l'incontro con il pittore Nino Costa, che lo incoraggiò a presentare al concorso per la celebrazione della guerra del 1859 il “Campo italiano dopo la battaglia di Magenta” (1862). Nel 1859 Bettino Ricasoli, capo del governo italiano, indisse un concorso per rappresentare le battaglie più importanti del Risorgimento e tra queste: Palestro, Curtatone, San Martino e Magenta. Fattori, incoraggiato da Nino Costa, decise di concorrere con un quadro sulla battaglia di Magenta e presentò alla Commissione giudicatrice due bozzetti. La commissione premiò Fattori con il primo premio e scelse il bozzetto su cui egli realizzò il dipinto.

Ciò che colpisce di quest’opera è che il vero protagonista non è il momento cruento della battaglia, bensì il momento umano, quando i feriti vengono portati nelle retrovie per essere curati dalle crocerossine. Il quadro esce dunque dai canoni accademici i cui motivi ricorrenti erano l’enfasi della vicenda, dell’eroismo, del sangue dato per la patria, e aderisce al –vero-; Fattori è vicino al naturalismo, fuori da ogni azione conclamata, punta l’attenzione sui feriti e rappresenta la cruda realtà della guerra. Il quadro non ha ancora lo stile della –macchia- e risente in parte del linguaggio accademico fatto di disegno e chiaroscuro tuttavia dimostra l’intento di fare dell’arte uno strumento di rappresentazione della verità e dei sentimenti. La raffigurazione impietosa ma profondamente umana mostra le crocerossine che depongono sul carro i feriti e tra questi anche un soldato austriaco ad indicare il senso di profonda umanità della scena. Lo stesso titolo indica l’intento del pittore di non celebrare il momento epico ma di rappresentare gli effetti negativi della guerra con i morti e i feriti di ambedue le parti avverse; la pietà umana non ha confini.

Il dipinto appare diviso in due fasce parallele: il campo della battaglia e il cielo ma nell’insieme il quadro è concepito per piani fino all’orizzonte delineato dai profili dei monti lontani, della città, del Ticino... La scena centrale è il carro disegnato accuratamente con le suore di carità verso le quali rivolgono lo sguardo i soldati francesi e piemontesi che sostano a cavallo sul terrapieno. Un quadro che è una pagina di storia raccontata con un linguaggio dimesso, consono ai tempi non più inneggianti alla gloria ma invito alla riflessione. In tal modo Fattori esprime appieno il sincretismo con la Storia. Il dipinto di grandi dimensioni (240x348) occupa uno spazio notevole nella Galleria d’arte moderna di Firenze insieme ad altri quadri, momenti di storia raccontata.

 

 

Giovanni Fattori (Livorno 1825-Firenze 1908), è considerato il maggiore esponente dei Macchiaioli. Studiò a Firenze presso i pittori Bandini e Bezzuoli. I suoi primi quadri hanno soggetti storici di impronta romantica. Entrato in contatto a Firenze con il gruppo del Caffè Michelangelo, semplificò la sua pittura fino ad ottenere l’effetto di macchia. Partecipò alle battaglie per l’Unità d’Italia.

Su Tellus 27, “Dalla Torre pendente alle Alpi", si trova un'interessante lettera di Fattori, inedita, sulla sua arte e sul suo percorso artistico spedita all'Onorevole Onorato Roux che stava scrivendo la biografia letteraria-artistica della nuova nazione italiana.

 

Anna Lanzetta


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