La famiglia naturale? Verso la fine delle discriminazioni. Quando la casta fa avanguardia
12 Maggio 2008
 

Nell'ambito della conferenza stampa tenuta oggi dai Radicali sul tema “Amore Civile, unioni civili, riforma del diritto di famiglia: conquiste di civiltà”, ho dato un contributo per la fine di una delle più odiose discriminazioni presenti nel nostro codice civile, quella contro il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto.

Governo e opposizione, di fronte ad un problema di assenza di diritto, lo hanno risolto in modo pragmatico, senza pruriti ideologici o religiosi. Vediamo come. Il Consiglio di Presidenza del Senato, il 20 dicembre del 2001, sotto la presidenza del sen. Marcello Pera, per riconoscere i soggetti a cui il senatore può estendere la propria assistenza sanitaria. Oltre al coniuge, i figli e un genitore, l'iscrizione può essere estesa «al convivente more uxorio, quando la convivenza perduri da almeno 3 anni e risulti da iscrizione anagrafica o da atto notorio; il predetto limite temporale non è richiesto in caso di presenza di figli nati dalla convivenza». Non viene specificato il sesso, e si può scegliere tra atto notorio o iscrizione in Comune, con il figlio si evita anche l'attesa dei tre anni per far scattare il diritto!

A meno che l'accordo tra destra e sinistra non sia stato trovato per far scattare il privilegio, quale atto migliore si potrebbe prospettare per superare tutti gli scogli finora frapposti per questa carenza di diritto verso le coppie di fatto?

Questo mio contributo sarà contenuto nel pacchetto complessivo che diventerà proposta di legge per la riforma del diritto di famiglia, così come emerso dal convegno sull'“Amore civile” dei giorni scorsi.

 

Donatella Poretti


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