Telluserra
Carlo Forin: Rosa (mistica)
25 Aprile 2008
 

Ho messo tra parentesi l’aggettivo ‘mistica’ -per rosa mistica- sia perché faccio valere il dettame laico di mettere tra parentesi la propria religiosità (e qui scherzo con rispetto verso i laicisti) sia perché pongo in risalto la diversità di significato (Bernardo di Chartres docet, come vedremo) della parola latina (completo in rosa con le due parole rosa mystica) da quella italiana rosa (oggi ‘mistica’ solo in Chiesa).

Sono all’anno nove della mia ricerca di AN TAR ES, ‘unione e separazione del Cielo e della Terra’, reduce dal convegno nazionale Antares, alle origini perdute della cultura occidentale.

Mi sono chiesto più e più volte in questi anni come avrei potuto mai dimostrare l’avvenuta fusione della lingua sumera con quella accada e come avrei potuto infine convincere che il sumero-accado -e non l’indoeuropeo- furono matrici del latino.

In altre parole: come avrei potuto mostrare ‘le origini perdute della cultura occidentale’.

Non sospettavo una riuscita così clamorosa!

Che ‘il nome della rosa’ potesse essere un E NIG MAH, una casa delle troppe cose, l’ha intuito Umberto Eco, narratore medievalista esperto in semeiotica -la disciplina che pesa il significato dei segni e delle parole-: la rosa del Paradiso di Dante, i Rosacroce, la guerra delle due rose, la rosa nera, la rosa d’oro, la rosa dei venti, la rosa dei candidati, la rosa degli eletti, la rosa fresca aulentissima di Ciullo d’Alcamo etc.

Che un cespuglio di rose potesse restituire la forma umana a Lucio ha posto ad un mio amico latinista la domanda: -ma perchè mai di rose?-.

Una domanda che altri latinisti devono essersi posti se hanno risposto: la rosa è il simbolo di Iside!

Non il sema, il significato della parola, capite? –poveri-, ma il simbolo.

E fu RU SHA, ‘sacro utero’ in sumero-accado!

Vedete, ho sempre considerato i nomi degli Dèi come i fili dell’alta tensione, da toccare con tutte le precauzioni. Adesso, temo il cortocircuito di fronte ad una evidenza così clamorosa: la rosa mistica è ‘utero sacro’ e tutto viene espresso dalla sola parola latina rosa!

Svelato l’enigma!

Ma, che io abbia messo le mani dove non dovevo? Che il vaso di Pandora della mia religiosità sia uscito dalla parentesi e si sia scoperchiato erompendo in connessioni invalide?

Eppure Giunone aveva le sue armi, il suo carro a Samo ß SHA MU, utero del nome immortale.

Eppure Mosè fa in arabo Musa, che è ancora MU SHA ‘nome immortale utero’.

Ed il sumero-accado spiegano sia il primo che il secondo nome.

Gli studi di Semerano hanno portato il Maestro quasi in Palestina, come Mosè, con la linguistica storica e l’accado.

Vi sarebbe entrato concentrandosi sui nomi degli Dèi e non sulle parole comuni, troppo caduche!

L’archeologia del linguaggio vede –come abbiamo scritto l’anno scorso- i RA SH NA, gli Etruschi, devoti al massimo dio Saturno: AN SH AR, Cielo Luna Sole è il suo sinonimo: la corrispondenza biunivoca è splendente, non dà spazio ad equivoci!

E lui , descrivendo il vaso di Tragliatella l’aveva quasi colto [Le origini: 893]! Avrebbe individuato Virgilio:

 

Salve, grande genitrice di messi, terra Saturnia,

                                               Georgiche, II  173

 

 

Il sacerdote giudice, Maru à Maro, Virgilio, ‘il più grande genio letterario della nostra madre-terra saluta l’Italia -terra Saturnia- e ci porge il nome della rosa come amor sacro:

 

-Turno, per queste mie lagrime, per il nome di Amata,

se t’importa -tu, ormai unica speranza e ristoro

alla mia sventurata vecchiaia; l’onore e la potenza di Latino

dipendono da te, su di te poggia la casa cadente-,

questo soltanto ti chiedo: desisti dal combattere con i Teucri.

Qualunque destino ti attende nel duello, attende

anche me, o Turno; lascerò con te l’odiosa luce,

e non vedrò, prigioniera, Enea diventarmi genero-.

Lavinia accolse il discorso della madre con lagrime

sparse sulle gote accese, e un intenso rossore

le aggiunse fuoco e corse sul viso bruciante.

Come se alcuno macchiasse avorio indiano con porpora

sanguigna, o come quando candidi gigli rosseggiano, mischiati

a molte rose [multa alba rosa]: tali colori la fanciulla rendeva dal volto.

                                                           Eneide, XII, 56-69

 

La principessa etrusca Lavinia ha nel volto il rosa [unica citazione dell’Eneide], l’amore sacro che turba il principe etrusco Turno, che nel nome evoca SHA-turno, utero di Turno.

Un amor sacro che viene dalla Saturnia Uni, Giunone, e si contrappone a quello indeizzato, imposto dalla dea Venere, in Didone, che finisce abbandonata e suicida.

Tornando a Bernardo di Chartres, iniziatore della scuola di Chartres, l’insegnante di Bernardo di Chiaravalle deve aver affrontato con lui l’argomento ‘la traduzione francese della parola latina rosa in rose non è completa perché l’asterismo latino –ovvero l’insieme dei collegamenti con tutte le altre parole latine- è diverso dall’asterismo francese.

Purtroppo non ci ha lasciato un solo scritto e Bernardo di Clairvaux non ci lascia note scientifiche, da mistico.

Agli esperti dantisti chiedo se Dante abbia potuto acquisire dal mistico l’immagine del Paradiso come un’immensa rosa con la rosa mystica al centro oppure se la sua conoscenza del latino, più prossima al parlato di quella nostra, abbia rinforzato l’approccio all’asterismo linguistico latino rosa del mistico.

Ai linguisti chiedo: come può essere negata la relazione RU SHA, sacro utero, à rosa (mystica)?

 

Carlo Forin


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