Oblò cubano
Carlos Carralero. «Con Fidel finita l'era del grande comunicatore; ora riforme!?» 
Parla il dissidente cubano, esule nel nostro paese: «Il totalitarismo isolano? Un regime che da 'carismatico' diventerà burocratico»
Carlos Carralero
Carlos Carralero 
17 Marzo 2008
 

Carlos Carralero - da anni in Italia per asilo politico, presidente dell'Unione per le Libertà a Cuba - presenta il suo nuovo libro sulla situazione del paese e commenta le dimissioni del lider maximo, tra personaggi emergenti e concrete ipotesi di sviluppo.

 

Le possibili riforme politiche e sociali. Con la partita alla successione sono tornati in discussione gli assetti nazionali ed internazionale, dall'embargo agli scenari politici interni. Sul fronte economico, secondo Carralero è realistico pensare all'avvio di riforme per i contadini e di alcune aperture liberiste nel mercato (causa primaria di fuga dei giovani dalle campagne e di inefficienza economica). Tra le priorità anche maggiore tolleranza per gli intellettuali, ridimensionando censura dei reati d'opinione e persecuzione di artisti ed omosessuali, con maggiore apertura della mobilità da e verso l'isola.

L'autore delinea il profilo dei candidati alla guida del paese: «Raúl Castro è più moderato e pragmatico. Fidel coinvolgeva il popolo con l'istinto e la passione, Raul è un pianificatore che lavora piuttosto in un gruppo di collaboratori; è un generale che controlla già le Forze armate, ma che guarderà anche alla gestione del commercio». E, a proposito degli altri personaggi della nomenclatura: «Carlos Lago? Un fedelissimo con tendenze liberali, politicamente debole, un potenziale fantoccio nelle mani della vecchia guardia. Il ministro degli esteri Felipe Perez Roche? Giovane di grande visibilità. Il Presidente del parlamento Ricardo Alarcón? Già contestato dagli studenti, ha scarsa autorevolezza».

 

L'allegoria di Saturno contro. Riguardo il suo saggio romanzato sulla realtà cubana che arriva in questi giorni in libreria, lo scrittore chiarisce che il titolo prende spunto dall'antico mito su Saturno, che divorò i figli una volta diventati pericolosi per evitare che potessero succedergli; «un'allegoria del comportamento di Castro, che mi ha permesso di parlare del suo regime senza mai chiamarlo per nome». Si tratta di una testimonianza sulla realtà delle Forze armate cubane basata su un'esperienza nell'esercito, «una tematica poco affrontata dagli intellettuali e dai dissidenti». L'autore parla dell'opera narrativa come di un personale calendario astrologico: «Sulle pareti della caserma “Moncada” c'è una grande foto degli eroi della rivoluzione; uno di quei soldati è cancellato da un cerchio posticcio disegnato sulla testa. Nessuno sapeva chi fosse, ma alla fine scoprì trattarsi di un compagno di Fidel, caduto in disgrazia perché aveva osato opporsi alla sua autorità e che per questo finì in prigione per 30 anni».

 

 

Carlos Carralero è saggista, narratore e poeta cubano. Rifugiato politico, vive in Italia dal 1995. Orfano reclutato nell’esercito, in patria si è impegnato per i diritti civili per mezzo della letteratura. Perseguitato e costretto all’esilio, ha scritto opere poi censurate nel suo paese. Ha fondato diverse organizzazioni umanitarie.


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