Diario di bordo
“Tibet libero” č sinonimo di “Cina libera” 
I Radicali invitano alla mobilitazione per domani. Intanto Pannella e Cappato chiedono la convocazione straordinaria del Parlamento Europeo
15 Marzo 2008
 

Il Partito Radicale Nonviolento, Nessuno tocchi Caino e Radicali Italiani, congiuntamente alla Comunità tibetana in Italia, all'associazione Donne tibetane, all'Associazione Italia-Tibet e all'Intergruppo parlamentare per il Tibet invitano alla mobilitazione per domani, domenica 16 marzo 2008 dalle ore 16 a Roma in Largo Equador davanti all'Ambasciata cinese, per sostenere il popolo tibetano e il Dalai Lama sui gravi fatti accaduti a Lasha capitale del Tibet occupato dove, la dura repressione cinese, ha causato fino a ieri la morte di almeno 100 persone.

Mentre a Dharamsala è ripresa in queste ore la “Marcia fino al Tibet” a cui partecipa una delegazione del Partito Radicale Nonviolento, composta da Sergio d'Elia, deputato e Segretario di Nessuno tocchi Caino, Matteo Mecacci e Marco Perduca, Vice Presidenti del PRN, il Dalai Lama ha detto che l'unità e la stabilità sotto la forza bruta sono, nell'ipotesi migliore, una soluzione temporanea e che è irrealistico aspettarsi unità e stabilità sotto questo tipo di governo. Il Dalai Lama si è anche appellato al Governo e alla leadership cinesi affinché fermino l'uso della forza e inizino a rivedere i propri sentimenti nei confronti del popolo tibetano attraverso il dialogo e ha chiesto ai suoi tibetani di non utilizzare mai la violenza.

Nella giornata di ieri il Dalai Lama, nel corso delle sue preghiere, ha ricordato lo sciopero della fame e della sete condotto da Marco Pannella per il rispetto della parola data e per il Satyagraha Mondiale per la Pace che è stato lanciato nei giorni scorsi.

 

 

Tibet libero” è sinonimo di “Cina libera”

Pannella e Cappato chiedono la convocazione

straordinaria del Parlamento Europeo

 

Marco Pannella e Marco Cappato, Deputati radicali al Parlamento europeo, hanno inviato la seguente lettera al Presidente del Parlamento Hans-Gert Poettering:

 

Egregio Presidente,

in Tibet è in atto una brutale e violenta repressione da parte del regime cinese di ogni manifestazione pacifica a favore della libertà e della democrazia. I morti sono decine, ma rischiano di diventare centinaia con il passare delle ore. In particolare, i monaci buddisti tibetani sono vittime di azioni della polizia cinese che richiamano la violenza del regime birmano contro i monaci di quel Paese.

Non solo. Il regime cinese accusa il Dalai Lama, Premio Sakharov del Parlamento europeo che da sempre porta avanti la sua battaglia nonviolenta per la libertà e il rispetto dei diritti umani fondamentali del popolo tibetano, di essere responsabile, insieme alla sua “cricca”, di fomentare la violenza in Tibet. La strategia delle autorità di Pechino è particolarmente devastante a pochi mesi da quelle Olimpiadi che lo stesso Dalai Lama ha sempre voluto siano occasione per la comunità internazionale di moltiplicare l’attenzione e gli sforzi per la promozione della democrazia per i cinesi stessi e per le minoranze oppresse, come i tibetani, gli uiguri, i mongoli, i falun gong. È un’occasione che riguarda in realtà il diritto umano fondamentale alla democrazia in tutto il mondo.

Riteniamo doveroso che il nostro Parlamento si convochi con la massima urgenza in seduta straordinaria già nella plenaria di Bruxelles del 26 marzo inserendo il punto della “situazione dei diritti umani in Tibet” all’ordine del giorno, chiamando a riferire la Commissione e il Consiglio. Proponiamo anche che l’esame di questo punto nella sessione straordinaria del 26 marzo sia preceduto da una riunione straordinaria della Commissione affari esteri del Parlamento con lo stesso punto all’ordine del giorno.

Una risposta tempestiva del nostro Parlamento non mancherebbe di fornire un contributo, speriamo determinante, per aiutare il regime cinese a non ricadere e ripetere episodi di massacri che hanno fatto parte di un lungo passato, dal quale si spera la Cina sia definitivamente in procinto di uscire. Il Dalai Lama chiede libertà per tutta la Cina e le sue popolazioni; non chiede alcun privilegio per il Tibet, ma il riconoscimento delle sue grandi specificità storiche, culturali e religiose nell’ambito di uno Stato federale, non più centralista autoritario e, necessariamente, violento.

Tibet libero” è sinonimo di “Cina libera”.

 

 

Fonte: Radicali.it


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