Piero Cappelli. “Epifania: il Divino si manifesta nella Relazione”. Parola e Pane (5)
I Magi
I Magi 
05 Gennaio 2008
 

Anno A, 6 gennaio 2008, Epifania

Mt 2,1-12

 

Dal Vangelo secondo Matteo capitolo 2 versetti 1-12


1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:

da te uscirà infatti un capo

che pascerà il mio popolo, Israele.

 

7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11  Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

°°°

 

Il Natale è passato e “Siamo a Befana”, come si dice dalle nostre parti, in terra di Toscana.

Sì, una festa che in senso cristiano ha un altro termine, Epifania che vuol dire nella sua radice ‘manifestazione’. Ed anche la cosiddetta Befana, che dovrebbe portare doni belli o doni brutti, carbone dolce o carbone amaro, potremmo leggerla come colei che ci induce ad essere veritieri con noi stessi, a manifestarci per come siamo stati nell’anno passato: buoni o cattivi?

Potremmo dire che la Befana è l’aspetto ‘eretico’ dell’Epifania, quello che ‘laicizza’ il messaggio: ci viene chiesto un atto di verità su noi stessi. Un supplemento di consapevolezza che figurata nella Befana ci chiede d’interrogarci radicalmente, fino in fondo: che vita hai percorso finora? Una tappa e una verifica, un discorso morale, una riflessione umana…

 

Gesù invece ci porta l’altro aspetto, un aspetto di interrogazione, che precede la morale, è prima, perché in ‘quel’ bambino – che siamo poi tutti noi, tutte le creature – ci viene chiesto di ri-vederci, di renderci consapevoli di chi siamo. I magi, nella bella storia che ci viene raccontata dal vangelo di questa domenica, “al vedere la stella, essi provarono una grande gioia”. Non si dice che provarono gioia nel vedere Gesù anche se poi, dice Matteo, “prostrati, lo adorarono”.

Perché?

Perché non è tanto gioire per qualcosa che raggiungi, quanto per qualcosa che – dopo averlo cercato e sperato – vedi che è giunto “il segno” del suo raggiungimento. Hai colto il ‘segnale’ che ciò che hai cercato e sperato sta per rivelarsi a te, lo stai per raggiungere e sarà certamente ‘tuo’. Quindi vivi il segno come il messaggio di raggiungimento dell’obiettivo. E così Gesù per noi. Anche Gesù è il “Messaggio” per antonomasia. L’incarnazione del messaggio che il Creatore ci ha voluto comunicare, manifestandoci così se stesso, nella piccolezza e nella grandezza di una creatura umana come un neonato. Già Giovanni il Battista aveva avuto il ‘segno’ in Gesù attraverso il profeta che lo aveva predetto; già Maria aveva avuto in dono il segno dell’Angelo Gabriele che le annunciava la maternità divina, già Giuseppe aveva avuto in sogno il segno di una paternità adottiva. E tutti ‘segni’ inspiegabili che incutevano anche timore, incertezza, dubbio, ma poi si sono rivelati, si sono manifestati ‘segni d’Amore’: da una storia di contraddizione, ad una storia di Salvezza!.

Noi che ‘segno’ abbiamo avuto nella nostra vita?

A noi, non è mai apparsa una stella da seguire?

La manifestazione del Mistero nella nostra esistenza come è avvenuta?

Potremmo rispondere in mille modi e in mille maniere diverse, ora, e domani ancora diversamente.

Quanto ci siamo “prostrati ad adorare” quello che abbiamo ricevuto in dono dalla Vita? O lo abbiamo invece ricevuto come ‘preteso’, ‘dovuto’?

Siamo stati capaci di seguire ‘le buone stelle’ che ci sono apparse nelle notti della nostra Vita?

Abbiamo saputo aspettare che il cielo della nostra esistenza si facesse térzo alla luce delle stelle dopo notti insonni e pesanti?

O abbiamo invece più che alzato lo sguardo piegato la testa?

Abbiamo sperato che nonostante la notte oscura si rivelasse un’alba di luce?

 

Cari amici, i ‘segni’ del Natale e dell’Epifania sono segni che ci vogliono sempre più far rendere consapevoli di chi siamo e di dove stiamo andando.

Sappiamo tutti che il nostro lido ultimo sarà la scomparsa da questa terra: “ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, ma sai anche che “sei venuto dal Mistero Eterno e all’Eterno Mistero ritornerai”. Il primo assioma è per renderci umili: non siamo nessuno – qualunque sia il successo su questa tra questi nostri simili-: siamo come un ‘bambino nella culla’ che abbisogna di tutto e basta poco per essere danneggiato. Il secondo invece ci lancia con lo sguardo, oltre il tempo e lo spazio, per renderci consapevoli della nostra origine e del nostro destino: l’uomo e la donna, la persona umana, non può morire e scomparire nel nulla. La dimensione spirituale (del senso della Vita) e quella religiosa (del tenerci uniti tra Ciero e Terra) ce lo dicono e ce lo gridano ogni giorno attraverso i ‘segni’ della Vita: quel Bambino è il ‘segno’ del nostro ‘bambino interiore’ che deve crescere, che deve essere accudito e curato perché possa farsi adulto e sappia leggere e seguire i segni che incontrerà nella sua esistenza: e li saprà cogliere se li avrà saputi desiderare, sperare e quindi raggiungere.

Quei doni fatti ‘d’oro’, ‘d’incenso’ e ‘di mirra’ possano, tutti e tre, essere accolti - come gratificazione, come spiritualità e come sofferenza – nella nostra grande piccola Vita, ogni giorno per saper nascere, morire e risuscitare in ogni istante che ci viene donato.

Buona Epifania e buona Befana a tutti Voi!

 

Piero Cappelli

 

 

P.S. Parola e Pane termina qui con la fine del periodo Natalizio.

Riprenderà a Quaresima in preparazione della Pasqua.

Buone meditazioni!


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