Diario di bordo
Una mostra “fuori dai luoghi comuni”
Anna Samaden,
Anna Samaden, 'Trasformazione' 
22 Dicembre 2007
 

A Palazzo Foppoli, nel centro storico di Tirano, l’esposizione a lato di un semilavorato per un “Monumento all’Apparizione”, fornisce l’occasione per godersi una mostra di arte figurativa entro la quale si scoprono opere stupefacenti. Il titolo “Fuori dai luoghi comuni” è particolarmente azzeccato perché la gran parte degli autori è accomunata da un librarsi anomalo – fuori norma – oltre le comuni e frustranti realtà dell’arido vivere. Gran parte delle opere sembra scaturire dalle profondità dell’inconscio per esprimere rare ricchezze interiori, sedimentate entro strati di sofferenza individuale liberata dall’espressività artistica. Sono opere che conducono in sogno l’osservatore nel segreto mondo degli autori. Paesaggi interiori, dunque. Il citarne alcuni non significa sancire secondarietà di altri.

Francesca Imperial sembra muovere da una sindrome di Peter Pan per giungere ben oltre il fanciullesco, con quell’occhio che piange in “luce nelle tenebre” e con la sfaccettata intensità dell'“oracolo”, disegnato a penna con rara maestria. I tre magici disegni a matita di Anna Samaden, sfumati con raggi di misticismo e velature esoteriche, rivelano visioni dell’oltre; percorsi di inquietudine o di pace? Barbara Dosio presenta una sequenza che stilizza a matita le umorali interiorità femminili dove l’eros di “voglia di ballare” pulsa a fianco di una umbratile insicurezza: “c’è un senso in me?”. Nadia Marinelli rivela il suo “sogno infantile di ogni sera” nel quale il sublime dono d’amore emerge dallo specchio d’acqua primigenio con grazia botticelliana. Gianluigi Caratti esprime in “ossessione diabolica” la sottigliezza del confine tra la realtà e ciò che non sappiamo comprendere. Colpiscono gli indumenti veri che Armando Ricetti posiziona, aggrappati a fardello, su cornici. Gioco e ironia, insieme all’inquietante assenza dei corpi.

Il filo conduttore che inanella questa collana di opere sembra essere un anelito all’abbattimento di quelle barriere che l’audace sensitività degli autori trova nelle banalità dell’odierno mondo.

 

Giovanni Bettini


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