Diagnosi preimpianto e legge 40 illegittima? 
Mancano 9 giorni alla scadenza delle famigerate linee guida. Il ministro ha il dovere politico di modificarle
22 Dicembre 2007
 

Dopo Cagliari, arriva Firenze: le linee guida della legge 40 sulla fecondazione assistita crollano a colpi di sentenza. Ciò che manca è il loro aggiornamento, che deve essere fatto entro la fine dell'anno.

Il divieto della diagnosi preimpianto e l'impianto obbligatorio dei tre embrioni, non presenti nella legge, ma nelle linee guida, sono nuovamente al centro di una ordinanza: il giudice del tribunale di Firenze, Isabella Mariani, ordina al Centro Demetra di eseguire la diagnosi e di crioconservare gli embrioni malati di una coppia che rischia di trasmettere una grave malattia genetica (la esostosi, malattia che porta all'accrescimento della cartilagine delle ossa). La coppia dopo essersi rivolta all'associazione Madre Provetta ha ottenuto questa sentenza che in linea con quella di pochi mesi fa di Cagliari sancisce l'obbligo della buona scienza e della buona prassi medica.

Già da luglio il Consiglio Superiore di Sanità, chiamato dal ministero della Salute ad esprimersi sull'aggiornamento delle linee guida, con «un voto su base personale», non comparso quindi nel parere ufficiale, si era dichiarato contro l'impianto obbligatorio di tre embrioni e a favore della diagnosi pre-impianto.

Il ministro Livia Turco, audito a ottobre in Commissione Affari sociali, si era impegnato a presentare a breve l'aggiornamento delle linee guida, comunque previsto dalla legge ogni tre anni. In quella occasione i capigruppo di maggioranza (ad eccezione dell'Udeur) avevano sottoscritto un appello al ministro per la revisione delle linee guida, impegnandosi ad attivare gli strumenti idonei alla revisione della legge.

Pochi giorni fa l'Istituto di Prospettiva Tecnologica della Commissione Europea ha pubblicato un rapporto in materia: nel 2005 nell'Ue sono state effettuate tra 2.000 e 2.900 diagnosi genetiche preimpianto. Oltre 700 le pazienti venute da altri Paesi per poter fruire di un servizio che nel proprio è proibito, come in Italia, Germania, Irlanda e Svizzera. Circa la metà di queste pazienti si è recata in una struttura spagnola. Il turismo sanitario, già triplicato per accedere a tecniche di fecondazione assistita vietate nel nostro Paese, registra nuove frontiere con la diagnosi preimpianto.

 

Ora, a pochi giorni dal termine previsto dalla legge (art. 7 comma 3 L. 40/04: «le linee guida sono aggiornate periodicamente, almeno ogni tre anni, in rapporto all'evoluzione tecnico-scientifica») e forte di questa nuova sentenza il ministro ha il dovere politico di intervenire.

 

Donatella Poretti


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276