Piero Cappelli: “L’Altro č il nostro Natale”. Parola e Pane (1)
Francesco Trevisan: Il sogno di San Giuseppe, Uffizi
Francesco Trevisan: Il sogno di San Giuseppe, Uffizi 
02 Dicembre 2007
 

Dal Vangelo secondo Matteo capitolo 24, versetti 37-44.

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli 37 “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata.

42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà”.

 

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Partire con questo brano evangelico non è certo il massimo direte voi. In effetti bisognerebbe conoscere bene tutta la sacra Scrittura, cioè la Bibbia, per riuscire a fare un recupero storico-esegetico del testo e avere una comprensione più esaustiva.

Il nostro impegno però non è quello di mettere su una ‘scuola’ di esegesi cattolica sulla Parola. Ma quello di prendere spunti per fare una riflessione insieme. Il più semplice, anche il più banale se volete, ma capace di farci riflettere un po’. Ed anche incuriosirci tanto da poter andare a vedere cosa c’era scritto prima e cosa c’è scritto dopo…

Oggi, di fronte ad un testo così, cos’è che più vi incuriosisce, vi stimola, crea interesse?

Da parte mia i termini che notate in neretto sono quelli intorno ai quali vorrei tessere una breve riflessione insieme con voi, con te lettore di Parola e Pane.

 

Quante cose noi tutti ci aspettiamo dalla vita, dagli altri, specialmente dai più vicini, i più cari? Quante? Molte, le più, le maggiori, le più importanti. E spesso ne rimaniamo delusi, perché quel che ci hanno dato, che abbiamo ricevuto, non lo ricordiamo molto volentieri perché dovremmo essere riconoscenti, saper dire ‘grazie!’, ma dure grazie costa e a volte costa tanto; quelle invece che non ci hanno dato le portiamo in debito, spesso pretendendole, mettendole nel conto degli altri ‘a loro debito’, come una loro mancanza. Allora ci accorgiamo che la nostra mamma, la nostra moglie, il nostro babbo, nostro fratello, il nostro amico che dovevano venire in nostro aiuto, che dovevano darci quel qualcosa che desideravamo e che desideriamo e che ci sentivamo e ci sentiamo mancare, non l’hanno fatto, non ci hanno soddisfatto e ci hanno lasciati ‘soli’. Forse anche loro come quelli del vangelo non si sono accorti di nulla e hanno continuato a fare le loro cose senza accorgersi di noi. Forse è vero… è così…?!

E tu?

Quante volte anche noi abbiamo deluso qualcuno perché non siamo arrivati dove e come loro volevano; non abbiamo fatto quello che loro desideravano, non siamo stati capaci di rispondere ai loro bisogni? Quante volte ci siamo dimenticati di lui, di lei, di loro li abbiamo trascurati mentre ci aspettavano a braccia aperte? Quante volte…? E anche noi non ci siamo accorti di nulla, se non peggio ce ne siamo accorti sì, ma abbiamo girato la testa dall’altra parte, autoassolvendoci e giustificandoci perché non ci andava, era troppo, e troppo pesante. Mancanza di coraggio? Di generosità? Di attenzione? Di affetto? Di Amore?

Allora ciascuno di noi è quel qualcuno che aspettiamo e che ci aspetta: loro aspettano la nostra venuta e noi aspettiamo la loro. Ma per accorgersi che loro stanno arrivando o sono già lì dobbiamo, dovremmo stare svegli, stare a l’erta, presenti, consapevoli, attenti a chi abbiamo da incontrare, con chi c’è di fronte, con chi relazioniamo, e come. Ecco che la nostra ‘venuta’ è la ‘venuta’ dell’altro per noi.

Sappiamo cogliere la novità, la bellezza, la positività di ogni incontro, tanto da non renderlo solo utilitaristico, ma aperto e generoso? Oppure non ci siamo accorti di nulla lo trascuriamo perché lo giudichiamo insignificante, non utile ai nostri affari, interessi di bottega?

Il Vangelo ci dice che dobbiamo ‘vegliare’ perché se non vegliamo non possiamo accorgerci di cosa accade intorno a noi, sia nel prendere, ma anche nel dare. Dobbiamo ‘stare pronti’… e per come finisce questo brano di Vangelo potremmo leggere la venuta del Figlio dell’Uomo come una minaccia, l’ultima e definitiva condanna: è forse un avvertimento? Ci vuol intimorire ed incutere terrore questo Vangelo che annuncia un giudizio tremendo…?

Forse è uno sprone, ma non è solo questo è per me qualcosa di più questo brano del Vangelo di Matteo: non ci vuole spaventare e ricattare per obbligarci a fare i buoni, i bravi, le persone per bene perché dopo ci toccherebbe l’inferno’. No. Noi tutti siamo liberi di scegliere. Però questo Vangelo ci vuol indicare qualcosa d’altro, d’importante. E cioè che già noi siamo il Figlio dell’Uomo per l’Altro, qui e ora. E lui è già qui ed ora come Figlio dell’Uomo per noi. Cioè colui che ci salva. Perché il Figlio dell’uomo è ogni persona…

Come è possibile che Lui, l’Altro, ci salvi mentre siamo noi che dobbiamo fare qualcosa per ‘salvarlo’, per ‘aiutarlo’…?

Sì. Il nostro renderci ‘prossimo’, Altro per lui, per tutti coloro che incontriamo ogni giorno, dai vicini ai lontani, è la forma più alta del nostro salvarci attraverso di Lui. Siamo noi che accorgendoci di Lui, c’invita ad aprire una relazione, una storia, breve, lunga, così com’è, però importante sì. Perché ogni persona è importante per noi, e noi per lui. Addirittura ogni cosa è parte di questa nostra storia, delle nostre relazioni, dei nostri vissuti.

Quante volte in capo ad una giornata siamo capaci di accorgerci dell’Altro? Invece di non accorgerci di nulla? Sappiamo essere pronti ad essere l’Altro per l’altro che incontriamo? Sappiamo svegliarci dal sonno dei nostri interessi per dedicarci all’Altro ovunque ci viene dato di incontrarlo?

Quel Figlio dell’Uomo del Vangelo sappiamo tutti che è Gesù. E Gesù si è identificato con l’uomo e la donna di tutti i tempi e di tutte le dimensioni umane e culturali, specie se più ‘piccoli’ e più ‘poveri’.

Ecco cosa è l’Avvento, l’attesa e la venuta di Colui che abbiamo accanto nella nostra vita ogni giorno. Quel Figlio dell’Uomo che si fa Storia accanto a noi, in ogni momento. È da qui, da questa dimensione quotidiana ed umana dell’essere e del fare che allora anche il Natale avrà un altro e alto sapore esistenziale, un altro colore spirituale, un altro senso ‘eterno’: Parola e Pane per tutti gli uomini e le donne del mondo. Per dire “Grazie!”.

 

Piero Cappelli


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276