Diario di bordo
Sfruttamento idrico: dopo la Val Māsino, la Provincia si oppone anche per la Valfontana  
Prossima anche la presentazione del Piano territoriale di coordinamento provinciale alla Conferenza dei Comuni e delle Comunitā montane
14 Dicembre 2005
 

La Giunta provinciale, nella seduta di stamane, ha deliberato di opporsi alle richieste di sfruttamento idrico in Valfontana allo scopo di tutelare una zona particolarmente bella dal punto di vista naturalistico. La decisione segue di poco più di una settimana la delibera analoga con la quale la Provincia aveva stabilito di resistere in giudizio ai ricorsi presentati dalla società che si era vista negare dall’ente l’ammissione ad istruttoria delle domande di derivazione su alcuni torrenti della Val Màsino. Scelte precise e definitive che vanno nella direzione già indicata dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, già definito, che verrà presentato alla Conferenza dei Comuni e delle Comunità montane venerdì prossimo.

Alla visita locale d’istruttoria, programmata per la giornata di domani presso il municipio di Ponte in Valtellina, l’Amministrazione provinciale formalizzerà dunque la sua opposizione alle domande di derivazione d’acqua dai torrenti Valfontana e Val Vicima, nei comuni di Ponte e di Chiuro, a scopo idroelettrico.

La Provincia ha espresso il suo parere secondo quanto disposto dal Testo Unico delle Acque motivando l’opposizione sulla base di quattro ragioni principali. Innanzitutto gran parte delle derivazioni ricadono nel Sic Valfontana, il Sito di Interesse Comunitario di cui la Provincia è ente gestore; inoltre si nota l’assenza della Valutazione di Impatto Ambientale che verifica gli effetti delle derivazioni sui torrenti interessati. Vi sono da considerare altresì la compatibilità di queste ultime con gli altri usi già in atto della risorsa idrica e l’impatto ambientale in una zona il cui naturale bacino del torrente Valfontana è già stato modificato da opere di difesa del suolo. Ma il dato che assume maggiore rilevanza risulta essere l’incompatibilità di questi progetti con le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.


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