Oblò finlandese
Jupo risponde a Simplet
26 Novembre 2007
 

Uffa Simplet, ma voi nani di città siete sempre così complicati? Viaggiate in metropolitana, più veloci di un lampo, andate da qui a là e non sapete mai niente di tutto quello che attraversate, parlate nei telefoni a persone che sono lontanissime e annullate il tempo che vi servirebbe per camminare fino da loro e parlarci faccia a faccia, avete delle mappe di città che seguite come se fossero vere, come se ci fosse scritto tutto sulle mappe. Nella foto sei girato, quindi non posso vedere se, addirittura, possiedi un orologio per misurarlo il tempo, o ti basta consultarlo sui campanili e nelle fermate del metrò di Parigi? Ci credo che il tempo è qualcosa di complicato per te, Simplet.

 

Per noi peikot il tempo è molto semplice: il tempo è diviso in estate ed inverno.

Adesso è inverno. È buio quasi tutto il tempo ed è bruttotempo. Piove, nevica e ripiove sulla neve. Il vento spacca la pelle, scompiglia i baffi, porta via la cuffia, affanna il respiro. Passo tutto il giorno alla luce di una candela e sistemo la mia dispensa. Ho pane di segale, mirtilli, lamponi e funghi, che tengo in un buco che ho scavato quest’estate: la mia dispensa. Per me il tempo è tutto qui: estate/inverno. L’estate la passo a nuotare nei laghi, a correre per i prati e a raccogliere mirtilli e l’inverno lo passo a sognare l’estate. Questo è il mio modo di passare il tempo, il mio passatempo. Ho passato duecentoventitrè inverni a sognare l’estate e duecentoventitrè estati a nuotare, correre e raccogliere mirtilli.

 

Non so chi sia Proust. Non abbiamo libri di Proust nella nostra biblioteca. Nella nostra biblioteca non ci sono libri. L’ultima volta che sono stato nella nostra biblioteca, c’erano una piuma colorata di una gazza, una pietra grigiastra levigata da un fiume, un bottone di una giacca di un ufficiale svedese, che si era addormentato, ubriaco, nella foresta e che era morto congelato nel 1779, un pezzetto di una lettera che Lenin aveva scritto e cestinato nel periodo che dormiva nella biblioteca di Helsinki, un fiore appassito e un tappo di una bottiglia di Koskenkorva.

 

Non so quanto durerà quest’inverno. Ma so con certezza quando finirà. Lo leggerò sulle facce degli altri peikot quando quest’inverno finirà. Ogni tanto, in giro per la foresta incrocio qualche altro peikko, di solito hanno la faccia triste e guardano per terra, raramente mi salutano o io saluto loro. È inverno, fa troppo freddo per fermarsi a scambiare qualche parola sul tempo. Sappiamo tutti come è il tempo in inverno. Non c’è bisogno di parlarne. L’estate comincerà quando, magari senza nemmeno accorgermene, incrocerò qualcuno che dirà ‘ciao’ o che mi dirà ‘che bel tempo che fa oggi!’ e allora capirò che l’estate arriverà, che in qualche giorno il ghiaccio comincerà a sciogliersi e le giornate diventeranno più luminose.

 

Ystävällisin terveisin,

 

Jaakko Urho Pettri Olavi Vuorenpeikko (JUPO)

 

 

Qui per leggere la missiva che Simplet ha inviato a Jupo


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