Censura forum Aduc. Il Tribunale di Catania sentenzia in nome del popolo vaticano? 
Interrogazione al Ministro della giustizia per l'invio di ispettori al fine di accertarlo
09 Novembre 2007
 

Cosa accade al tribunale di Catania? La giustizia come viene amministrata e applicata? Non sarà il caso di inviare degli ispettori, visto che sembra che le decisioni, invece che nel nome del popolo italiano vengono prese in nome del popolo vaticano e per di più facendo riferimento ad articoli del codice penale che non esistono più? E visto che si sequestrano dei forum di discussione in Internet anche se negli stessi non viene rilevato alcun reato?

È questa la domanda che ho rivolto al ministro Clemente Mastella con un'interrogazione.

Vediamo i fatti.

Nel novembre 2006 la Procura della Repubblica di Catania, su sollecitazione dell'associazione Meter onlus di don Fortunato Di Noto, ha sequestrato e censurato integralmente due forum pubblicati sul portale Internet dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), ritenendo sussistente il reato di vilipendio di una confessione religiosa.(1) Nell'ottobre 2007 il Pubblico Ministero ha notificato a tre utenti dei due forum altrettanti avvisi di garanzia, individuando in nove frasi -fra le migliaia contenute nel materiale sequestrato- il reato di vilipendio alla confessione religiosa cattolica (ex art. 403 c.p.).

L'Aduc ha presentato istanza di dissequestro tranne che per le frasi incriminate. Lo scorso 25 ottobre, il Gip di Catania ha rigettato questa istanza con questa motivazione: «ritenuto che il sito web in sequestro contiene espressioni gravi che costituiscono pubblica offesa alla confessione religiosa cattolica ed integrano il delitto di cui all'art. 403 c.p., ciò perché anche se tale reato risale ad un tempo in cui diverso era il contesto sociale e politico, può bene affermarsi che lo Stato accorda ancora alla religione della stragrande maggioranza degli italiani quella protezione che ex art. 406 c.p. tutt'ora accorda agli altri culti ammessi, di minore diffusione».

La motivazione ha dell'incredibile: prima di tutto l'art. 406 c.p. non esiste (abrogato dall'art. 10 della legge 85/2006). Inoltre all'articolo 403 c.p. non si fa alcuna distinzione fra culti, menchemeno della «religione della stragrande maggioranza degli italiani» e il vilipendio della religione di stato non è più reato (l'articolo 402 c.p. che lo sanzionava è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo con sentenza Corte costituzionale 20 novembre 2000, n. 508).

Comunque, a prescindere dalle valutazioni sulle nove frasi sotto processo, è gravissimo che due magistrati abbiano mantenuto l'oscuramento su libere espressioni del pensiero non ritenute reato dal PM stesso senza fornire alcuna spiegazione su quella che, ora più che mai, appare come vera e propria censura di espressioni legittime che criticano la religione cattolica romana.

In altre parole, non solo si sequestrano frasi che potrebbero costituire reato –tutto da dimostrare– ma anche tutte quelle libere espressioni del pensiero che criticano la «religione della stragrande maggioranza degli italiani».

Nel dubbio che i magistrati di Catania abbiano sentenziato in nome del popolo vaticano piuttosto che del popolo italiano, insieme agli altri deputati radicali della Rosa nel Pugno(2) ho rivolto ieri al ministro della Giustizia un'interrogazione per sapere cosa intenda fare, anche tramite l'invio di ispettori, per ristabilire l'ordine costituzionale pesantemente offeso dalle decisioni dei magistrati di Catania.

 

Donatella Poretti

 

 

(1) www.aduc.it/dyn/censura

(2) Marco Beltrandi, Sergio D'Elia, Bruno Mellano, Maurizio Turco


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