Diario di bordo
Maurizio Morabito. Con Israele, con l’Iran 
Come dimostrare al mondo che si può fare a meno delle armi atomiche
Ali Khamenei
Ali Khamenei 
17 Ottobre 2007
 

Quando si parla di Medio Oriente, di Israele e di Iran si deve purtroppo fare ancora più fatica del solito per riuscire a non farsi ingannare dai diluvi di retorica e prosopopea che forse da quaranta anni mai cessano di arrivare da più fronti. Ma possiamo almeno provare, comprendendo il perché del comportamento iraniano, tranquillizzandoci sulle probabilità di uso della bomba atomica, e analizzando le tre possibilità di intervento dell’Unione Europea (UE): per stabilire un clima di mutuo rispetto con l’Iran, far entrare Israele nella UE, e dimostrare al mondo che si può fare a meno delle armi atomiche.

 

- Perché l’Iran Vuole la Bomba

Bertrand Kouchner, il Ministro degli Esteri Francese, si è recentemente ritagliato uno spazio su moltissimi giornali annunciando una linea dura contro la possibilità che l’Iran costruisca una bomba atomica. Per l’occasione Kouchner non ha però detto perché mai la Francia non dia l’esempio togliendo di mezzo i suoi ordigni nucleari.

Se infatti il problema è la proliferazione delle bombe atomiche, prima appannaggio delle Cinque Potenze (USA, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e adesso in mano a molte (troppe) altre nazioni, ciò non è che la conseguenza logica della decisione delle Cinque Potenze stesse di non rinunciare alle loro bombe.

Perché? Perché l’Atomica è il segno dell’essere una Potenza Mondiale, per chi ce l’ha. Per chi non ce l’ha, è il biglietto di ingresso nel Club dei Potenti e soprattutto degli Intoccabili. L’Iraq senza Bomba è stato invaso, il Pakistan con la Bomba gode di ottimi rapporti con gli USA. E come nel gioco USA-URSS durante la Guerra Fredda, fra India e Pakistan le armi nucleari sono una garanzia di pace ed equilibrio.

Anche per Israele non è difficile notare che, chissà perché, l’acquisizione della bomba atomica ha più o meno coinciso con la fine delle invasioni arabe nel 1973.

E quindi, in barba a tutte le minacce e tutti i ricatti Europei ed Americani, nell’assurda logica del nostro Mondo è naturale che anche un Paese come l’Iran, circondato da potenziali nemici e continuamente minacciato da lontano, voglia avere la Bomba.

 

- Perché l’Iran non bombarderà Israele

Il programma nucleare iraniano è così strategico da essere iniziato ai tempi dello Shah, quando naturalmente era incoraggiato dagli USA. Ma non è questa l’unica indicazione che l’idea che l’Iran bombardi Tel Aviv fa acqua da tutte le parti. Infatti:

1) Nessuno ha mai usato le bombe atomiche, perché i rischi di ritorsione sono troppi. È vero che la ritorsione viene dopo: ma gli USA e Israele hanno abbastanza capacità tecniche da bombardare non con una, ma con dieci bombe Teheran e in maniera automatica in caso di attacco. Come possa l’Iran dalla storia plurimillenaria scegliere il suicidio collettivo garantito, non è dato sapere.

2) Bombardare Israele significa quasi sicuramente lanciare un missile. E non è che l’Iran possa rischiare di sbagliare e invece distruggere Gerusalemme o polverizzare i Palestinesi e poi mandare le proprie scuse da un bunker nel Deserto Settentrionale. L’alternativa è far esplodere l’ordigno atomico in una nave in un porto israeliano, facendo finta di non saperne niente, o contrabbandarlo via terra in un modo o nell’altro: entrambi scenari realistici solo per un film di James Bond.

3) Essere capaci di costruire un’atomica è solo un passo dei tanti. Poi bisogna fare dei test, e ogni volta naturalmente costruire una bomba nuova. Il fallito petardo atomico della Corea del Nord del 9 Ottobre 2006 (forse quattro volte meno potente del previsto) ha dimostrato che non si tratta di niente di facile. Una volta completati test decennali, poi, per anni l’Iran avrebbe solo un paio di ordigni pronti, se lanciati un’atrocità tremenda ma certo non abbastanza per “cancellare Israele”.

4) L’Iran non ha mai attaccato nessuno negli ultimi due secoli. Non si capisce perché dovrebbe farlo proprio adesso e a rischio totale della propria esistenza. In compenso non sono mancate le aggressioni: inclusa quella dell’Iraq, di nuovo sponsorizzata dagli USA (e dall’Europa) e costata un milione di morti. È vero che soldi e armi arrivano da Teheran a Hamas e Hezbollah, ma non dobbiamo commettere l’errore di pensare che la propaganda esista solo da noi: nel 2006 l’Iran ha promesso di mandare in Libano un “battaglione suicida” e lo ha fatto comparire agguerrito in televisione, ma poi non è partito nessuno.

5) Al confine del Mare di Sabbia Araba dal Marocco a Baghdad, checché ne dicano gli ayatollah l’Iran Sciita è un ovvio alleato di Israele, così come lo è la Turchia anch’essa Musulmana non-Araba. Non è una faccenda di religione ma di alleanza contro il pan-arabismo che continua a cercare di alzare la testa, e che non può tollerare né Ebrei, né Turchi/Ottomani, né naturalmente Persiani Sciiti.

6) Nonostante la repressione e la censura l’Iran è uno dei pochi posti nell’area dove le elezioni vengano organizzate senza che il risultato sia preordinato. Ci sarà pure un motivo? Il motivo è che la società iraniana è complessa e matura e ha bisogno di democrazia, ancorché soggiogata. Il regime dei preti semplicemente non può tenersi in piedi da solo, e per questo il sistema politico iraniano è molto complesso, con pochi dei classici segni delle dittature centraliste e dirigiste.

7) Come si può già evincere da quanto sopra, se a volte l’Iran si comporta in maniera paranoica è perché è stato minacciato, usato, invaso e turlupinato per tantissimo tempo. La stessa, originale democrazia non-clericale iraniana fu inopinatamente fatta fuori dallo Shah e dalla CIA con la complicità britannica nel 1953. A chi si chiede perché avvenimenti vecchi di cinquanta anni debbano essere ancora rivelanti ricordo che l’Europa non ha ancora finito di sistemare tutti i problemi legati alla Prima Guerra Mondiale, un avvenimento finito novanta anni fa.

8) Il Presidente Ahmadinejad chiacchiera tanto ma il suo potere è limitato. A comandare è il Papa Iraniano, il Leader Supremo Grand Ayatollah Ali Khamenei. Il Presidente non comanda le Forze Armate, e ha scelte limitate riguardo i Ministri dello Spionaggio e della Difesa. E in contrasto alle ambiguità di Ahmadinejad sull’Olocausto, la TV di Stato dell’Iran ha ottenuto un enorme successo con lo sceneggiato Svolta di Zero Gradi (Madare sefr darajeh), la storia di uno studente iraniano che si innamora (addirittura!) di una ebrea francese a Parigi e tramite lei vede crescere il dramma della Shoah.

 

C’è dunque motivo di ritenere che se la situazione non cambierà, l’Iran costruirà una bomba atomica ma non la userà. E se questa può essere una buona notizia per chi abbia a cuore Israele, certo non lo è abbastanza per l’Umanità intera, perché l’Iran Nucleare sarà l’ennesimo aumento della proliferazione atomica. La Siria, l’Egitto, l’Arabia Saudita e la Turchia certo non potranno esimersi dal seguire l’esempio. Lo vogliamo davvero, un mondo dove le bombe atomiche sono come il prezzemolo?

 

- Tre Opportunità per l’Europa

La situazione però è ancora fluida, e per l’Europa ci sono tre chiare opportunità di leadership: recuperare un rapporto con l’Iran al di fuori della logica americana autolesionista degli Stati Canaglia; cominciare i negoziati per l’ingresso di Israele nell’Unione; e avere il coraggio di mostrare al mondo che si può vivere senza l’Atomica.

 

I) Dialogo e Rispetto con l’Iran

La politica estera dell’Amministrazione Bush, che certo non ha mai mostrato lungimiranza, ha uno dei suoi cardini nella demonizzazione dell’Iran, anni fa appunto incluso in quella lista del cosiddetto Asse del Male, addirittura con la Corea del Nord.

Questa demonizzazione viene perorata in una propaganda così pervasiva da aver trasceso i confini politici fra destra e sinistra, conservatori e liberals.

Nonostante la débâcle in Iraq, si fanno apertamente e seriamente piani per attaccare, invadere e/o bombardare uno Stato Sovrano in barba a ogni trattato internazionale. La figura di Ahmadinejad è usata correntemente come esempio di Cattivo Mondiale, e anche chi lo ha invitato alla Columbia University si è sentito in dovere di insultare il proprio ospite, in barba a duemila anni di tradizione “Occidentale”.

Tanti hanno sottolineato come Ahmadinejad abbia improbabilmente affermato che in Iran non ci sono omosessuali. Nessuno si è chiesto come mai il Presidente iraniano avesse deciso di andare lì, e se Saddam Hussein o il nordcoreano Kim Jong-Il per esempio avrebbero mai potuto fare niente del genere. E nonostante l’Iran non c’entri assolutamente niente né con al-Qaeda, nè con i Taleban, nè con gli attentati dell’11 Settembre, al Presidente in visita è stato negato l’accesso al sito delle Torri Gemelle, quasi che le avesse buttate giù personalmente.

Quale reazione possiamo mai aspettarci di ritorno se non un arroccamento a difesa anche del programma atomico?

A Teheran lo sanno anche le pietre che se l’Iran decidesse domani unilateralmente di rinunciare all’Atomica, la probabilità di un attacco USA, se non di un golpe appoggiato da Washington, aumenterebbe vertiginosamente, e rimarrebbe alta anche dopo il cambio della guardia in America nel Gennaio 2009: questo perché la fiducia reciproca è zero, e l’Iran ha già imparato più volte a sue spese che tutti i discorsetti sui Diritti e la Democrazia sono stupidaggini che gli USA o il Regno Unito non hanno timore a mettere da parte quando fa loro comodo.

In una frase: l’Atomica è uno strumento di difesa della Nazione contro minacce ed interferenze esterne, e solo quando queste finiranno sarà possibile immaginare la fine anche della Bomba Iraniana.

Il punto riguardo l’Iran è che se non si rinuncia alle caricature e alle demonizzazioni, non si può sperare in un dialogo serio. Un’Europa seria avrebbe allora cominciato da tempo a ricostruire la fiducia con l’Iran, cominciando con il prendere seriamente Ahmadinejad e Khamenei. Niente è perduto, ma grazie guarda caso alla Francia, invece, le carte migliori sono in mano alla Russia e a quel Putin di cui ormai conoscono tutti il viaggio a Teheran, dopo le presunte minacce alla sua vita.

 

II) Ingresso di Israele nella UE

Un’altra iniziativa Europea che avrebbe dovuto essere già intrapresa anni fa è invitare Israele nell’Unione, mandando così un segnale molto chiaro al Mondo Arabo ma anche e soprattutto a Teheran, e cioè che la difesa di Israele è la difesa dell’Europa. Chi avrà sogni velleitari di “annientare Israele” avrà quindi l’impossibile compito di dover annientare un intero Continente. Riaprendo inoltre l’Europa alle sue radici di cultura ebraica così inopinatamente recise settanta anni fa, l’ingresso di Israele sarebbe la chiosa suprema per seppellire secoli di antisemitismo, i pogrom, e la Shoah.

E perché no, vorrebbe dire anche avere un peso non zero nell’aiutare gli amici Israeliani a correggersi dove sbagliano, nelle discriminazioni anti-Palestinesi, nella tortura di Stato, nella strategia distruttiva della colonizzazione: perché in Europa può solo entrare l’Israele dove, nelle parole di Adam LeBor sul New York Times, «non ci sono strade separate per Arabi ed Ebrei», «villaggi resi inaccessibili dai bulldozer dell’Esercito»; «posti di blocco»; e «uno steccato di sicurezza che separa gli agricoltori dalla loro terra, e i bambini dai loro luoghi di gioco».

 

III) Rottamazione delle atomiche europee

Israele nell’UE non basta però, perché come detto all’inizio il problema della proliferazione degli ordini atomici è globale. In Europa le testate sono di proprietà della Francia e del Regno Unito: riuscirà qualcuno a far dire loro per davvero perché mai ne dovrebbero aver bisogno? Per esempio, potrebbe mai esserci un attacco atomico all’Europa con un’America indifferente? E in ogni caso, se c’è un motivo per cui due Potenze relativamente minori hanno “il diritto alla Bomba”, cosa impedirebbe di applicare le stesse argomentazioni più o meno a ogni Stato di media grandezza, Iran incluso?

Non si tratta di argomenti facili, e Parigi e Londra si aggrapperanno alle loro disutili bombe con le unghie e con i denti. Il discorso da fare è che proprio perché i due ex-Imperi non vogliono rinunciare ai loro giocattoli, c’è il rischio di centinaia di migliaia se non milioni di morti in un attacco atomico da qualche parte nel mondo.

Lo status quo è quello di un’Europa codarda e ipocrita, le cui minacce e pontificazioni mai potranno liberare l’Umanità dal pericolo della Bomba. Anzi, il numero di Paesi dotati o pronti a dotarsi della Atomica continuerà a crescere. E con esso il rischio che qualche idiota faccia esplodere una città per stupidità o imperizia.

 

Maurizio Morabito

(da Notizie radicali, 17 ottobre 2007)


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