Piero Cappelli: Classe dirigente nazionale e locale
16 Aprile 2008
 

(La meritocrazia non esiste nelle scalate ai vertici sociali). Molti si domandano perché tanti casi di cattiva funzionalità dei servizi pubblici ed anche tanti scandali più o meno giganteschi che investono questo nostro Paese. E poi veniamo a vedere che ‘dietro’ a questi ci sono affari privati personali, o di clan o anche di lobby. Ma lo scavare ‘dentro’ a questi cunicoli sotterranei non permette quasi mai di ‘derattizzare’ completamente la ‘tana’, lasciando sempre come qualcosa o qualcuno che rimane come ‘seme’ della cricca o familiare o del gruppo fraudolento. Sì, perché di questo si tratta. Di qualcosa di ‘fraudolento’ di portar via ciò che non mi compete. E tutto questo per dire che in questi ultimi anni – dopo le BR e dopo la P2 – si sono scoperte congreghe di varia natura fraudolenta tale da farci risalire ad una ‘genitorialità’ sociale a monte che li accomuna, ma che in realtà non ne fa direttamente parte, semmai è proprio nell’apriori, cioè nel manico – come si può dire volgarmente – che c’è il difetto. Parlo di come questa nostra Italia ha costruito e costruisce la classe dirigente a livello nazionale e locale, pubblico e privato. Come permette l’afflusso alla selezione e come seleziona i ‘candidati’ alla direzione di questa nostra Nazione, di queste nostre città. Noi stiamo parlando non solo del contesto verticistico, ma anche della base. Prendiamo alcuni ambiti più sintomatici del mondo in generale e in particolare. Scuola: come si può ‘gareggiare’ per raggiunge l’obiettivo di docente universitario titolare di cattedra. Politica: come si può emergere in un partito fino a diventare segretario cittadino, provinciale, regionale e nazionale. Banche: come si fa a raggiungere certi livelli di direttore generale, amministratore delegato, oppure come si può – oggi come oggi – essere assunti in una banca. Informazione: come si fa ad ‘entrare’ in un giornale e come si può essere assunti e poi scalare fino a caporedattore fino a direttore. Economia: come si fa a far carriera in campo industriale, che ne so, avere incarichi di settore nell’industria, nel commercio, nell’artigianato. Chi seleziona chi? 

 

Vediamo più da vicino. E scopriamo che la priorità è molto demandata alla buona volontà di chi deve decidere. E se il tal professore agevola la bella studentessa indipendentemente dalla ‘testa’ o il giovane ben raccomandato o ben affamiliato, chi denuncia, chi fa qualcosa? (vedi il ‘troiaio’ delle selezioni ad alcune facoltà di medicina…) Quasi nessuno. Chi pretende di avere uno spazio nel partito solo perché è una persona intelligente? Forse molti, ma non sono accolti. Spesso chiamano solo dei ‘fidi’ guerrieri al proprio fianco che vengono ripagati con l’incarico elettivo e quindi la scalata è iniziata. Banca mia, bella banca… avvicendamenti ai vertici ce ne sono stati e tutti sono frutti di ‘scalate’ di ordine politico-economico con un orientamento politico dove poter trovare stampelle nel percorso… e poi oggi da quale porta si ‘entra’ in banca? Siamo sempre lì: conoscenze dirette con personaggi del vertice creditizio o politico che flirta con la banca e può proporre candidature sia come ‘allievo’ sia come manager. Perché, invece, coloro che sono parte del mondo industriale come fanno ad emergere nell’assemblea della camera di commercio locale, nella confindustria, se non fa parte di una cordata pilotata da un capo-cordata che è potente per prestigio aziendale, per collegamenti politici, per appartenenza ad una lobby o associazione più o meno occulta… come del resto vale per coloro che operano in campo sanitario sia che si parli delle asl o degli ospedali: direttori generali non arrivano lì perché hanno gli ‘occhi belli’ o perché sono bravi e basta. Ma anche perché sono ‘raccomandati’ da qualcuno che per quel l’assessore ‘conta’ e ‘conta’ bene: il partito di riferimento, uno scambio di piaceri, una relazione personale d’interessi reali. Ma quando avete mai visto fare un concorso serio di selezione dove la voce più importante e forte è il merito e dove anche il metodo garantisce l’imparzialità? Quasi da nessuna parte. E allora se le cose stanno più o meno così nei luoghi in cui si rigenera la classe dirigente del Paese e questi sono i metodi senza dei veri e grandi meriti si capisce bene come sia difficile costruire una società all’insegna della correttezza sociale. Poi ci si meraviglia dei vari scandali finanziari, dei vari inciuci politico-economici, delle varie connivenze d’interessi che vengono scoperti oramai quando i vari amici di merende hanno già ben bene spolpato la coscia del pollo e hanno sistemato altrove le ricchezze defraudate all’ignaro (o complice…!?) Stato o simili almeno nella sostanza fisica… ecco perché numerosi nostri concittadini decidono di andare oltre confine per avere una competizione prettamente professionale e lasciare il Bel Paese ai suoi intrallazzi a vari livelli e di varia competenza, mentre in almeno quattro regioni del nostro sud dominano le mafie, le camorre, le a ndrangheta, le sacre corone e così via. Senza parlare delle infiltrazioni nazionali ed internazionali perché i topi vanno dove c’è il formaggio…

 

Non vorremmo essere pessimisti, ma lo specchio quotidiano di questa nostra società italiana è sempre a portata di mano. Tempo fa arrestarono un editore, che è un palazzinaro – come dicono a Roma – per un buco di circa 300 miliardi di vecchie lire. E se ne sono accorti ora dopo avergli fatto fare il ‘buco’ nel formaggio e esserselo portato via e chissà dove… Noi crediamo che solo con il passare delle generazioni – almeno si spera – si potrà avere un nuovo Paese ed anche grazie, forse, con lo sviluppo di un’Europa che non sia solo l’Europa dell’Euro.

 

Piero Cappelli


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