Diario di bordo
Canone RAI. L'inutile sirena di parte non cessa mai di dilaniare la nostra tranquillità di contribuenti obbligati
11 Settembre 2007
 

Il cosiddetto canone Rai è una merce di scambio politico, di alto livello perché succolenta –pur se putrida... de gustibus..., da tirar fuori nelle occasioni in cui la minaccia dell'evasione fiscale sembra che dia più tono e credibilità al proprio agire. Perché di questo si tratta.

Il minacciatore di turno è l'on. Maurizio Gasparri, non nuovo a queste esternazioni (tranne la pausa in cui era ministro delle Comunicazioni): non gli garba la nomina di Fabiano Fabiani nel consiglio d'amministrazione della Rai e, dopo le evidenti accuse di metodi spartitori rivolte all'attuale maggioranza di Governo, non ha trovato di meglio che minacciare di non pagare il canone. E tutti zitti.

Quando a minacciare di non pagare le tasse è il leader della Leganord (anche se su un argomento diverso, ma pur sempre di tassa si tratta), ci sono state diverse prese di posizione, anche all'interno del centro-destra, per prendere le distanze da Umberto Bossi.

In questo caso, invece, tutti zitti, come se fosse una routine che, ogni tanto, l'insoddisfatto di turno dell'assetto politico della Rai, esternasse con questa minaccia... tanto poi nessuno lo fa... insomma la minaccia di non pagare il canone/tassa non è da prendere sul serio. E tutti i torti non possiamo darli.

Sono due le forze politiche in Parlamento che hanno nel loro programma l'abolizione di questa tassa, oltre alla Leganord anche la Rosa nel Pugno. Grazie all'on. Donatella Poretti, esponente della Rnp, abbiamo presentato un'interrogazione parlamentare perché sia fatta luce sul pagamento del canone tassa: i vari uffici regionali si sono sbizzarriti nell'indicazione del possesso di che cosa faccia scattare questo obbligo (pare debba essere pagato anche per il mero possesso di un citofono...); dallo scorso aprile siamo ancora in attesa di una risposta. Sulle iniziative della Leganord, a parte qualcosa di estemporaneo in occasioni simili a quella che ha agitato il pensiero dell'on. Gasparri, non ci risulta ci sia qualcosa di sistematico.

Noi continuiamo a raccogliere le firme sulla nostra petizione abolizionista e a svolgere una sorta di servizio pubblico di informazione nei confronti di tutti coloro che ci scrivono per chiederci come e perché pagare questa tassa. La sortita dell'on.Gasparri, quindi, oltre a turbare la nostra tranquillità attendista ché i nostri servizi di informazione e di lobby abbiano un qualche risultato, non ha altro effetto se non quello di confermarci la pochezza di obiettivi, analisi e azione di chi si cimenta in tali sortite.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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