Oblò cubano
Cuba non farà più combattere i pugili disertori 
Fidel Castro commenta con durezza i fatti brasiliani. Probabile un isolamento sportivo di Cuba
Il pugile Guillermo Rigondeaux con suo figlio, al rientro all’Avana (Reuters)
Il pugile Guillermo Rigondeaux con suo figlio, al rientro all’Avana (Reuters) 
10 Agosto 2007
 

La fuga fallita dei due migliori pugili cubani del momento, Guillermo Rigondeaux ed Erislandy Lara, potrebbe portare Cuba a una decisione di isolamento totale nel campo dello sport.

Fidel Castro è convalescente, nessuno lo vede da tempo, però scrive, manda comunicati via radio e fa leggere messaggi televisivi. L’ultima riflessione di Castro compare sul Granma del 7 agosto ed è una critica dura sul comportamento dei due pugili che «non torneranno mai più a rappresentare Cuba nelle competizioni che si svolgono all’estero». Castro ha anticipato che è in dubbio la partecipazione di Cuba al Campionato Mondiale di pugilato. «Immaginatevi gli squali della mafia a caccia di carne fresca… noi non siamo ansiosi di somministrarla a domicilio», ha scritto Fidel nel suo ultimo pezzo. Non è ancora stata presa una decisione definitiva, le autorità sportive analizzeranno tutte le possibili varianti, incluso quella di cambiare la lista dei pugili, ma pare probabile che nessuna delegazione cubana parteciperà ai prossimi eventi internazionali.

Le parole di Fidel Castro dipingono un futuro incerto per Ringondeaux e Lara, i due pugili scomparsi e in seguito ritrovati dalla polizia brasiliana che ha provveduto al rapido rimpatrio. Dopo il suo arrivo a Cuba, Rigondeaux (26 anni, due volte campione mondiale e olimpico) e Lara (24 anni, campione mondiale della categoria welter), sono stati condotti in una casa di visita nella quale sono rimasti fino a ieri, quando sono stati autorizzati a rientrare ai loro domicili. Rigondeaux, in un’intervista rilasciata nel suo appartamento di Altahabana, ha assicurato che non era sua intenzione fuggire, ma che si è soltanto comportato in maniera indisciplinata. Secondo la sua versione, ricca di punti oscuri, i due pugili erano sovrappeso e quindi hanno deciso di abbandonare la Villa Panamericana. Rigondeaux e Lara sono rimasti alcuni giorni insieme a un gruppo di impresari cubani e tedeschi in una spiaggia brasiliana e alla fine hanno optato per tornare a Cuba.

«Non abbiamo mai avuto intenzione di scappare», ha ribadito Rigondeaux, pur riconoscendo di aver lasciato la Villa senza autorizzazione. «Abbiamo commesso una scorrettezza e siamo disposti a prenderci le nostre responsabilità», ha ammesso il giovane pugile cubano. «Adesso siamo in attesa dei provvedimenti disciplinari», ha aggiunto Rigondeaux, che attende «ordini superiori» per sapere se tornerà a combattere sul ring a Cuba.

In questo momento, Rigondeaux continua a vivere con un salario di 650 pesos cubani mensili (pari a circa 25 euro), conserva il diritto di abitazione nell’appartamento di proprietà dell’Istituto Nazionale dello Sport e della Ricreazione Fisica e le autorità gli hanno restituito la sua auto. Fidel Castro non si è accanito più di tanto con i due pugili che si sono dichiarati pentiti e hanno cercato di minimizzare l’accaduto. A Cuba con 650 pesos non si va avanti neppure tre giorni, anche se la maggior parte dei cubani guadagna cifre molto inferiori. Nessuno riscuote stipendi che superano l’equivalente di 35 euro mensili, ma un campione mondiale di pugilato ha ben altri vantaggi rispetto all’uomo della strada. Rigondeaux e Lara hanno perso quei vantaggi e adesso per il governo cubano valgono quanto un contadino di Guantanamo. Il futuro dei due pugili è molto grigio.

 

Gordiano Lupi


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